Io invece ne conosco ben più d'uno. Persone che hanno perso il lavoro e che a una certa età e con molti vincoli familiari non ne trovano un altro in città.
Comunque anche tra chi lavora c'è da chiedersi quanti hanno un regolare contratto di lavoro. Chi lavora in nero guadagna ma non versa contributi e tasse e finisce nella statistica dei disoccupati. Tuttavia pur essendo occupato non contribuisce a tenere in piedi il sistema pensionistico.
Il discorso del "troppa fatica, signorini?" magari non lo porterei proprio così ma sicuramente c'è del vero. In generale non abbiamo grande voglia di fare lavori considerati umili e fisicamente faticosi. Sui perché potremmo scrivere un libro ma giusto per accennare qualche causa:
- non abbiamo più la fame del dopoguerra né l'energia degli anni della ricostruzione,
- non siamo più abituati ai grandi sacrifici economici (in quanti rinunciano all'automobile, per esempio?),
- diciamo a tutti di doversi laureare per avere un futuro migliore ma così creiamo aspettative di lavoro e di stipendio che non sono nella realtà italiana (quindi al bando i lavori non da laureati),
- non si accetta più di essere in una classe sociale più bassa degli altri (da qui acquisti di beni inutili che non ci si potrebbe permettere ma che salvano l'immagine),
- possibilità (residuale) di essere mantenuti dalle pensioni di nonni e genitori o dallo Stato (quindi si accettano solo lavori ben retribuiti e che piacciono).
Infine, già qualche anno fa a me arrivò la "busta arancione" che non era di KTM ma dell'INPS, purtroppo, che mi rendeva noto che data la mia età, contributi e aspettativa di vita avrei maturato la pensione massima a 70 anni. Poi c'è stato il Covid ma ora l'aspettativa di vita torna a salire e quindi facilmente andrò in pensione col massimo anche più tardi.