da gms » 11 apr 2012, 7:59
no non lo è. in questi casi non c'è un qualcosa di giusto o di sbagliato da dire. visto che siamo in tema, provo a dire la mia, anche se ho sempre tenuto separato il mio lavoro dalla vita privata. mi occupo da 20 anni di ricerca in sicurezza stradale e più "ricerco" e più mi rendo conto di quanto sia complesso questo mondo, per questo tendo ad evitare di parlarne. ma in questo caso provo a fare una riflessione più un commento, diciamo così, "tecnico". ciò che tu dici è vero, le caratteristiche tecniche della moto, così come le diverse abilità ed esperienza di guida (due concetti molto diversi tra loro e spesso confusi: le abilità implicano la capacità di controllo del mezzo, aumentabili anche ad esempio su pista, doti naturali etc. l'esperienza, che per definizione non può essere insegnata, è una serie di incidenti, quasi incidenti che aiutano a prevedere il pericolo, ad esempio una macchina che si ferma allo stop, non è detto che non riparta, magari sta guardando dall'altra parte enon ci ha visto, un motociclista esperto rallenta comunque, fin che non vede che l'automobilista ci abbia visto) possono fare la differenza in diverse situazioni. ci sono dei "Ma": innanzitutto non bisogna mai dimenticare che a prescindere da esperienza, dotazione tecnica, del mezzo o indumenti, dispositivi di sicurezza attiva e passiva (per definizione sulla moto son quasi irrisori) la stessa persona, sullo stesso tragitto, nello stesso orario, con le medesime esperienze, caratteristiche personali, abilità etc. ha una probabilità di circa 16 volte superiore di avere un incidente mortale rispetto a se facesse quel tragitto con un'autovettura. il modo per calcolare il rischio relativo per scelta modale di trasporto (questo è il titolo dell'argomento) sono diversi. uno dei più diffusi è numero di km percorsi su numero di morti spiegati sul totale. se consideriamo che tra auto e moto queste ultime coprono il 2% dei km totali percorsi in un anno, ma spiegano circa un terzo di tutte le morti per incidenti stradali, non ci vuole un mago in matematica per calcolare il rischio relativo.
altro aspetto, un po' più psicologico e non vorrei banalizzarlo. tutti noi abbiamo, in qualità di uomini, dei meccanismi di difesa, di varia natura. questi meccanismi sono funzionali alla nostra vita e nostra crescita. servono in pratica a tenere sotto controllo i livelli di ansia, di paura etc. tra questi uno si chiama "proiezione" e funziona più o meno così. se veniamo esposti ad uno stimolo forte, shoccante, dallo spot televisivo fino ad un'esperienza traumatica come la morte di un amico, intenzionalmente, consciamente pensiamo "è capitato a lui, può capitare anchea me". beh, questo meccanismo, che lavora ovviamente sotto la soglia di consapevolezza, per tenerci sotto controllo l'ansia, in pratica ci dice "no, tranquillo, è capitato a lui, non può capitare a te... tu avresti avuto i riflessi più pronti, avresti avuto l'abs, più esperienza, avresti fatto altre scelte..."
un po' arraffazzonata come spiegazione, ma in sintesi significa, se ci pensiamo bene, che ad ogni evento spiacevole capitato ad altri (l'esperienza altrui non vale) cerchiamo in tutti i modi di vedere come e perchè a noi non sarebbe successo. in conclusione non dico che non sia possibile che con un altro mezzo, con altro equipaggiamento e vestiario non sarebbe andata diversamente, però il bilancio tra fattori che diminuiscono il rischio e fattori che nonstante queste precauzioni rendono inevitabile la tragedia è davvero sottile. una macchina che ti si para davanti, con una intersecazione a 90 gradi, mentre sei in piena statale non so quante chances possa lasciare...
bon, ora vado a vedere se hanno fissato la data del funerale di lei e spero in buone notizie per lui. spero che le figlie abbiano un padre che torni a casa presto.