Sara’ lungo, immagino. Spero non noioso in quanto parla di cose che possono accadere normalmente a tutti ma che hanno destato qualche riflessione extra - come spesso mi succede-.
Cominciamo.
Ho partecipato ad una fiera a Milano. Durata ben 9 gironi. Arrivo presto per evitare la ressa ed in effetti non c’e’ nessuno! In macchina al gate, mostro il badge ad una signora carina che mi sorride e mi da il buongiorno. Lei scannerizza con un bip e le porte si aprono.
Giorno dopo lo stesso. Stessa signora, stesso sorriso, stessi auguri di buona fiera che non mi sembrano nemmeno ipocriti.
Giorno dopo c’e’ una macchina nella postazione della signora, mentre in quella accanto non c’e’ nessuno. Mi metto dietro la macchina e attendo, contento di rivedere e salutare la signora. Che ripete i modi carini e gentili.
Il tutto mi mette di buon umore e mi vien voglia di essere gentile con lei ma anche con gli altri. Piccole cose in un mondo difficile e falso che brillano come pepite d’oro in una scura caverna. Bastano a gettare luce sulla via? No, ma aiutano.
Sesto giorno, tutto si ripete. Ormai ci conosciamo bene e ripetiamo il rito - entrambi - con piacere. Oggi c’erano due macchine davanti e nessuna dall’altra fila. Non mi interessa attendo quasi contento pregustando l’incontro!
Settimo giorno. Accade l’imprevisto che causera’ poi questo scritto. Mi dimentico a casa il badge! La signora non puo’ scannerizzare, nessun bip, nessuna porta che si apre.
E’ contraddetta. Le spiego gentilmente che ho cambiato il vestito e il badge e’ a casa e che mi potrebbe anche far entrare visto che mi conosce e mi vede tutti i giorni e il badge e’ valido tutta la fiera.
Rimane perplessa, avverto una tensione, un controsenso, una disputa interna.
Di colpo l’avverto anche io e con questa si scatenano una serie di pensieri, veloci come ratti in un vicolo, che mi attraversano il cervello al pari di saette guizzanti.
Analizzo la situazione : Il suo compito e’ di scannerizzare i badge e aprire a quelli che lo portano. Niente di piu’. Questo compito e’ la sua regola di ingaggio ed e’ determinata dal sistema centrale come un algoritmo semplice : Uomo+badge=Passa. Uomo senza bagde= Non passa. Sembra un filtro polaroid sulla cui superficie si imbatte un fascio di luce a 90 o a 0 gradi. Passa\non passa. Semplice, rapido , efficace, algoritmico.
Ma chi utilizza lo scanner e’ un essere umano, non un robot. Un essere umano che, a differenza della macchina, non usa l’AI ma il suo cervello con il suo insondabile modus operandi che aggiunge alla modalita’ algoritmica una seconda modalita’ che chiamero’ teleonomica, da telos : scopo, fine.
Negli atti che compiamo noi esseri umani tendiamo a cercare e a trovare un fine, uno scopo, una direzione, un senso. Questo e’ insito nella nostra natura. Ci e’ estraneo compiere azioni senza capire dove queste portano e ci e’ naturale (in condizioni normali e non patologiche) assumere e ricoprire il potere sociale che queste determinano. La societa’ industriale e post industriale invece ci ha spinto e ci spinge ad una separazione totale e ci costringe a comportamenti , ad azioni, a stili di vita, dei quali ci sfugge il senso e il cui potere e’ confiscato all’origine (ben piu’ del plusvalore!). Tanto più il lavoratore compie azioni per lui insensate, come un mulo che tira in tondo la ruota del mulino, tanto piu’ e’ considerato efficiente. Mi fermo qua su questo.
La signora quindi percepisce pienamente il fine delle sue azioni e della sua regola di ingaggio che e’ quello di far entrare solo gli autorizzati. Ma e’ adesso in un impasse, in un cul de sac, bloccata da una contraddizione non bene sanabile.
Seguendo la regola algoritmica, non devo passare. Seguendo la sua sensibilita’ teleonomica posso passare. Ed il bello e’ che lei sente che entrambe le azioni sono giuste, corrette - direi matematicamente consistenti - pur portando ad esiti diversi, anzi opposti. Come possono due azioni opposte essere entrambe e contemporaneamente corrette? Come possono essere corretti sia una frase che la sua negazione?
Inoltre sente che la sua scelta come essere umano di farmi entrare non si contrapporrebbe a livello teleonomico - superiore- a quella algoritmica imposta dal sistema, che pur mi sbarra la porta.
C’e’ qua uno sfaldamento e una biforcazione nei due modi di ragionare : quello formale espresso nella formula “Uomo+badge=Passa, Uomo senza bagde= Non passa”, che non guarda la finalita’ e quella umana che vede oltre, giudica, analizza, decide altrimenti.
Chiamerò questa intelligenza umana EI= Intelligenza emotiva. Questa non si basa su algoritmi ma su un comportamento emotivo che coglie il senso nascosto delle cose (che sfugge all’AI), ne interpreta i significati ed agisce di conseguenza. Penso che l’EI, come il senso del bello e dell’armonia che guida i matematici e i fisici nelle loro scoperte incredibili dove nessuna super sofisticata AI li potrebbe portare, sia fondamentalmente emotiva e non algoritmica. Emotiva nel senso profondo: che interpreta in un certo modo una sensazione di piacere che in questo caso proviene dalle profondita’ del ventre e non dei lobi frontali.
Sara’ questa la differenza tra l’AI e il nostro modo di pensare? (Forse una delle tante? Forse la piu importante? Non so.. magari qualcuno più preparato di me ha la risposta).
Alla luce di queste frenetiche riflessioni che durano un battito di ciglia, devo prendere anche io una decisione. La gentile signora e’ bloccata e non sa che strada prendere. Io potrei arrabbiarmi, urlare, oppure andare via sottomesso alle logiche dell’AI, che pero’ non farebbero ne’ il bene mio, nè quello della signora, ma nemmeno quello del sistema.
Allora me ne esco con :
“Perche non proviamo a chiamare qualcuno della stanza dei bottoni e lasciamo a lui decidere?”
Bello, mi piace molto. Intanto il “chiamiamo” da una idea di complicita’ e condivisione.
Il “qualcuno della stanza dei bottoni” mi suona MOLTO meglio del “ Mi passi un suo superiore”. Anzi fa sembrare quello chiuso nella stanza quasi un idiota mentre noi qua in basso, a contatto con la realta’, siamo gli unici veri attori.
E il “lasciamo a lui decidere” toglie definitivamente ogni impaccio, ogni tensione alla signora che sente un probabile problema nel contravvenire la regola di ingaggio del passa-nonpassa. E in questo c’e’ pure implicita la promessa che quale che sia la decisione, mi atterro’ a questa senza discussioni.
Non l’ho pensata la frase, non ne avrei avuto la capacita’ e nemmeno il tempo.
Mi e’ venuta dai lombi, forse dall’EI.
Bene il tutto si risolve mi fanno entrare senza badge e i sorrisi aumentano.
Ho solo un dubbio che riguarda solo me che mi sento moralmente sporco e maleodorante . Se al posto della signora gentile ci fosse stato un barbuto dai modi neutri, avrei avuto tutti questi pensieri raffinati e queste cortesie? Penso di no. Forse in me agisce - sotto sotto - la PI, dove P sta per pig.
Saluti a Tutti.