C'e' chi sogna le avventure e chi invece ne e' protagonista alla grande.
Davide Cacciatore ritiene che il viaggiare in moto sia sinonimo di libertà e, allo stesso tempo, rappresenti una grande opportunità di conoscere per conoscersi, sfruttando i ritmi lenti da slow-biker piuttosto che quelli frenetici del mondo in cui viviamo.
Davide viaggia da sempre in moto, che considera il mezzo più aperto a relazioni e ad incontri, e a bordo della sua Royal Enfield è partito il 23 luglio alla volta dell’India con l’iniziativa Terre dell’Anima, per affrontare su due ruote un suggestivo itinerario dove la vita quotidiana si intreccia in modo indissolubile con l’aspetto religioso e spirituale.
Il motoviaggio lo porterà a percorrere lunghi tratti in solitaria, durante i quali il feeling con la sua moto sarà fondamentale: si tratterà di un percorso alla scoperta di volti, paesaggi e riti legati al passato ma anche di una civiltà che cambia, pur rimanendo orgogliosamente legata alle proprie tradizioni.
Prima di partire ha passato una settimana all' officina di Andrea Fontana della Royal McQueen per una full immersion su come aggiustare la sua motocicletta. Poi da solo e' partito per questo viaggio verso l' India con la sua magica Enfield. L'intero progetto e' autofinanziato.
Sono queste persone che mi fanno pensare a quanto sia bello andare in moto.
Attualmente e' arrivato sino a Nuova Delhi.
Scrive nel suo sito :
Il saluto del motociclista...
E' un antico gesto che pare risalga all'epoca medievale.
La leggenda narra infatti di un cavaliere solitario, da molti giorni in sella al suo destriero, che percorreva in salita un sentiero di montagna in una tranquilla giornata di sole.
In alcuni tratti egli si divertiva a spronare il cavallo per sentire il vento attraverso le fessure della sua armatura, per poi rallentare e godersi i rumori del bosco che stava attraversando. Intanto più in alto e più in là verso l'orizzonte si scorgevano già le torri del castello dove era diretto.
Al cavaliere si illuminarono gli occhi dalla gioia.
Quand'ecco scorgere in lontananza ed in direzione contraria la figura di un altro cavaliere che si avvicinava anch'egli felice. Quando i due si incrociarono, quello proveniente dal castello, sollevando la mano destra, con l'indice ed il medio disposti a "V", esclamò: "Mi spiace amico, arrivi secondo, la principessa l'ho già fatta mia!" e si allontanò al galoppo... Ecco quindi come è giunto fino a noi, cavalieri di oggi, il gesto di salutarsi con le classiche dita a "V", poichè quello che non saluta, automaticamente impersonifica il cavalier cornuto...
"Oggi é ricco chi é padrone del suo tempo. Buona vita.''