da Cesar 1 » 2 apr 2025, 5:48
Un bell'articolo di Cosimo Curatola su mowmag.com
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Nel primo giro mette tra sé e il fratello un secondo abbondante. Poi amministra, viaggia intorno ai due e mezzo e poi scivola a metà della esse, al nono giro, per essere salito troppo sul cordolo ancora umido. Perché? Perché stava diventando troppo facile, troppo normale, finisci per distrarti perché la MotoGP non è mai normale, checché se ne dica queste moto non si guidano da sole, anzi. Non ci fai un giro buono neanche da solo se non pensi sempre ed esattamente a quello che stai facendo.
Marc Marquez lo vedi tutto in quello che succede dopo, quando rialza la moto dopo la caduta e fa quattro giri con una pedana sola, ultimo, senza il freno posteriore e con la gamba destra che penzola ai trecento orari. Il primo giro lo fa perché ci crede, esattamente come a Jerez nel 2020: tornare su forte, scrivere l’impresa, fregarli tutti ancora una volta più forte del destino. Si scambia la posizione con Savadori e Vinales prima, Somkiat Chantra poi. Ha gli occhi che lampeggiano. Di quei quattro giri, uno gli sarà servito a capire che era finita e gli altri tre a calmarsi, a mettersi nell’ordine di idee di tornare a casa senza il premio grosso e una striscia di successi massacrante per gli avversari. Eppure nessuno prende una moto col cupolino sfondato, una pedana mozzata e chissà quanti altri problemi per provare a recuperare.
Uno come lui non ne avrebbe bisogno. Eppure Marc Marquez è tutto lì, in quei quattro giri, perché a lui lo sport è dalla 125 che gli ha insegnato a provarci sempre, perché così ci ha vinto le gare e i mondiali e perché tutto è meglio di uno zero. “La vita è così”, ha detto a Sky Sport MotoGP dopo la gara. “Ieri non ero Super Marc e oggi non sono uno st… è stato un disastro, sì. Ma sono contento, il livello era lì. So perché sono caduto”. Mette qualche parolina in spagnolo, la tensione è ancora lì.>>