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Dakar 2014....le tappe, report e filmati

Commenti e curiosità dalle competizioni.

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Vincenzo
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Dakar 2014....le tappe, report e filmati

Messaggioda Vincenzo » 9 gen 2014, 12:14

Dakar 2014

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Tappa 1 Rosario - San Luis

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Arrivo tappa e classifica generale

1 .. 3.. BARREDA BORT (ESP)... HONDA ... 02:25:31 - -
2.. 2.. COMA (ESP)... KTM ... 02:26:08... 00:00:37 -
3.. 1.. DESPRES (FRA)... YAMAHA... 02:27:11... 00:01:40 -
4.. 22.. DUCLOS (FRA)... SHERCO... 02:27:27... 00:01:56 -
5.. 10.. GONCALVES (PRT) ... HONDA... 02:27:56... 00:02:25 -
6.. 5.. LOPEZ CONTARDO (CHL)... KTM... 02:28:55... 00:03:24 -
7.. 22.. PEDRERO GARCIA (ESP)... SHERCO... 02:29:18... 00:03:47 -
8.. 17.. METGE (FRA) ... YAMAHA... 02:30:04... 00:04:33 -
9.. 18.. SUNDERLAND (GBR)... HONDA... 02:30:04... 00:04:33 -
10.. 21.. BOTTURI (ITA)... SPEEDBRAIN... 02:30:19... 00:04:48 -
31.. 31... CECI (ITA)... SPEEDBRAIN... 02:39:09... 00:13:38
58.. 138.. TOIA (ITA)... KTM ... 02:51:26... 00:25:55
67.. 163.. BRIOSCHI (ITA) ... KTM... 02:53:27... 00:27:56
76 .. 162.. BRIOSCHI (ITA)... KTM ... 02:56:43... 00:31:12
116 ..177.. CATANESE (ITA) ... YAMAHA... 03:11:31... 00:46:00
117.. 88.. DE FILIPPO (ITA)... TM ... 03:11:46... 00:46:15
136.. 94.. NAPOLI (ITA)... BETA ... 03:21:50... 00:56:19
150.. 142.. TALINI (ITA)... KTM... 03:34:11... 01:08:40
152 123.. SABBATUCCI (ITA) ... YAMAHA ... 03:38:34... 01:13:03
162.. 156.. SEMINARA (ITA) ... YAMAHA 03:56:29... 01:30:58
166.. 81.. BELTRAMI (ITA) ... HONDA ... 04:14:17... 01:48:46
170.. 178.. LIBRALESSO (ITA) ... YAMAHA ... 06:04:19... 03:38:48... 01:00:00

San Luis, 5 Gennaio - Sembra quasi incredibile, ci siamo! Siamo dentro la Dakar 2014. Finito lo stillicidio dei giorni d’attesa, interrotta l’ansia quasi astratta costellata di pensieri e illazioni, teorie e storie, adesso è adrenalina pura, fluire di emozioni che hanno riscontro solo nel reale, nella leggenda della corsa più dura del Mondo che vive di nuovo nella 34ma edizione finalmente nel pieno della sua storia.

I protagonisti dei primi 800 km

174 moto, 147 auto, 40 quad e 70 camion sono in pista, e affrontano la prima delle 14 tappe del programma dell’edizione 2014. Oltre ottocento chilometri per incominciare, 180 di questi sono cronometrati in Prova Speciale. Una lunga passerella iniziale per sgranchirsi finalmente le gambe ed entrare nel vivo di un’avventura che ha già succhiato ogni energia disponibile prima ancora del suo avvio effettivo. Prova abbastanza veloce, costantemente tra due ali di folla acclamante, entusiasmo alle stelle. Poca navigazione, qualche rischio, soprattutto legato alla concentrazione gioco forza limitata a causa dell’importanza del momento. L’imperativo è controllare le emozioni. Ma non è facile.
La giornata è lunghissima. Il primo Pilota ha lasciato Rosario alle 04:20, notte fonda, per lanciarsi nel trasferimento di 400 chilometri che porta alla partenza della prima Prova Speciale. Poi, finalmente, il via! E, per finire la lunga giornata inaugurale, altri 230 chilometri ancora in trasferimento, subito un record “minore” di questa Dakar.
Alla Honda di Barreda la prima tappa

Nessuno “scossone” turba la prima giornata di gara. Cyril Despres, partito per primo da Rosario, taglia il traguardo di San Luis in perfetta solitudine, e Marc Coma lo segue a qualche minuto di distanza. Il tempo reale non corrisponde esattamente al primo ordine di classifica ufficiale, è naturale, che vede emergere il Pilota forse maggiormente atteso all’appuntamento preliminare con l’exploit. Joan Barreda, non ostante un’innocua caduta, vince così con la nuova Honda il primo settore crono della Dakar 2014, davanti ai “mostri” imbattibili della storia recente (iniziata nel 2005) della Dakar. Emblematicamente è quello che i “filosofi” vedono come l’inevitabile avvicendamento generazionale al comando della maratona ex africana e dell’intera disciplina. Io starei più tranquillo, invece, perché “emblematicamente” è anche uno dei temi più quotati della stessa storia. Il gatto, tutti e due in questo caso, che lascia giocare il topo. Alle spalle di Barreda, dunque, Coma e Despres. Di seguito, appena a sorpresa, il franco Maliano Alain Duclos, con una Sherco ufficiale, e quindi il Campione del Mondo Paulo Gonçalves e Francisco Lopez, il “Chaleco” mito cileno e sudamericano. Quattro Marche nei primi quattro posti, eccellente prospettiva.
Alessandro Botturi , in sella alla SpeedBrain “Original”, ha corso esattamente come aveva previsto, in una gigantesca nuvola di polvere a causa del numero abbastanza alto di partenza. I venti concorrenti davanti a lui hanno creato la maggiore difficoltà della sua prima giornata, che ha avuto anche un momento di suspense a metà speciale, quando il Gigante di Lumezzane è scivolato. Avvertito il campanello d’allarme Botturi ha preferito abbassare ulteriormente il proprio ritmo ed ha concluso al decimo posto, con un ritardo di nessuna importanza vista la posta in gioco. Anzi, è quel tipo di ritardo, nel rapporto posizione/tempo, che si traduce nella migliore credenziale per la tappa successiva.
Quad e auto

Così è successo nella gara dei Quad, vinta dal cileno Ignacio Casale davanti alla star nazionale numero uno e vincitore delle edizioni 2010 e 2013, l’argentino Marcos Patronelli, e analogamente a quello che è successo nella gara delle moto e dei quad, l’ultima cosa che mi sarei aspettato è di vedere vincere Stephane Peterhansel. Così è stato, Monsieur Dakar ha staccato “solo” il sesto tempo (ma ancora il risultato non è definitivo), a un buon quattro minuti dal primo vincitore dell’edizione 2014, il portoghese Carlos Souza che porta ad un eclatante esordio la Haval H8, dall’argentino Orlando Terranova e dal compagno di Squadra dell’ultimo minuto Nasser Al-Attiyah, certamente più aggressivi, soprattutto nei “tagli” sulle curve, per il delirio degli spettatori a bordo pista. Joan “Nani”, lo spagnolo vincitore in moto nel 2004 e alla ricerca di un nuovo record nazionale, quello del primo iberico a vincere in due categorie, si deve accontentare di guardare il podio dal basso, pur essendo stato tra i più vivaci nella prima parte della Speciale. Buono anche il debutto di un altro monumento del motorismo spagnolo e mondiale, Carlos Sainz, alla guida del nuovo buggy SMG.
Per la natura del terreno e lo sviluppo chilometrico della PS non c’era da aspettarsi niente di clamoroso, che non fosse un colpo di scena oltremodo clamoroso e malaugurato trattandosi delle fasi iniziali della corsa. Ma succede sunito anche questo, e proprio a uno dei nostri. Francesco Beltrami, in corsa con una Honda, si deve fermare attorno al 40mo chilometro del trasferimento. La sua moto “rifiuta”. Poi, finalmente, Beltrami riprende, ma la sua corsa è già complicata. Analogamente, in un altro settore, Robby Gordon vede scorrere inesorabilmente il tempo nel tentativo di lanciare il suo “mostro” Gordini in Speciale, che riesce all’americano solo con quasi mezz’ora di penalità, e poi prosegue ad andatura ridotta per problemi di surriscaldamento.
In prova cade, invece, Olivier Pain, Yamaha, ma il francese maggior candidato al posto di “culero” di Despres, poi assegnato a Michael Metge, si rialza prontamente e riparte. E al traino inizia l’avventura dei fratelli Escalé, in gara solo grazie all’intervento della generosità personale di Nasser-Al Attiyah, Pilota ufficiale Mini, che ha “sovvenzionato” l’avventura dei gemelli spagnoli. All’inizio della PS Gilbert si è fermato con la moto in panne. Ha cercato di risolvere, ma invano, Oriol gli ha lanciato la “cima” e così i due hanno proseguito. Altra gara in salita, altro exploit “cinico” della Dakar.
180 chilometri di speciale, meno di due ore e mezza per vincerla, in auto di cinque minuti più rapidamente che in moto. Una media “umana”, circa 70 KM/h, a dimostrazione del fatto che le difficoltà erano ridotte al minimo e limitate alla pietre disseminate sul terreno e alla polvere. Segno, anche, che i migliori hanno badato più a collaudare il “sistema” che a fare la differenza.

Fonte Moto.it
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Tappa 2 San Luis - San Rafael

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Vincono Sunderland (Honda) e Peterhansel (Mini All4). Barreda e “Monsieur Dakar” i leader
Al britannico la vittoria della seconda tappa e a Barreda la leadership, perfetta giornata Honda. Botturi nei guai. Tra i Quad vittoria e leadership per Marcos Pattronelli. Sousa fermo, Peterhansel vince e passa al comando.
San Rafael, 6 Gennaio - Seconda tappa, altri ottocento chilometri, quasi “equamente” suddivisi tra i quasi 400 di trasferimento e gli oltre 400 di Prova Speciale (360 per i motociclisti, su un totale di poco più di 700). Una prima parte scorrevole, a tratti velocissima su lunghissimi rettilinei sterrati, a tratti più lenta e guidata su terreni non di rado accidentati e “inzuppati” dalle piogge dei giorni scorsi, e un finale sulle dune grigie dell’Arenal di Nihuil, primo “test” significativo di questa Dakar appena al secondo giorno. Le “Dune Grigie” non sono un’insidia inedita, ma non per questo si possono superare “a memoria”. Tutt’altro. È un avvertimento che soprattutto gli apripista, Joan Barreda con la nuova Honda ufficiale e Carlos Sousa con la curiosa, ma efficace Haval, cinese di “ispirazione” BMW, hanno trascritto con il pennarello rosso durante la preparazione del road book. E, ancora, la tappa è lunghissima.

La tappa diventa delicata

Barreda apre con autorità la speciale, con un ritmo elevato. Alle sue spalle le strategie sono diverse. Marc Coma e Francisco Lopez mantengono un’andatura sostenuta, Cyril Desres preferisce rimandare ogni tentativo di aggancio. Alain Duclos è ben presto riassorbito, ma si riprenderà nel finale, e rinvengono l’australiano Ben Grabham e il britannico Sam Sunderland. Alessandro Botturi mantiene la posizione. La tappa diventa delicata, come annunciato, sulle dune di Nihuil. Non “succedono cose che voi umani non potete neanche immaginare”, ma qualche colpo di scena contribuisce a riconfigurare queste primissime battute del Rally, e ad allargare la prospettiva. O a restringerla.

Botturi, tanta, troppa sfortuna! Forza campione!

Alessandro Botturi, partito più a Nord della pista giusta, si ferma con un problema meccanico, probabilmente frizione, riesce a ripartire ma poco più avanti il guasto al motore si fa più importante. È ancora in pista, sappiamo che il Gigante di Lumezzane cercherà con tutti i mezzi di ripartire, ma per ora è un altro sogno che scivola prematuramente via come i granelli di sabbia tra le dita. Marc Coma accusa il passaggio delle dune, non per la sabbia ma per una pietra che s’incastra tra la leva del cambio e il motore, e perde cinque minuti, Cyril Despres cade e batte la testa, forte, e decide di tenersi fuori dalla mischia e di farsi consigliare dal medico personale. Gli “anziani”, insomma, si chiamano per il momento fuori.
Barreda arriva solitario alla metà, anche oggi dopo un piccolo incidente, questa volta la rottura del comando del road book nello scontro con una… mucca, seguito nella polvere da Francisco Lopez, che quindi ottiene un tempo più basso. Ma a vincere la tappa è Sunderland, che offre all’Inghilterra un successo che mancava dal 1998 e che fu ottenuto dallo scomparso John Deacon. “Summersand” non è una sorpresa, basta ricordare che solo per una stupida infrazione, punita in modo intransigente e forse ingiusto, non ha vinto la prova di apertura del Mondiale 2013, disputata negli emirati, dove l’inglese ufficiale Honda risiede. È una giornata decisamente eccellente per la Squadra HRC. Sunderland vince la tappa e sale al terzo posto, Barreda mantiene, e consolida un poco, la leadership. È anche un frangente in cui due tra i grandi favoriti segnano il passo. Forse è un caso, ma Coma e Despres chiudono rispettivamente al nono e decimo posto. Domani si attacca la prima parte della prima tappa marathon, tra San Rafael e San Juan, che si concluderà a Chilecito, e la tappa di oggi dei “Senatori” potrebbe trasformarsi nel segnale di una strategia imminente. O forse, semplicemente, Barreda è diventato il più forte. Insomma, nel risultato di oggi c’è un po’ di tutto, dalla “birra” di Sunderland alla conferma del talento di Barreda, se ce n’era bisogno, da un nuovo modo di intendere la Dakar, di forza giorno per giorno, a quello antologico basato su tattiche a più lunga gittata. In ogni caso c’è una sola parola per definirla: avvincente.
Peterhansel è già all'attacco

Se parliamo di strategie, diametralmente all’opposto appare quella adottata da Stephane Peterhansel, che ha individuato già nella seconda tappa la circostanza adatta per sferrare l’attacco. Momentaneamente fuori gioco Carlos Sousa, il vincitore della prima tappa, e in ritardo Nasser Al-Attiyah, “piantati” in pista con un problemi di motore (turbo) al 33° chilometro, e di forature, molte e sui sassi della pista, il fuoriclasse francese sale in cattedra, vince la tappa e si installa al comando del Rally. Sulla pista non è riuscito a raggiungere Carlos Sainz, che partiva davanti a lui, e i due assi hanno tagliato il traguardo distanziati di meno di un minuto. Il confronto tra i due miti del motorismo, ancor più vicini in classifica generale, e tra la “vecchia”, veloce e affidabile Mini All4 Racing e il nuovo Buggy SMG, è apertissimo e potrebbe essere davvero appassionante.
Terzo posto per il sudafricano Giniel de Villiers, vincitore con la Volkswagen nel 2009 e ora alla guida di una Toyota, e quarto per Joan Roma, con un’altra delle tantissime Mini. Anche lo spagnolo ha rischiato a metà della tappa circa, per un piccolo problema di motore per fortuna poi sparito, ma con un ritardo più evidente. Nuovi problemi, invece, per Robby Gordon e la sua HST Gordini, che hanno perso dal primo giorno la possibilità di vincere la Dakar, ma l’americano non sembra comunque avere la “pazienza” necessaria per gestire due settimane con un obiettivo totale nel mirino. È un Pilota bravo, simpatico e irruente, ma forse un po’ troppo. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che ogni anno, al di là dell’”effetto” che ottiene, Gordon decida collaudare sospensioni e carcassa della sua vettura saltando sul podio di partenza della Dakar. In ogni caso la sua Dakar è diventata nuovamente una corsa alla giornata e da questo punto di vista, per gli appassionati, lo spettacolo è assicurato.


Classifica tappa

1... 18... SUNDERLAND (GBR)... HONDA ... 03:42:10 - -
2... 5... LOPEZ CONTARDO (CHL)... KTM... 03:42:49... 00:00:39 -
3... 3... BARREDA BORT (ESP) ... HONDA ... 03:44:10... 00:02:00 -
4... 8... FARIA (PRT) ... KTM ... 03:46:17... 00:04:07 -
5... 22... DUCLOS (FRA) ... SHERCO ... 03:48:01... 00:05:51 -
6... 32... GRABHAM (AUS) ... KTM ... 03:49:25... 00:07:15 -
7... 9... CASTEU (FRA) .... KTM ... 03:49:37... 00:07:27 -
8... 10... GONCALVES (PRT) ... HONDA ... 03:49:55... 00:07:45 -
9... 2... COMA (ESP) ... KTM ... 03:50:33... 00:08:23 -
10... 1... DESPRES (FRA) ... YAMAHA ... 03:50:53... 00:08:43
52... 31... CECI (ITA) ... SPEEDBRAIN ... 04:51:31... 01:09:21... 00:15:00
76... 162... BRIOSCHI (ITA) ... KTM ... 05:20:07... 01:37:57
80... 163... BRIOSCHI (ITA) ... KTM .... 05:22:35... 01:40:25
97... 177... CATANESE (ITA) ... YAMAHA... 05:58:34... 02:16:24

Classifica generale

1... 3... BARREDA BORT (ESP) ... HONDA ... 06:09:41 - -
2 ... 5 ... LOPEZ CONTARDO (CHL)... KTM ... 06:11:44... 00:02:03 -
3... 18... SUNDERLAND (GBR) ... HONDA ... 06:12:14 ...00:02:33 -
4 ... 22... DUCLOS (FRA) ... SHERCO ... 06:15:28... 00:05:47 -
5 ... 2... COMA (ESP) ... KTM ... 06:16:41... 00:07:00 -
6 ... 8... FARIA (PRT) ... KTM ... 06:16:59... 00:07:18 -
7 ... 10... GONCALVES (PRT) ... HONDA ... 06:17:51... 00:08:10 -
8 ... 1... DESPRES (FRA) ... YAMAHA ... 06:18:04... 00:08:23 -
9 ... 32... GRABHAM (AUS) ... KTM ... 06:19:46 ...00:10:05 -
10 ... 9... CASTEU (FRA) ... KTM ...06:20:40... 00:10:59
43... 31... CECI (ITA) ... SPEEDBRAIN ... 07:30:40... 01:20:59 00:15:00
72... 163... BRIOSCHI (ITA) ... KTM ... 08:16:02... 02:06:21
74... 162... BRIOSCHI (ITA) ... KTM ... 08:16:50... 02:07:09
96... 173... VIGLIO (ITA) ... BETA ... 09:00:45... 02:51:04
98... 177... CATANESE (ITA) ... YAMAHA ... 09:10:05... 03:00:24


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Tappa 3 San Rafael - San Juan

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Ancora Barreda (Honda), e vittoria di Roma (Mini All4). In ritardo i “senatori”.
L’Ufficiale Honda vince la seconda Speciale sulle tre disputate, e prende il volo nella generale. Giornata sfortunata per Peterhansel (forature, fuoripista), e leadership che passa a Roma, Incidenti a Faria e Verhoeven.
San Juan, 7 Gennaio. Al via la prima frazione della prima tappa Marathon della Dakar 2014. Per la prima volta, quest’anno, i Piloti raggiungono il bivacco e non vi troveranno ad aspettarli i rispettivi assistenti. Niente pezzi di ricambio, né meccanici. Dovranno fare tutto da soli, dandosi eventualmente una mano tra loro.

Un tuffo nel passato

È nella formula del Rally, ed è anche un riferimento alle origini, un’evocazione, oggi rigidamente regolamentata, di quello che accadeva quotidianamente, in corsa come al bivacco, nel rispetto di un codice non scritto che ha reso leggendaria la solidarietà alla Dakar. Oggi che ogni fase dell’avventura è “tirata” nei tempi e nelle tolleranze, è anche una difficoltà in più, una circostanza delicata nella quale possono accadere fatti importanti che si ripercuotono nello sviluppo della corsa.

E oggi piove sul bagnato, poiché la corsa, già manifestatasi nella sua forma più cruda con le due difficili tappe inaugurali, incontra il suo primo imprevisto meteo. La fatica si fa sentire, e la navigazione compare a selezionare i meno attenti. La terza Speciale viene accorciata, per evitare la prima parte disastrata dalle piogge torrenziali dei giorni in cui a Rosario si svolgevano anche le ultime fasi preliminari della 34ma edizione. I motociclisti partono al KM130 del percorso originale, con orari di tabella di marcia di conseguenza modificati, mentre le auto e i camion, che inizialmente avrebbero dovuto rinunciare agli ultimi 25 chilometri, coprono invece l’intero percorso originale. Tutti, auto e moto, all’attacco delle Ande, con un passaggio a quota 4.300m s.l.m., e sul traguardo senza grandi intervalli tra le categorie, come in una diretta globale.
Protagonisti e colpi di scena

Così, Joan Barreda ottiene il secondo successo personale su tre tappe, e un quarto d’ora più tardi Joan “Nani” Roma vince la Speciale delle auto. Il successo spagnolo è tra i più completi, non fosse che tra gli sconfitti ci sono alcuni tra i loro connazionali più in vista. Lo spettacolo, per la folla di spettatori che si concentrano quotidianamente sull’Evento sudamericano del momento, è di altissimo livello. Ma è ancor di più avvincente è seguire la sequenza rocambolesca di piccoli, ma importanti colpi di scena, che hanno stravolto, limitatamente a questa fase iniziale, più di una classifica.

La gara delle moto è senza dubbio quella che segue un filo più logico, ed è anche la più entusiasmante. Barreda sembra aver rotto definitivamente gli indugi e, assecondato dalla straordinaria efficienza della nuova moto che Honda ha sviluppato senza badare a spese, si dice infatti che il progetto HRC Dakar abbia un budget stellare, sta scavando tra sé e gli avversari un solco che diventa più profondo ogni giorno che passa.

Tutti contro la Honda
Oggi Barreda ha senza dubbio tratto il massimo profitto dalla velocità iniziale del compagno di Squadra Sinderland, che avendo vinto la tappa precedente era il primo a partire. Ma quando “Sundersam” ha iniziato a pagare il prezzo della scarsa esperienza di navigazione, lasciando sulla pista i semi del ritardo globale che avrebbe accumulato all’arrivo, il nuovo fuoriclasse spagnolo, “coltivato” da Wolfgang Fischer, ha davvero dato il meglio di sé.
Ha preso in mano la situazione e, senza sbagliare una nota, ha imposto un ritmo elevatissimo, fatale per gli avversari. Niente da dire di più: Joan Barreda e la sua Honda volano! Il valore della giornata di Barreda è evidente nell’ironia della classifica di giornata, che vede Marc Coma e Cyril Despres ordinatamente alle sue spalle, ma con un ritardo che solo oggi ammonta a cinque e sei minuti, secondo più, secondo meno, e ancor di più nella generale provvisoria, che porta il disavanzo non lontano dal quarto d’ora. Vent’anni fa quindici minuti o un’ora erano nulla, ma oggi non è così. Tuttavia, questo è il tipo di dimostrazione che, la Dakar come nessun’altra gara lo insegna, si deve offrire solo di tanto in tanto, senza esagerare. Adesso è ora che Barreda, se vuole capitalizzare il talento e il fieno messo in cascina nelle prime tre tappe di questa edizione turbolenta della Dakar, decida di darsi una regolata. È l’ora, diremmo, della saggezza.
Un terreno difficile

Giornata caratterizzata dalla durezza del terreno, dagli errori di navigazione, insolitamente numerosi, dalle forature e, malauguratamente, anche dalle cadute. Sorpresa nella gara dei Quad, con la probabile uscita di scena di Marcos Patronelli, Campione in carica e vincitore anche dell’edizione 2010. L’argentino è caduto con il suo pesante veicolo lungo una scarpata, favorendo la vittoria del polacco Rafal Sonik, che passa in testa. Tra gli incidenti, la maggior parte senza conseguenze, due importanti. Quelli di Frans Verhoeven e Ruben Faria, che sono costretti al ritiro. L’olandese per la frattura di un braccio, mentre il portoghese, secondo al termine dell’edizione 2013 alle spalle di Despres, è stato trasferito all’ospedale di San Juan per accertare l’entità delle forti contusioni alla testa e alla colonna vertebrale.

Colpo di scena nelle auto

Completamente, e clamorosamente, stravolta la classifica delle auto. La terza tappa è stata emblematicamente fatale per più di un Asso della Dakar. Anzi, è il caso di dire che, anche in questo caso, la San Rafael-San Juan è “moderatamente” storica. Ancora una volta, ma questa volta al contrario, Stephane Peterhansel è stato protagonista. Con ben sei forature e con una piccola digressione dalla rotta del road book abbastanza insolita per il fuoriclasse francese.

È stata, infatti, l’eccitazione del duello a distanza ravvicinata tra “Peter” e Carlos Sainz a portare entrambi gli esperti conduttori a commettere degli errori, relegandoli ad una parte da comprimari nella tappa vinta da Joan “Nani” Roma, la prima per lo spagnolo nell’edizione di quest’anno. Anche Roma, del resto, è in pieno duello con il connazionale Sainz, poiché sentendosi “maturo” anche per una vittoria in auto, dopo quella ottenuta in moto nel 2004, è chiaro che l’obiettivo di “Nani” deve incrociare quello del “Matador” ex Campione del Mondo Rally WRC.

Intanto il “giovane” ha la meglio, vince la tappa davanti al polacco Holowczyc, stessa macchina, e al sudafricano Poulter, Toyota, e si porta in testa alla Dakar, seguito dal sorprendente argentino Orly Terranova, anch’esso con una Mini, e da Nasser Al-Attiyah che, in ritardo con il Buggy SMG nella prima parte della Speciale, si è “salvato” chiudendo al settimo posto, giusto alle spalle di Robby Gordon che ha avuto finalmente una giornata soddisfacente e priva di contrattempi. Stephane Peterhansel è adesso quinto, con l'anomalo ritardo di oltre venti minuti dalla testa della corsa.
E ora fuori i ferri. Il tagliando lo fanno i Piloti.


Classifica tappa

1... 3... BARREDA BORT (ESP)... HONDA ... 03:47:03 - -
2 ... 1... DESPRES (FRA) ... YAMAHA ... 03:51:44 ...00:04:41 -
3 ... 2... COMA (ESP) ... KTM ... 03:53:59... 00:06:56 -
4 ... 22... DUCLOS (FRA) ... SHERCO ... 03:57:54... 00:10:51 -
5... 9... CASTEU (FRA) ... KTM ... 03:58:20 ...00:11:17 -
6... 5... LOPEZ CONTARDO (CHL) ... KTM ... 04:03:39 ...00:16:36 -
7... 24... FARRES GUELL (ESP) ... GAS - GAS ... 04:03:53... 00:16:50 -
8 ... 19... SVITKO (SVK) ... KTM ... 04:06:09 ...00:19:06 -
9 ... 15... PRZYGONSKI (POL) ... KTM ... 04:07:15 ...00:20:12 -
10... 6... PAIN (FRA) ... YAMAHA ... 04:07:37 ...00:20:34
42 ... 31... CECI (ITA) ... SPEEDBRAIN ... 05:22:06 ...01:35:03
85... 177... CATANESE (ITA) ... YAMAHA ... 06:54:02... 03:06:59
116... 173... VIGLIO (ITA) ... BETA ... 11:31:20 ...07:44:17... 01:00:00


Classifica generale

1... 3... BARREDA BORT (ESP)... HONDA ... 09:56:44 - -
2 ... 1... DESPRES (FRA) ... YAMAHA ... 10:09:48... 00:13:04 -
3 ... 2... COMA (ESP) ... KTM ... 10:10:40... 00:13:56 -
4 ... 22 ... DUCLOS (FRA) ... SHERCO ... 10:13:22... 00:16:38 -
5 ... 5... LOPEZ CONTARDO (CHL) ... KTM ... 10:15:23... 00:18:39 -
6 ... 9... CASTEU (FRA) ... KTM ... 10:19:00 ...00:22:16 -
7 ... 4... VILADOMS (ESP) ... KTM ... 10:31:17 ...00:34:33 -
8 ... 6 ...PAIN (FRA) ... YAMAHA ... 10:33:17... 00:36:33 -
9 ... 15... PRZYGONSKI (POL) ... KTM ... 10:34:38 ...00:37:54 -
10 ... 19 ... SVITKO (SVK) ... KTM ... 10:36:53... 00:40:09
41 ... 31 ... CECI (ITA) ... SPEEDBRAIN ... 12:52:46 ...02:56:02... 00:15:00
83 ...177 ... CATANESE (ITA) ... YAMAHA ... 16:04:07... 06:07:23
111... 173... VIGLIO (ITA) ... BETA ... 20:32:05 ...10:35:21... 01:00:00

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Tappa 4 San Juan - Chilecito

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Successo di Pedrero (Sherco) e Sainz (SMG). Trema la leadership di Barreda
Pedrero vince davanti a Lopez e Coma, che giungono nell’ordine e avvicinano Barreda nella generale. Despres fermo per oltre 40 minuti. Joan Roma consegna, ma solo nel finale, tappa e leadership a Carlos Sainz.
Chilecito, 8 Gennaio. Frazione conclusiva della prima tappa Marathon della Dakar 2014. Da San Juan a Chilecito, su tracciati diversi per auto e moto. Le auto affrontano una Speciale molto lunga, 650 ma con un tratto di 111 chilometri neutralizzati. Per i motociclisti sono 350 chilometri, con una prima parte molto “navigata”, di nuovo punte di altitudine notevoli e… le gomme usurate dalla semi-marathon del giorno precedente.

Moto: colpi di scena fino alla fine

È bello essere ufficiali, anche per questo. Basta imporre ai “culeri”, ai portatori d’acqua, di procedere più lentamente e con la massima cautela, e fare lo “switch” degli pneumatici al bivacco. Così fanno Despres e Coma, per esempio, e questo spiega anche la non brillanrissima prestazione dei rispettivi “mochileri”, 16° Michael Metge e 11° Jordi Viladoms, al termine della frazione conclusa a San Juan. Per Barreda, invece, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Gonçalves e Sunderland, persi sulle Ande il giorno precedente, non hanno più alcuna velleità di classifica, e sono a disposizione del leader, però hanno fatto molta strada in più e le loro gomme non sono propriamente immacolate. Tutto da solo fa, invece, Francisco “Chaleco”Lopez, l’asso cileno che, si direbbe, ha amministrato la terza tappa per risparmiare al massimo pneumatici e meccanica, così da poter lanciare un attacco entusiasmante in condizioni ottimali nella quarta.
Durante la terza tappa una rocambolesca serie d’imprevisti ha stravolto la gara delle auto, e nella quarta è la gara delle moto che cambia volto a causa dei colpi di scena, costantemente dietro l’angolo. Si inizia con un tratto di navigazione difficile, ed è Barreda il predestinato a soffrirne. Il giovane spagnolo si fa ben presto raggiungere dall’”anziano”, Marc Coma, che si incarica di aprire la pista per tutta per Speciale trascinando Francisco Lopez e Cyril Despres che lo seguono a distanza ravvicinata. Dalle retrovie, invece, con un ordine di partenza molto favorevole, Joan Pedrero macina tempi stratosferici a ogni riferimento cronometrato. Sinora abbiamo mantenuto le dita incrociate scaramanticamente, seguendo con una certa apprensione la gara delle Sherco ufficiali. Succede così ogni volta che una Marca si affaccia sulla ribalta della Dakar. Finalmente è “inevitabile” parlarne. Dall’inizio della gara Alain Duclos è tra i più forti e determinati, e risolve ogni Speciale con una prestazione di rilievo.

Sherco sale in cattedra. Difficolta per Barreda e Despres

E oggi, con l’arrivo fulminante di Joan Pedrero, l’ultimo acquisto della Casa franco-spagnola, Sherco sale in cattedra, mandando il Pilota spagnolo a vincere la quarta tappa, davanti a Lopez e Coma. La giornata di Barreda, fino a ieri leader con un buon margine di vantaggio, è particolarmente difficile. I suoi compagni di squadra si vanno disperdendo lungo la difficile strada della Dakar. L’argentino Javier Pizzolito non è mai stato veramente della partita, il portoghese Paulo Gonçalves, Campione del Mondo, si è perso nel Canyon cruciale della terza tappa, sparendo dalla generale che conta e passando al mesto ruolo di assistenza veloce, ma non troppo, ed Helder Rodrigues, un problema alla moto durante la terza tappa e perso oggi, è l’ombra del Campione Mondiale 2011.
Ma è Sam Sunderland che ha avuto la peggio, e la stella dell’inglese, primo nella seconda tappa da San Luis a San Rafael, è definitivamente tramontata poco prima della partenza della quarta Speciale, per la rottura del motore dell’Honda ufficiale. Barreda dunque è solo, si fa prima assorbire dal gruppo dei fuggitivi, e quindi resta impantanato a tre quarti della speciale accumulando un ritardo che sale fino a oltre 17 minuti dal leader della frazione. Un finale rabbioso gli consente di limitare i danni. Lontano dal vincitore all’arrivo di Chilecito, Barreda mantiene la leadership, ma la corsa è nuovamente, completamente aperta. Coma è secondo con un ritardo di appena 3 minuti, e Lopez incalza avvicinandosi a cinque minuti. Per completare il quadro, se a Barreda non è andata benissimo, Cyril Despres è la vittima illustre del colpo di scena finale. Visivamente a contatto con i primi, il fuoriclasse francese cinque volte vincitore e Campione in carica della Dakar vede svanire il sogno di eguagliare il record di Peterhansel a un soffio dalla fine della Speciale, quando si ferma per un problema verosimilmente di natura elettrica. Può finalmente ripartire, ma all’arrivo il suo ritardo supera i quaranta minuti.

Auto: la gara del giorno è del vecchio Leone Sainz

Sembrava perfetta, invece, la gara di Joan Roma tra le auto. Partito per primo, “Nani” aveva trovato il suo ritmo e, soprattutto, un buon equilibrio tra velocità e sicurezza. Non ostante avesse l’ingrato compito di aprire la pista, lo spagnolo non ha mai sbagliato e stava amministrando nel migliore dei modi la leadership conquistata ieri.
Ma alle sue spalle la gara del giorno l’ha fatta un vecchio Leone. Carlos Sainz, che ha saputo sfruttare le doti velocistiche del Buggy SMG come solo un Campione del Mondo può fare, è riuscito a superare Roma proprio nel tratto finale, e ha vinto la Speciale davanti a Peterhansel, che pure ha dovuto fermarsi in pista per quasi cinque minuti, e al Principe del Qatar Nasser Al-Attiyah, entrambi al volante della Mini All4 Racing. Ma il colpo del giorno di Sainz è il sorpasso ai danni del più giovane collega spagnolo, Roma, con il quale aveva avuto un’accesa discussione, proprio in tema di sorpassi, nei primi giorni del Rally. Seppure di un piccolo paio di minuti, Sainz passa al comando della generale. Il “Matador”, Roma e Al-Attiyah sono racchiusi nel breve spazio di meno di sette minuti, Peterhansel è più staccato, a diciotto. La gara ovviamente resta aperta, e la maggiore “delicatezza” dimostrata dalle vetture rende ancora più interessante questa fase della corsa.


Classifica tappa

1... 23 ... PEDRERO GARCIA (ESP) ... SHERCO ... 05:29:13 - -
2 ... 5... LOPEZ CONTARDO (CHL)... KTM ... 05:29:42... 00:00:29 -
3 ... 2 ... COMA (ESP) ... KTM ... 05:32:23 ... 00:03:10 -
4 ... 38... ISRAEL ESQUERRE (CHL)... SPEEDBRAIN ... 05:35:43... 00:06:30 -
5 ... 6 ...PAIN (FRA) ... YAMAHA ... 05:36:14 ... 00:07:01 -
6 ... 3 ... BARREDA BORT (ESP) ... HONDA ... 05:43:09... 00:13:56 -
7... 10... GONCALVES (PRT) ... HONDA ... 05:47:51 ... 00:18:38 -
8 ... 16 ... JAKES (SVK) ... KTM ... 05:48:43 ... 00:19:30 -
9... 22 ... DUCLOS (FRA) ... SHERCO ... 05:52:26... 00:23:13 -
10... 26... GOUET (CHL) ... HONDA ... 05:53:51 ... 00:24:38 -
32 ... 31 ... CECI (ITA) ... SPEEDBRAIN ... 07:00:38... 01:31:25
86... 173 ...VIGLIO (ITA) ... BETA ... 10:49:30... 05:20:17... 02:00:00
111 ..177... CATANESE (ITA) ... YAMAHA ... 11:43:19... 06:14:06 ...02:00:00


Classifica generale

1... 3... BARREDA BORT (ESP) ... HONDA ... 15:39:53 - -
2... 2... COMA (ESP) ... KTM ... 15:43:03... 00:03:10 -
3 ... 5... LOPEZ CONTARDO (CHL) ... KTM ... 15:45:05... 00:05:12 -
4 ... 22... DUCLOS (FRA) ... SHERCO ... 16:05:48... 00:25:55 -
5 ... 6... PAIN (FRA) ... YAMAHA ... 16:09:31... 00:29:38 -
6 ... 1... DESPRES (FRA) ... YAMAHA ... 16:21:10 ...00:41:17 -
7 ... 9... CASTEU (FRA) ... KTM ... 16:22:10 ...00:42:17 -
8 ... 38... ISRAEL ESQUERRE (CHL) ... SPEEDBRAIN... 16:26:26... 00:46:33 -
9 ... 4... VILADOMS (ESP) ... KTM ... 16:29:07 ...00:49:14 -
10 ... 15... PRZYGONSKI (POL) ... KTM ... 16:34:45 ...00:54:52 -
31 ... 31... CECI (ITA) ... SPEEDBRAIN ... 19:53:24 ...04:13:31... 00:15:00
86 ... 177 ... CATANESE (ITA) ... BETA ... 31:21:35... 15:41:42... 03:00:00


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Re: Dakar 2014....le tappe

Messaggioda Vincenzo » 9 gen 2014, 12:21

Tappa 5 Chilecito - Tucuman


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Dopo due giorni di gara con percorsi completamente separati, tutte le categorie si riuniranno insieme per affrontare la tappa più lunga del rally.Dovranno essere estremamente attenti nel superare queste due sezioni della fase speciale che sarà principalmente caratterizzato da sabbia. Tutto il giorno i concorrenti percorreranno sezioni fuori pista: tappa delicata per chi ha problemi di surriscaldamento perchè le temperature della regione sono generalmente molto alte.
Alle 12.50 ora locale , la seconda parte della speciale è annullata per moto e quad per motivi di sicurezza, mentre auto e camion dovrebbero effettuare anche la seconda parte. Non sono ancora stati dati i particolari sull'annullamento.


Gara Moto nel caos. Tappa interrotta. Vittoria e leadership a Coma (KTM)
Fino ai primi 150 km la gara è avvincente, poi sfugge al controllo degli organizzatori, che devono interrompere quella delle moto congelando un risultato che sarà certamente oggetto di revisioni, discussioni, polemiche.
San Miguel de Tucuman, 9 Gennaio. La corsa procede a grandi, oggi lentissimi passi verso Nord e si avvicina al giro di boa della giornata di riposo di Salta. Sulla carta è la tappa più lunga dell’edizione 2014 del Rally, ben 911 chilometri, con percorso comune per moto e auto. 154 chilometri di trasferimento iniziale, 527 chilometri di Prova Speciale con un settore centrale di 100 neutralizzati, e ancora un trasferimento fino al bivacco di San Miguel de Tucuman. La Speciale include tre sezioni di insidioso percorso di sabbia e molta navigazione fuoripista, e dovrebbe salire in quota verso il finale. Circa un terzo dei partenti da Rosario è ormai out, con una maggiore incidenza di forfait per le moto, e il sinistro record, che meglio di ogni altro dato esprime la durezza di questa Dakar, è certamente destinato a essere sensibilmente “migliorato”, già al termine della quinta giornata di gara.
Per 150 chilometri circa la tappa procede spedita e senza intoppi. Tra le moto Lopez ed Israel Esquerre, due cileni, impongono l’andatura, Gonçalves, partito dalla settima posizione, ottiene i migliori parziali cronometrici e Coma, partito all’attacco, toglie virtualmente la leadership a Barreda. Tra le auto Carlos Sainz apre la pista con disinvolta sicurezza tenendo a distanza gli avversari, pur con Peterhansel, e soprattutto Roma in progressivo recupero. La tappa diventa incredibilmente avvincente, esprimendo il migliore lato agonistico della Dakar.

Poi, all’improvviso, la corsa piomba nel caos. L’elastico è stato tirato forse troppo, e il lunghissimo serpente della gara impazzisce. Testa e coda della carovana sono troppo distanti, e vivono situazioni diverse. Tra gli ultimi, ravvicinati waypoint prima della neutralizzazione di metà Speciale molti dei Piloti di testa perdono la… bussola e partono nella direzione sbagliata, girano in tondo senza decidersi e arrivano al controllo provenendo dalle più disparate direzioni. Colpa dei navigatori o del road book? Non basta, altri ancora sono ancora più sfortunati e incorrono in problemi e imprevisti clamorosi. Paulo Gonçalves e Gerard Farres si devono fermare con la moto in fiamme e abbandonano la gara, Despres si ferma ancora per riparare la moto che procede a intermittenza, Barreda e Lopez, il primo a secco e il secondo in riserva di carburante, faticano a raggiungere il rifornimento di fine settore. Sainz e Terranova sbagliano insieme e duellano inutilmente su una pista che porta lontano dalla traccia giusta, e persino Peterhansel perde la testa nello stesso punto che costa oltre mezz’ora a Sainz. Per farla breve Nani Roma, “accusato” ieri di aver regalato la leadership della Corsa a Carlos Sainz e di non essere, in sostanza, un vincente, riporta la Mini all4 Racing al comando.
Non si sa cosa fare con i motocilisti

Intanto anche gli organizzatori vanno nel pallone, e la situazione precipita. Prima prendono un provvedimento palliativo e decidono di accorciare la Speciale delle moto di un centinaio di KM, interrompendola al KM 428, poi bloccano fino a nuovo ordine le partenze alla ripresa dopo il settore neutralizzato, e infine decidono di cancellare la seconda parte della PS e di mandare tutti i motociclisti in trasferimento fino al bivacco di San Miguel, oltre trecento chilometri, di fatto interrompendo la tappa e congelandola al passaggio dei primi 211 chilometri. Motivi di sicurezza, spiegano ufficialmente gli organizzatori, senza specificare quali. E acquista così un valore la notizia di una protesta e di un blocco di camion dell’organizzazione e di assistenza all’altezza della cittadina di Juan Alberdi. I mezzi, al momento, non sono in grado di raggiungere San Miguel e di ricongiungersi agli avamposti della corsa.

La tappa delle moto si ferma lì, ed è difficile anche mettere ordine agli eventi che ne determinano il risultato. Coma e Viladoms, che sono spariti dai monitor, vengono finalmente indicati come i primi a transitare al traguardo improvvisato del KM 211. Dietro è il terremoto. Esce una classifica ufficiale. Coma, Viladoms, il polacco Jakub Przygonski. I ritardi sono abissali, la classifica del giorno precedente è completamente rivoluzionata, nelle posizioni e nei distacchi.
Classifica stravolta
Marc Coma è il nuovo leader, Joan Barreda cede il primato e passa al secondo posto, ma con un ritardo di oltre 40 minuti dal nuovo, antico leader, Francisco Lopez è terzo, a 53 minuti. Despres vede amplificare fino a un limite irrecuperabile il proprio ritardo, un’ora e mezza, Viladoms sale al quarto posto davanti a Alain Duclos.

È il caos, senza alcun dubbio. Per questo vale la pena di prendere ogni notizia, anche quelle ufficiali, con la massima prudenza, e attendere consapevoli di aver registrato un frangente clamoroso ma non necessariamente definitivo nel suo sviluppo. Meglio ritenere che abbiamo riferito di un contesto ufficioso, e aspettare che gli organizzatori, che meritano senz’altro il mal di testa che li attende, riescano a mettere un po’ d’ordine in una situazione che rischia di porre fine alla corsa delle moto, non solo dal punto di vista sportivo e dell’eventi sin qui senz’altro avvincente. Non ci sarebbe da meravigliarsi che decidessero infine di cancellare il 9 gennaio dalla storia “ufficiale” di questa Dakar.

Intanto riprende la gara delle auto. Con Joan “Nani” Roma leader e virtualmente di nuovo al comando del Rally. Al secondo posto il redivivo Robby Gordon, al terzo il debuttante equipaggio polacco composto da due ex motociclisti, Dabrowski e Czachor.
Risultati confermati e gara validata.



Classifica di tappa

1... 2 ...COMA (ESP)...KTM...03:02:08 - -
2...4 ...VILADOMS (ESP)...KTM...+ 00:12:54 -
3...7 ...RODRIGUES (PRT)...HONDA...+00:25:53 -
4...30... VAN NIEKERK (ZAF)...KTM... +00:32:04 -
5...40 ...SALVATIERRA (BOL)...SPEEDBRAIN...+ 00:33:12 -
6...23 ...PEDRERO GARCIA (ESP)...SHERCO...+00:34:03 -
7...67 ... VAN PELT (NLD)...HONDA...+00:37:04 -
8...26... GOUET (CHL)...HONDA...+00:37:53 -
9...22 ... DUCLOS (FRA)...SHERCO...+00:39:28 -
10...38 ...ISRAEL ESQUERRE (CHL)...SPEEDBRAIN...+00:40:07
13...3 ...BARREDA BORT (ESP)...HONDA...+ 00:44:20
20...5 ... LOPEZ CONTARDO (CHL)...KTM...+ 00:51:39
25...31 ... CECI (ITA)...SPEEDBRAIN...+01:16:32
33...1 ...DESPRES (FRA)...YAMAHA... +01:44:54 ...penalità...01:00:00
76...173 ... VIGLIO (ITA)...BETA...+04:44:30


Classifica generale

1... COMA (ESP)...KTM...18:45:11 - -
2... BARREDA BORT (ESP)...HONDA...+00:41:10 -
3...LOPEZ CONTARDO (CHL)...KTM...+00:53:41 -
4...VILADOMS (ESP)...KTM...+00:58:58 -
5...DUCLOS (FRA)...SHERCO...+01:02:13 -
6...ISRAEL ESQUERRE (CHL)...SPEEDBRAIN...+01:23:30 -
7...PAIN (FRA)...YAMAHA...+01:27:22 ...penalità...00:15:00
8...PRZYGONSKI (POL)...KTM...+01:43:02 -
9... CASTEU (FRA)...KTM...+01:52:41 -
10...RODRIGUES (PRT)...HONDA...+01:58:18
12...DESPRES (FRA)...YAMAHA...+02:23:01 ...penalità...01:00:00
28... CECI (ITA)...SPEEDBRAIN...+05:26:53 ...penalità...00:15:00
88... VIGLIO (ITA)...BETA...+21:23:02...penalità... 04:00:00

San Miguel de Tucuman, 9 Gennaio - «Allora, se volevo fare due settimane di Trial, me ne stavo sulle montagne di casa mia, almeno trovavo più fresco!» In sintesi, l’affermazione dell’anonimo Pilota rende l’idea di quella che è stata la Dakar fino a questo momento. Fino all’edizione scorsa c’era, al contrario, chi sosteneva che le Speciali erano corte, e che si stava tutto il giorno in trasferimento. Tutti d’accordo, invece, sul fatto che, maledizione, alla Dakar non puoi mai sapere quello che ti aspetta, che questa Dakar è la più dura degli ultimi dieci anni, e qualcuno dice venti, e che regolarti sulle teorie, per quanto attendibili, è sempre un grave errore.
Una tappa difficilissima decima la carovana

La quinta tappa l’ha dimostrato, da qualsiasi parte si guardi. Era stata annunciata difficile, ma pochi credevano fino a tal punto, e se è per questo non ci hanno indovinato neanche gli organizzatori, che si sono trovati con troppi ingredienti, non più in grado di equilibrarli in un cocktail vincente. Ci si è messa di mezzo anche una bella dose di “negatività”, naturalmente, ma quando te la vai a cercare… Morale, tutto da rifare per metà delle categorie, con la tappa delle auto che rende giustizia a Joan Roma e quella delle Moto che fa gridare allo scandalo quasi tutti, ad eccezione di Marc Coma. E intanto la selezione disumana continua a decimare la carovana.

Ricapitoliamo, partendo dalle auto. Joan Roma ha vinto la tappa, ridotta di un centinaio di chilometri in corso d’opera, e riconquistato il comando della generale dopo averlo lasciato per un giorno soltanto nelle mani di Carlos Sainz. Una gara semplicemente perfetta, senza errori e senza il minimo cedimento, a parte un breve insabbiamento. Botta e risposta ai “critici” che avevano liquidato con sufficienza la gara dello spagnolito. Il “Matador”, invece, ha patito qualche piccolo guaio del suo Buggy SMG Original, ma sostanzialmente ha sbagliato, come Al-Attiyah, come Alvarez, come lo stesso Gordon e tutti gli altri che non sono riusciti a trovare il famoso waypoint 17 e hanno aggiunto un’ora di penalità al loro purgatorio, ma forse più degli altri, e senz’altro più di quanto sia lecito aspettarsi da un Campione del suo calibro.
Al comando Nani Roma. Sainz e Peterhansel si perdono.
Sainz si è ritrovato fuori pista e quando ha ripreso il controllo della sua corsa se n’era andata un’ora, durante la quale ha risolto il problema elettrico e… saltato il waypoint. Al contrario, l’argentino Orlando “Orly” Terranova, pure in tondo per qualche tempo, si è ripreso rapidamente ed è riuscito a limitare i danni a un quarto d’ora concludendo al quarto posto. Dopo quella di Roma, la migliore quinta tappa delle auto è quella di De Villiers e Zitzewitz, secondi con una Toyota a quattro minuti dal vincitore, che del resto non sono nuovi ad imprese di un certo tenore proprio in situazioni particolarmente difficili. Nella generale, Roma e Périn hanno ora mezz’ora di vantaggio su Terranova e Fiuza, e quasi quaranta su Peterhansel e Cottret, che oggi hanno sbagliato troppo e si sono innervositi peggiorando la situazione. Tre Mini All4 Racing al comando.

Vince Coma. Despres sprofonda in classifica
Moto. Nulla di fatto, o quasi. Il mezzo disastro della quinta tappa non viene ulteriormente o particolarmente sconvolto a tavolino, e congela la micidiale quinta tappa nel monumento alla cinica imprevedibilità della Dakar. Ci si aspettava che, dalla tormenta del 162° chilometro, piovessero torrenti di penalità per salto di waypoint. Coma era tra i “sospettati”, avendo comunque divagato per una diecina di chilometri, e Barreda era arrivato quasi ad auto accusarsi. Entrambi sono stato “assolti” al giudizio del controllo elettronico, e la situazione maturata al termine della prima parte della PS, al KM 211, prima dell’interruzione, resta sostanzialmente invariata. Vince Marc Coma, che trascina al secondo posto lo “scudiero” Jordi Viladoms. Coma conquista così, con la prima vittoria di KTM, il comando del Rally e Barreda, che glielo ha ceduto e che fa fatica a far buon viso a cattivo gioco, resta secondo ma con una montagna di 41 minuti di ritardo da scalare.
Lopez è terzo a 51 minuti, Viladoms sale al quarto posto, Duclos iene botta e salta su il cileno Israel Isquerre, ora sesto. È stato corretto il tempo di Przygonski, inizialmente terzo e invece diciannovesimo, e questo consente a Helder Rodrigues di portare sul podio la meno sfortunata delle Honda. Le penalità per il salto di waypoint arrivano, una ventina, ma non influenzano la testa della corsa. Fanno solo piovere sul bagnato, colpendo fuori dal bersaglio grosso della top ten Piloti che hanno già i loro guai. Irridendo Cyril Despres, sceso mestamente al 13° posto con ormai quasi due ore e mezzo di ritardo dall’avversario storico, o frustrando la bellissima corsa dell’ancor più bella Laia Sanz, che era a un passo da quel bersaglio grosso e che si vede respinta oltre il ventesimo posto, dopo aver spento un principio d’incendio della sua Honda. Paolo Ceci è in 28ma posizione, Luca Viglio in 80ma.

Quad e Camion
Quad. Come per magia la quinta tappa ha lusingato Sergio Lafuente, che solo il giorno prima aveva accusato l’organizzazione di averlo spedito, con un bengala lanciato da un elicottero, sulla pista sbagliata insieme a Rafal Sonik e Sebastian Husseini, favorendo in questo modo la corsa del cileno Ignacio Casale. La vittoria di tappa e il primato nella generale hanno restituito il sorriso all’uruguaiano, che probabilmente avrà dimenticato l’offesa e si concentrerà sulla difesa dagli attacchi di Casale, distanziato di sedici minuti, e del polacco Rafal Sonik, in testa due giorni fa e ora terzo a 23 minuti da Lafuente. Mal comune, mezzo gaudio, Lafuente, Casale e Sonik, che pilotano uno stesso quad Yamaha, hanno condiviso anche la stessa penalità di un’ora per lo stesso salto di waypoint. Giornata particolarmente difficile, ma poi come al solito risolta, per Camelia Liparoti, la irriducibile Campionessa del Mondo al traguardo con oltre quattro ore dal vincitore.
Camiom. Hanno vinto i Kamaz, primi con la sorpresa Sotnikov e secondi con Karginov, ma l’IVECO di Gerard De Rooy, terzo pur con qualche problema, conserva una buona mezz’ora di vantaggio sull’inseguitore Karginov. Non è abbastanza per ritenersi al sicuro, ma il figlio d’arte si ritiene tranquillo. Anche la manifestazione dei lavoratori di Juan Alberdi, che avevano usato la Dakar come cassa di risonanza per una rivendicazione e bloccato cento chilometri lontano dal bivacco camion dell’organizzazione e assistenze, è rientrata, e l’atmosfera di tensione al bivacco è andata progressivamente attenuandosi.



La Dakar riparte verso Salta, questa volta con la tappa più corta del Rally. Il caos della lunga e tormentata quinta tappa è archiviato, le moto bruciate o che hanno rischiato di bruciare, in una dinamica che KTM aveva già dovuto affrontare e risolvere qualche anno fa, sono ormai andate in fumo, insieme ai sogni dei rispettivi Piloti. Per il caldo, per le trappole di sabbia inconsistente, per la navigazione per molti e a tratti impossibile, e di conseguenza per i ritiri, la quinta tappa è stata una giornata record, e metà ormai dei concorrenti partiti da Rosario è già fuori gara. Adesso si scende verso Salta, con una escursione più breve. Il peggio dell’inferno, almeno per questa settimana, dovrebbe essere passato.

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Tappa 6 Tucuman - Salta

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Dopo aver lasciato Tucuman, le auto si dirigeranno verso nord lungo la famosa Ruta 40 , si porteranno nel cuore di uno dei paesaggi più belli in Argentina. Opportunità per fare la differenza nella navigazione sono limitate, ma i piloti più esperti possono cogliere l'occasione per dettare il passo.Nelle due ruote, una nuova escursione in montagna e lungo il bordo dei fiumi. La necessità di rimanere vigili fino alla fine è data dal fatto che la regione è in gran parte popolata da molti animali di tutte le dimensioni che potrebbero trovarsi sul percorso di gara.

La Dakar si risveglia in un’alba tragica e si rimette in marcia. Duclos ottiene il secondo successo per Sherco nella gara delle moto. Peterhansel vince tra le auto. Indisturbate le leadership di Marc Coma e Nani Roma.

Salta, 10 Gennaio - La Dakar va avanti, non ostante le tragedie che si lascia dietro e che pesano sulle sue spalle. La sesta tappa, ancora collegata alle conseguenze tragiche della durissima frazione che l’ha preceduta, è l’ultima prima della giornata di riposo, ed è più breve. Le Speciali di moto e auto sommano circa 400 chilometri circa, ma con un settore neutralizzato di 65 Km per le moto e di 165 per le auto, mentre quella dei camion è di appena 156 chilometri. Terreni più compatti e scorrevoli, e finalmente un impegno fisico più “umano”. È anche l’ora di un’inversione di strategie generali.

Coma resta in tasta, ma la tappa va alla Scherco di Duclos.
Soprattutto nella gara delle moto, la situazione è momentaneamente stabilizzata su una posizione nettamente a favore di Marc Coma, che sa di non poterla considerare definitiva ma che può amministrare, pur con la massima attenzione. Questo vuol dire poter dare il via libera agli outsider e agli obiettivi di giornata. È quello che emerge sin dalle dinamiche della prima parte della Speciale. Alain Duclos, ormai rassicurato sulle doti di affidabilità della nuova Sherco, adesso ne spreme la meccanica alla ricerca del tempo. Il franco-maliano è il più veloce all’intermedio prima della neutralizzazione, davanti all’altrettanto rapido di Michael Metge, ormai affrancato dal ruolo di assistente di Cyril Despres. Marc Coma è terzo e, in una situazione delicata viene a trovarsi Joan Barreda. Il primato assoluto è lontano, e la difesa del secondo posto si presenta abbastanza facile, ma il giovane talento spagnolo sembra essere piuttosto alla ricerca di un “giustificativo” di giornata. Non si risparmia e cerca di emergere nella seconda parte della PS facendosi “tirare” dall’unico compagno di Squadra disponibile, Helder Rodrigues.
La seconda parte della Speciale, comunque, non cambia linea. Marc Coma fa corsa a sé, non si cura dei fuggitivi e non si preoccupa degli inseguitori. Imposta il Pilota automatico su un buon passo, quel tanto che basta per tenere alta la concentrazione sulle insidie della tappa, e procede sicuro sulla pista deserta davanti a lui. Lo ha già fatto in passato, sa perfettamente come farlo. Nel finale, favorito dalla facile navigazione e dalla maggiore sicurezza della pista, alza appena il ritmo, lasciando scorrere la KTM ufficiale nelle parti più accidentate e curandosi di mantenere con precisione la prua sul cap. Alain Duclos vince la tappa, e per la Sherco è il secondo successo, e alle sue spalle si inserisce Coma, che nel finale ha superato Michael Metge.

Barreda e Despres: i perdenti di questa Dakar
Al quarto e quinto posto Joan Barreda e Cyril Despres, al momento i due più chiari… perdenti di questa Dakar. Per Coma la prima parte della missione è compiuta. La situazione della generale provvisoria alla giornata di riposo migliora ancora. Coma è saldamente al comando del Rally, Barreda è lontano, a più di quaranta minuti, e al terzo posto… al terzo posto? Sul gradino più basso del podio intermedio c’è adesso Alain Duclos, senza dubbio meritatamente. Ma Lopez, che al termine della quinta tappa aveva difeso faticosamente la terza posizione, che fine ha fatto?

Lopez non c’è.
Dopo il colpo di scena del ritiro di Paulo Gonçalves per l’incendio della sua Honda nella quinta tappa, infatti, la sesta passa alla cronaca e alla storia della 34ma Dakar per il ritiro di Francisco Lopez. Il Chileno era terzo nella generale, attardato ma ancora in grado di esprimere il meglio del suo repertorio, visto che il Rally sta per entrare nei deserti di casa sua. Ma “Chaleco” non ha fatto i conti con l’incidente, sempre possibile, che arriva al KM 211 della Speciale, non lontano ormai dalla linea di neutralizzazione. Caduto violentemente, Lopez si rialza dolorante pronto a riprendere. Purtroppo per lui, però, la sua moto è seriamente danneggiata, definitivamente fuori uso per un danno al motore. Collare di sicurezza, Chaleco sale sull’elicottero a va a Salta. Dopo i due podi del 2010 e 2013, per “Chaleco arriva il momento del quarto ritiro, dopo quelli del 2007, 2009 e 2012.

Camion: vince il Man di Versluis
La prima gara a concludersi è quella dei Camion, la più corta e rabbiosa, veloce. Il duello tra Kamaz e IVECO viene disturbato dall’inserimento del Man di Versluis, Damen e Schuurmans, che ottiene il secondo successo di Marca in questa Dakar e precede il Kamaz dell’equipaggio Karginov-Mokeev-Devyatkin. L’IVECO di De Rooy, Colsoul e Rodewaald è più indietro, solo settimo, ma gli arrivi sono ravvicinati e i distacchi minimi. Nessun patema d’animo per l’olandese. La sua leadeship va al riposo di Salta con un margine su Karginov che resta nell’ordine della mezz’ora.

Quad: Rafal Sonik si impone
Poi è la volta dei Quad, con la riscossa di Rafal Sonik che si impone davanti all’uruguaiano Sergio Lafuente felice di aver finalmente trovato i terreni che predilige. Con Ignacio Casale in ritardo di otto minuti, il polacco scavalca quest’ultimo nella classifica generale, e si porta al secondo posto a 22 minuti da Lafuente. L’incredibile Camelia Liparoti, che ha superato brillantemente l’inferno delle ultime tre tappe, è all’arrivo di Salta un’ora più tardi rispetto al vincitore.

Auto: Peterhansel alza la testa
Infine, la corsa delle auto è molto animata, agonisticamente “tirata”. Stephane Peterhansel ha cambiato strategia e adesso cerca di mettere pressione addosso agli avversari andando all’attacco. Impossibile, per Roma e soprattutto per “Orly” Terranova, vivere tranquilli. Quaranta minuti di vantaggio sono tanti, ma assumono uno spessore quasi trascurabile, almeno emotivamente, quando sono riferiti a un Campione della levatura e dell’esperienza del francese. Al-Attiyah e Sainz non hanno molto da perdere, e Terranova è preso in mezzo.
Ne risulta una battaglia molto accesa, regolata dalla bravura di Roma e De Villiers, quest’ultimo incaricato di imporre il ritmo e l’andatura dei battistrada. Ma la gara perfetta, dopo le “angherie” delle due precedenti, è di nuovo quella di Monsieur Dakar, Stephane Peterhansel. Il fuoriclasse francese, forte di un doppio record che non sembra più in pericolo neanche per la sua parte motociclistica, l’aveva detto, quasi promesso. “La Dakar è ancora lunga, e darsi per vinti sarebbe un errore, e una grande noia”. Così, al termine di una Speciale che, confrontata con quelle precedenti, molti hanno definito addirittura da WRC per le caratteristiche velocistiche del terreno, vincono Peterhansel e Cottret, che raddoppiano il successo ottenuto nella seconda frazione. Gli arrivi ravvicinati non favoriscono i grandi recuperi, ma con questa vittoria Peterhansel va al riposo dopo aver ripreso cinque minuti a Terranova e più di sei al compagno di Squadra Nani Roma, adesso a poco più di mezz’ora nella generale. L’argentino è ormai a portata di mano, per lo spagnolo si vedrà più avanti. Purché non diventi una guerra fratricida in casa Mini.

La Dakar si riposa
La Dakar. Messa all’angolo dagli uppercut degli ultimi round, va adesso all’agognato riposo. Fosse stata una gara isolata, la sesta tappa andrebbe in archivio come una meravigliosa e avvincente giornata di sport. Purtroppo però, nel contesto di un evento complesso e articolato come la Dakar, non si può fare a meno di ricordarla anche e soprattutto per i fatti tragici che ha registrato. Salta, adesso, diventa il centro del bivacco lungo un intero giorno per i motociclisti della Dakar, e del soggiorno addirittura doppio per i Piloti e Navigatori di Auto e Camion. I primi, infatti, partiranno domenica alla volta della Bolivia. I secondi, invece, staranno ancora un giorno in Argentina, effettuando la tappa ad anello Salta-Salta prima di incamminarsi verso le Ande e il confine cileno.


Classifica di tappa

1... DUCLOS (FRA)... SHERCO... 004:21:34
2 ... COMA (ESP)... KTM ... +00:01:15
3 ... METGE (FRA)... YAMAHA... +00:01:49
4 ...BARREDA BORT (ESP)...HONDA ...+00:02:22
5 ...DESPRES (FRA) ...YAMAHA ... +00:02:55
6 ... RODRIGUES (PRT)... HONDA... +00:04:21
7 ...SVITKO (SVK) ...KTM ...+00:07:46
8 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ... +00:08:12
9 ... VILADOMS (ESP)... KTM ...+00:10:26
10... ISRAEL ESQUERRE (CHL)... SPEEDBRAIN... +00:11:13
22... CECI (ITA) ...SPEEDBRAIN ...+ 00:26:27


Classifica generale

1... COMA (ESP) ...KTM... 023:08:00
2 ...BARREDA BORT (ESP) HONDA... + 00:42:17
3 ...DUCLOS (FRA) ...SHERCO ...+01:00:58
4 ... VILADOMS (ESP)... KTM ...+ 01:08:09
5 ... ISRAEL ESQUERRE (CHL) ...SPEEDBRAIN ...+ 01:33:28
6... PAIN (FRA) ...YAMAHA ...+ 01:43:08
7 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+ 01:49:59
8 ... RODRIGUES (PRT)... HONDA ...+ 02:01:24
9 ... CASTEU (FRA) ...KTM ...+ 02:12:05
10 ... GOUET (CHL) ...HONDA ...+ 02:17:26
26... CECI (ITA)... SPEEDBRAIN ...+ 05:42:03
74... VIGLIO (ITA)... BETA... + 23:40:46


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Tappa 7 Salta - Uyuni

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La situazione alla ripresa delle ostilità
La Dakar delle moto va in Bolivia e affronta la seconda tappa Marathon. La prima parte del Rally è stata durissima, e caratterizzata da una selezione severissima.
La Dakar riprende alle 04:30. Sveglia di notte dopo la giornata di riposo, e divisione della carovana. Al “bivio” di Salta, moto e quad passeranno in Bolivia per disputare la seconda tappa marathon del Rally con il bivacco di Uyuni, mentre auto e camion resteranno in Argentina per disputare la tappa ad anello Salta-Salta. La carovana si ricongiungerà quindi il giorno successivo oltre le Ande a Calama, per vivere nel deserto di Atacama la fase cruciale e finale della corsa.
Al giro di boa della giornata di riposo è ancora azzardato, se non fuori luogo, fare delle previsioni, ma è già possibile dire chi non vincerà, basandoci sulle indicazioni ovvie dei ritiri o dei major problems patiti da questo o quel pilota o equipaggio. Tutte le categorie di partecipazione restano virtualmente aperte, pur in taluni casi mettendo in mostra una tendenza più o meno chiara.

Moto
La gara delle moto ha più che dimezzato il numero dei suoi favoriti. Francisco “Chaleco” Lopez è caduto nel corso della sesta tappa, ha distrutto la moto ed è già a Santiago per farsi operare alla mano offesa nell’incidente. Cyril Despres è stato rallentato nel corso della micidiale terna di tappe prima di Tucuman da un prolungato problema elettrico, e accusa il salto di un waypoint che lo trattiene inesorabilmente all’undicesimo posto, con quasi due ore e mezza di ritardo dalla testa della corsa. Paulo Gonçalves, il Campione del Mondo, infine, ha visto andare letteralmente in fumo una corsa già compromessa da un errore di navigazione per l’incendio della sua Honda.
Marc Coma, che non aveva potuto partecipare alla scorsa edizione per un infortunio patito in Marocco, è saldamente al comando, con 42 minuti di vantaggio su Joan Barreda e un’ora sulla lieta sorpresa di questa Dakar, Alain Duclos che, in sella ad una Sherco molto performante, è terzo a un’ora.
Restando sul teorico, è molto difficile che Marc possa perdere questa edizione. Quasi impossibile che il catalano, che ha già vinto tre volte la Dakar, commetta un errore così importante. Coma ha già perso la Dakar due volte, una per la pressione e una per una distrazione, e in entrambi i casi la vittoria è andata a Despres, che ora è virtualmente fuori gioco. Difficile che commetta un terzo errore, e la nuova KTM non ha disatteso e si dimostra veloce e affidabile.
Joan Barreda, che è l’ultima credenziale giocabile dell’armata Honda, è stato in testa per quattro tappe, potendo contare su un vantaggio che è salito fino a 13 minuti, ma poi ha rovinato tutto nella quinta tappa, con qualche problema di alimentazione e un errore di navigazione che è apparso fuori luogo. La nuova Honda e il Pilota sono velocissimi, ma il giovane talento spagnolo ha perso l’occasione di agganciarsi alla corsa dei più esperti avversari e, succhiando la loro ruota, mantenersi a contatto e amministrare. Tutto può succedere, è la Dakar, lo dicono Coma e Barreda rivelando da punti di vista diversi solo una parte dei loro pensieri, non fosse altro che per scaramantica diplomazia, ma il compito “medio” di Barreda, per quanto veloce e fortunato, è adesso quello di recuperare, nelle sette tappe che restano e a un Campione esperto come Coma, sei minuti al giorno. Sono molti. Teoricamente troppi. Di conseguenza le chances di Alain Duclos, Jordi Viladoms e dell’altra sorpresa cilena, Israel Esquerre, sono ridotte al lumicino.
In gara, per i nostri colori restano adesso due Piloti, Paolo Ceci e Luca Viglio. Ceci è anche in buona posizione, ma in entrambi i casi parlare di classifiche è fuori luogo. Paolo, infatti, corre questa Dakar con la funzione di portatore d’acqua del boliviano Juan-Carlos Salvatierra, e per Viglio la missione è vendicare la sfortunata partecipazione del 2013, anche e soprattutto per zittire gli amici e compagni di quell’impresa, praticamente storica, che portò Rampolla e Napodanno, ma non Luca, a sventolare le insegne di Endurology sul podio di Santiago.
Resta da vedere in che modo il valzer dei motori influenzerà la classifica generale, tenendo conto che il primo cambio di propulsore costa al Pilota 15 minuti di penalità.

Quad
Tra i Quad non c’è alcuna ipotesi così forte da poter essere controfirmata. Intanto la corsa dei quattro ruote è particolarmente colpita dalla selezione “tecnica”, come, in qualche modo, in un ideale ritorno a quel passato in cui i “Quadri” non potevano sostenere la durezza di una Dakar. E poi, sin dal secondo giorno, è stato costretto al ritiro il maggior favorito alla vittoria e leader dal giorno precedente, il Bi-Campeon Marcos Patronelli, uscito di scena nella terza tappa, quella del trial ai 4.300 metri dell’Aconcagua, con il tempestivo lancio del quad giù in un precipizio per salvare la pelle. Da allora sono stati in testa alla corsa il polacco Rafal Sonik, il cileno Ignacio Casale e l’uruguaiano Sergio Lafuente, che è al comando dalla quinta tappa. Lafuente riprende la corsa verso la Bolivia con venti minuti di vantaggio su Sonik, che a sua volta regola di soltanto un paio di minuti Casale.
Sebastian Husseini, a oltre tre ore, è virtualmente fuori gioco, ma i tre di testa possono ancora giocarsela apertamente e, al momento, non possono permettersi il lusso di mettere in atto particolari tattiche attendiste. Come per la PanDakar di Verzeletti, un encomio particolare e “inevitabile” va a Camelia Liparoti, in gara con un quad Yamaha e sedicesima assoluta, penultima degli scampati tra i quad. La “piccola” italiana, che però vive in Francia, ha messo in mostra caratteristiche di determinazione e di indistruttibilità che vanno ben oltre quelle già dimostrate con i quattro Titoli iridati conquistati e le cinque Dakar disputate.

Classifica di tappa

1... BARREDA BORT (ESP)... HONDA... 003:28:41
2 ... COMA (ESP)... KTM ...+ 00:04:03
3 ... DESPRES (FRA)... YAMAHA ...+ 00:05:35
4 ... PEDRERO GARCIA (ESP)... SHERCO ...+ 00:06:57
5 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+00:08:56
6 ... ISRAEL ESQUERRE (CHL)... SPEEDBRAIN ...+00:10:04
7 ... RODRIGUES (PRT) ...HONDA ...+ 00:10:57
8 ... PATRAO (PRT) ...SUZUKI ...+ 00:11:27
9 ... PAIN (FRA) ...YAMAHA ...+ 00:11:37
10... VILADOMS (ESP) ...KTM ...+ 00:11:57
20... CECI (ITA)... SPEEDBRAIN...+00:18:46


Classifica generale

1 ... COMA (ESP)... KTM ...023:08:00
2 ... BARREDA BORT (ESP) ...HONDA ...+ 00:42:17
3 ...DUCLOS (FRA) ...SHERCO ...+ 01:00:58
4 ... VILADOMS (ESP) ...KTM ...+ 01:08:09
5 ... ISRAEL ESQUERRE (CHL)... SPEEDBRAIN ...+01:33:28
6 ... PAIN (FRA)... YAMAHA ...+ 01:43:08
7 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+01:49:59
8... RODRIGUES (PRT) ...HONDA...+ 02:01:24
9 ... CASTEU (FRA) ...KTM ...+ 02:12:05
10 ... GOUET (CHL)... HONDA ...+ 02:17:26
26... CECI (ITA) ...SPEEDBRAIN ...+ 05:57:34


Uyuni, Salta, 12 Gennaio - I tracciati della Dakar restano ai margini della zona depressionaria, che si sposta verso Nord-Est, e il tempo tiene, ma non rientra totalmente il timore di una ristrutturazione della settima tappa delle moto. Le dense nubi sono basse e gli elicotteri non si alzano. La speciale è accorciata e la partenza viene ritardata e posizionata al KM 103 del percorso originale, in località La Quiaca giusto prima del confine tra Argentina e Bolivia. Regolare, invece, la partenza della gara delle auto, a Las Cuevas. Il Rally riprende sulle linee del programma che prevede la suddivisione netta delle corse. Moto e quad vanno in Bolivia, per la prima frazione della seconda tappa marathon, mentre auto e camion restano per un giorno ancora in Argentina con la Salta-Salta.

Moto: Barreda si impone di nuovo, ma Coma rimane in testa
Alain Duclos parte per primo, ma dopo pochi chilometri devia su una pista sbagliata e Coma rileva il comando delle operazioni. Nel primo tratto della PS, storia d’altri tempi, Coma e Despres aprono la pista, per la prima volta in Bolivia. Tra i più veloci anche il cileno Israel Esquerre, cui gli appassionati sudamericani hanno già assegnato l’eredità di “Chaleco Lopez”, Despres e Przygonski. È una lunga volata sul filo dei secondi, alla quale partecipa a distanza anche Joan Pedrero, partito indietro, e soprattutto Joan Barreda, che è sempre il più rapido ma non riesce a scrollarsi di dosso gli avversari. Lo spagnolo segna il miglior tempo allo stop della neutralizzazione, sfruttando l’ordine di partenza favorevole, ma non riesce a recuperare che poco più di quattro minuti a Coma.
Una piccola neutralizzazione è necessaria per far passare i passaporti, soltanto otto chilometri. Alejandro Hoyos lo ha perso durante il trasferimento, ma alla Dakar si può, e il colombiano sistema le cose pur vedendosi costretto a partire in ritardo. Dopo aver raggiunto Coma, Barreda passa ad aprire la pista, e la tappa si appiattisce un poco. Coma lascia passare l’avversario, ma poi si incolla alle sue spalle e non lo lascia fino al traguardo di Uyuni. Non riescono comunque a reggere il ritmo degli spagnoli i fuggitivi della prima ora, Esquerre, Przygonski, lo slovacco Svitko che si era affacciato tra i primi ma che poi è rallentato di qualche minuto da un guasto. Sullo sfondo del Salar di Uyuni, finalmente, Joan Barreda arriva per primo e vince, aggiudicandosi la settima tappa davanti a Coma e Despres.

Qualche sussulto nella generale. Con i quattro minuti recuperati da Barreda, il vantaggio di Marc Coma sul giovane connazionale scende a 38 minuti, niente di grave. Alain Duclos, invece, paga l’errore della mattina con un gap di altri 15 minuti, permettendo a Jordi Viladoms di superarlo e di salire al terzo posto della generale. Con tre spagnoli in testa alla gara delle moto si va al bivacco della marathon. Personal Check, i Piloti non hanno con loro gli assistenti. Mentre la Dakar scende verso il meraviglioso Salar, il primo passaggio della Dakar attraverso le alture della Bolivia è commovente. Centinaia di migliaia di persone confluiscono lungo la pista e organizzano la festa nelle cittadine attraversate. Tupiza, Atocha, Uyuni impazziscono al passaggio del loro Pilota, ed è il giorno in cui Juan-Carlos “Chavo” Salvatierra, 14° con Paolo Ceci che lo segue come un’ombra, diventa eroe nazionale ed è accolto a Uyuni dal Presidente del Estado Purinacional Evo Morales. La Dakar, come dicono i boliviani, non era mai stata corsa in cielo! La gara delle moto celebra ogni giorno che passa anche la straordinaria performance di Laia Sanz, la pluri campionessa del Mondo di trial e di enduro che, seppure penalizzata al famoso waypoint del KM162 della quinta tappa, continua a salire nella generale. La spagnola conclude la settima tappa al 12° posto assoluto!


Quad: un perfetto Ignacio Casale
La gara dei Quad segue un andamento invertito rispetto alle posizioni della classifica generale, segno che i Piloti iniziano a sentire l’esigenza di amministrare, con il solo inserimento dell’olandese Sebastian Husseini tra Casale e Lafuente. In testa alla tappa è costantemente Ignacio Casale, che si impone ad ogni passaggio cronometrato, trascinando per la gioia dei tifosi del suo Paese anche Victor “Patagon” Gallegos, alla sua migliore prestazione dall’inizio della Dakar. Casale vince e recupera qualcosa ma Lafuente, terzo davanti a Sonik, resta saldamente in testa.

Auto: Peterhansel all'attacco, ma vince Sainz
La PS delle auto si accende immediatamente con l’attacco di Peterhansel, che ha messo da parte ogni indugio e dà l’assalto a Roma e al primato. Interessante sviluppo della corsa, perché non è frequente che il fuoriclasse corra con il solo tempo come obiettivo. Ancor più interessante è il fatto che sui velocissimi, piatti allunghi delle Salinas Grandes Carlos Sainz risponde per le rime al francese, ottenendo con il Buggy SMG il migliore parziale e alzando notevolmente il ritmo della tappa. Nell’arco di ritorno verso Salta le posizioni si stabilizzano e il nuovo, più lungo passaggio sul Salar esalta ancora le doti di Sainz, che allunga progressivamente sulle Mini di Al-Attiya, Roma e Peterhansel, che passano nell’ordine, ma anche su quelle del polacco Holowczyc, dell’argentino Terranova e del russo Vasilyev, dando alla tappa l’effetto di spartiacque prestazionale tra le vetture impegnate in questa Dakar. La più sacrificata, nel caso specifico, risulta la Toyota di Giniel De Villiers che paga visibilmente sul piano della velocità pura, ma intanto il sudafricano aveva guadagnato una posizione prima ancora di partire, salendo sul podio provvisorio della Dakar per la penalità di 15 minuti inflitta a Orlando Terranova, reo di aver urtato una moto durante la sesta tappa.

Sainz vince la speciale davanti a Al-Attiyah e Peterhansel, ma il primato di Roma è ancora al sicuro e la classifica si è mossa appena, pochi minuti in più o in meno non cambiano la realtà delle cose, maggiormente influenzata, semmai, dal fatto che un’altra tappa è andata in archivio. Ancora una sosta forzata per Robby Gordon, al KM 280. Forse sarebbe meglio che l’americano dedicasse più tempo alle prove di affidabilità dei suoi clamorosi mezzi. Ne guadagnerebbe la classifica dello statunitense e lo spettacolo della Dakar. Tappa più facile, finalmente, per l’equipaggio italiano Verzeletti-Cabini della PanDakar, così come per i quattro, SSV ancora in gara, i Polaris dei francesi Alcaraz e Duclos, il Suzuki dell’olandese Coronel e il Can-Am del russo Loginov.

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Tappa 8 Uyuni - Calama

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Classifica tappa

1... DESPRES (FRA)... YAMAHA... 005:23:20
2 ... BARREDA BORT (ESP)... HONDA ...+ 00:02:09
3 ... COMA (ESP)... KTM ...+ 00:02:15
4 ... RODRIGUES (PRT)... HONDA ...+ 00:06:38
5 ... PAIN (FRA)... YAMAHA ...+00:10:40
6 ... METGE (FRA)... YAMAHA ...+ 00:12:58
7 ... VAN NIEKERK (ZAF)... KTM ...+ 00:13:15
8 ... GOUET (CHL)... HONDA ...+ 00:13:23
9 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+ 00:13:29
10 ... VILADOMS (ESP)... KTM ...+ 00:13:34
24...CECI (ITA)... SPEEDBRAIN ...+ 00:35:47


Classifica generale

1... COMA (ESP)... KTM ...026:40:44
2 ... BARREDA BORT (ESP)... HONDA ...+ 00:38:14
3 ... VILADOMS (ESP) ...KTM ...+01:16:03
4 ... DUCLOS (FRA)... SHERCO ...+ 01:16:35
5 ... ISRAEL ESQUERRE (CHL)... SPEEDBRAIN ...+ 01:39:29
6 ... PAIN (FRA)... YAMAHA...+ 01:50:42
7 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+ 01:54:52
8 ... RODRIGUES (PRT)... HONDA ...+ 02:08:18
9 ... CASTEU (FRA) ...KTM...+ 02:23:50
10 ... DESPRES (FRA)...YAMAHA ...+ 02:26:13
26 ...CECI (ITA) ...SPEEDBRAIN ...+06:14:43

La Dakar arriva in Cile. Despres, Coma e Barreda trio imprendibile. Joan Barreda è all’attacco, ma Coma non ha difficoltà a controllare l’avversario e difendere il suo primato.

Calama, 13 Gennaio. Ed è arrivato anche il giorno di Cyril Despres. Finalmente un giorno di sole e di consolazione per il Campione… uscente, che firma con un successo la parte finale della tappa marathon boliviana. Auto e moto sono ancora una volta, infatti, su tracciati completamente differenti, e le moto completano la seconda tappa marathon con una lunga prova speciale attorno al Salar di Uyuni che si conclude al confine con il Cile, e la carovana, alla fine dell’ottava tappa, si riunisce a Calama. I 462 chilometri di PS delle moto sono per la maggior parte su piste piatte o battute che costeggiano il Salar, molto scorrevoli e senza difficoltà particolari. Niente di “Casteraniano”, come ha tenuto a precisare Etienne Lavigne al briefing di Uyuni, scaricando in qualche modo la “colpa” delle difficoltà della prima parte di gara su David Castera. Tuttavia alcune insidie, rappresentate da cambi di terreno e da zone più umide attorno al lago, da lingue di sabbia o di sale, e da incroci con altre piste, restano a richiamare la massima attenzione dei piloti, che correranno tutto il giorno ad un’altitudine compresa tra i 3.600 e i 4.000 metri.
Joan Barreda, Marc Coma e Cyril Despres fanno ormai corsa a sé, staccandosi nettamente dal gruppo. Con obiettivi differenti, che possono però centrare solo con prestazioni di altissimo livello. Barreda tenta di scappare e di recuperare il terreno perduto, Coma è arroccato in difesa e si limita a punzecchiare, e Despres è alla ricerca di un po’ di gloria, che può ottenere ormai solo con un risultato di giornata. Morale, Barreda, Coma e Despres partono nell’ordine, con Barreda che spinge al massimo con il pensiero fisso sulla classifica generale, ma con il risultato frustrante di doversi accontentare di aver fatto coraggiosamente l’apripista per tutta la lunghezza della tappa. Despres, infatti, raggiunge Coma e i due si tirano a vicenda per non perdere di vista Barreda. Il ritmo imposto dal trio di testa è elevato, e gli inseguitori, Pedrero, Rodrigues, Przygonski, Esquerre, perdono progressivamente il contatto allungando i rispettivi ritardi.

Nel finale Despres alza ulteriormente il ritmo, e verso la fine della PS si avvicina a Barreda, lasciando comunque allo spagnolo il compito di aprire la pista. In questo modo il francese diventa il miglior alleato dell’”ex nemico” Marc Coma, che seguendolo a vista può azzerare il ritardo accumulato durante la prima parte della tappa. Barreda è impotente, e non può far nient’altro che registrare l’evanescenza del margine conquistato con grande fatica, e qualche rischio, fino a quel punto.

A Eduardo Avaroa, la località dove è posizionato il traguardo, vince Cyril Despres, davanti a Barreda, secondo, e a Coma, terzo, che risultano staccati di appena due minuti dopo 460 chilometri. Barreda ha recuperato a Coma la miseria di sei secondi. Dal suo punto di vista, nulla di fatto. La classifica generale resta immobile e un’altra tappa se n’è andata con Marc Coma solidamente al comando.
La lotta per il podio diventa meno spettacolare, ma più interessante dal punto di vista tattico. Alle spalle del formidabile trio in avanzata costante, la Dakar segna il passo e resta a disposizione dei colpi di scena. Si ferma ancora Alain Duclos, questa volta per un problema meccanico che costa quasi mezz’ora al franco-maliano, e Jeremias Israel Esquerre si avvicina a grandi passi a un risultato sorprendente. Jordi Viladoms resta al terzo posto e non sembra sentire la minaccia, ma il cileno entra adesso nel suo deserto.
Altra grande giornata di Laia Sanz, e di Paolo Ceci nell’onda di Juan-Carlos Salvatierra.


La grande novità della Dakar 2012 è senz’altro il passaggio in Bolivia, che concorrenti e boliviani conserveranno nella memoria. Il Paese ha accolto la carovana con un calore commovente, organizzando e vivendo il passaggio della Dakar come un evento straordinario. Della folla di spettatori lungo l’intero tracciato abbiamo già detto, e i piloti ne hanno sentito l’energia sulla pelle, ma a Uyuni l’accoglienza è stata addirittura emozionante. Nella caserma del Regimiento Loa trasformata in hotel i Piloti hanno trovato sale e dormitori, e un kit completo per affrontare i rigori della serata e della notte. Pigiama, pantofole, tuta, un poncho e il Ch’ullo, il copricapo boliviano più tipico. Al briefing di Lavigne è intervenuto il Presidente Evo Morales che ha ringraziato ASO e i Piloti, uno ad uno, e ci ha tenuto a farsi fotografare assieme al gruppo. Scene di semplice umanità e bellezza, di spontanea partecipazione ormai perse nel nostro mondo. Adesso la Bolivia si aspetta di veder tornare, oltre alle moto, anche le auto, e di partecipare ancora più intensamente alla Dakar del futuro.

La corsa entra adesso in Cile. Non è un mistero che affronta, nella settimana conclusiva, una terna di tappe micidiali nel deserto di Atacama. Sarà la chiave della Dakar 2014?

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Tappa 9 Calama - Iquique

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Classifica tappa

1... COMA (ESP)... KTM... 004:49:05
2 ... BARREDA BORT (ESP)... HONDA ...+00:01:41...+ 15 minuti di penalità per eccesso di velocità in un passaggio
3 ... DESPRES (FRA) YAMAHA ...+ 00:05:28
4 ... PEDRERO GARCIA (ESP)... SHERCO ...+ 00:08:43
5... SVITKO (SVK)... KTM...+ 00:09:42
6 ... VILADOMS (ESP)... KTM ...+00:11:23
7... RODRIGUES (PRT) ...HONDA ...+ 00:11:44
8 ... JAKES (SVK) ...KTM ...+00:13:40
9 ... SANZ (ESP) ...HONDA...+ 00:14:34
10 ... ISRAEL ESQUERRE (CHL)... SPEEDBRAIN ...+ 00:15:01

Classifica generale

1... COMA (ESP)... KTM.... 036:27:08
2 ... BARREDA BORT (ESP) HONDA... + 00:40:33
3 ... ISRAEL ESQUERRE (CHL)... SPEEDBRAIN 038:35:05 02:07:57
4 ... PAIN (FRA)... YAMAHA ...+ 02:16:13
5 ... RODRIGUES (PRT)... HONDA ...+ 02:22:51
6 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+ 02:24:39
7 ... DESPRES (FRA)... YAMAHA ...+ 02:29:45
8 ... GOUET (CHL)... HONDA ...+ 02:56:24
9 ... CASTEU (FRA)... KTM ...+ 03:21:50
10...SVITKO (SVK)... KTM ...+ 03:27:33


Vittoria di Marc Coma davanti a Barreda e Despres.
In Cile la Dakar inizia con una tappa più soft, piccolo assaggio delle tappe desertiche dell’Atacama. Coma infligge due minuti a Joan Barreda, e cinque a Despres. Nessuno è in grado di contrastare i tre fuoriclasse.
ILa tappa non è lunghissima. Parte da Calama, contorna la zona mineraria di Chuquicamata e punta a Nord verso la riserva del Tamarugal. Dopo un brevissimo trasferimento moto e auto, di nuovo su percorso unificato, affrontano la Speciale di 422 chilometri. È una tappa di transizione, un benvenuto indulgente al deserto di Atacama che diventerà il luogo cruciale della fase finale della Dakar 2014. La Speciale, pur addentrandosi nelle prime zone sabbiose, suggerisce appena le difficoltà che caratterizzeranno i prossimi tre giorni di gara. Grandi spazi e distese velocissime, poche “pozze” di fesh-fesh e solo poche dunette, quasi insignificanti. Il finale, invece, è grandioso e spettacolare, con la ormai famosa “picchiata” nel canalone di sabbia che si affaccia sull’Oceano Pacifico e termina non lontano dal bivacco di Iquique.


In queste condizioni la Speciale delle moto si risolve in una lunghissima, entusiasmante volata. Cyril Despres, incoraggiato dalla prima vittoria finalmente ottenuta al termine della ottava tappa, apre sicuro la pista, a ritmo sostenutissimo fino a oltre metà della Speciale. Joan Barreda, partito alle spalle del francese, riesce ad avvicinarlo ma non riesce a superarlo e Marc Coma, dal canto suo, trattiene un poco la verve e si installa a un paio di minuti dai battistrada tenendo perfettamente sotto controllo i “contenuti” che la tappa può offrirgli. A partire dal primo terzo della speciale, infatti, i responsi cronometrici sono favorevoli allo spagnolo, che passa al comando allungando, seppure di poco, costantemente. Gli resiste Barreda, velocissimo ma costretto a soffrire il frustrante ruolo dell’inseguitore. A partire da metà speciale Barreda rileva il ruolo di apripista fino a quel momento di Despres, che è stato obbligato a tenere un occhio sul road book e l’altro sulla pista e ha perso progressivamente terreno. Coma e Despres, ancora una volta diversamente motivati, offrono involontariamente un nuovo show di perfetto affiatamento tra i due “ex nemici”, con il risultato di castigare ulteriormente le ambizioni di Joan Barreda. Coma risale su Despres e lo affianca nel finale, riducendo ancora la distanza che lo separa da Barreda.


Il finale è quasi irriverente, annunciato dall’apparizione dell’elicottero TV che quasi intralcia il passaggio dei Piloti. Joan Barreda vola per primo giù per i tre chilometri del vertiginoso, spettacolare canalone di sabbia di Iquique, tra due ali di folla esultante, e taglia per primo il traguardo. Alle sue spalle, però, Coma si è avvicinato moltissimo e taglia a soli venti secondi, e Despres chiude un minuto più tardi il terzetto che ha infiammato questa stupenda volata. Il risultato finale, compensato sull’ordine di partenza, stacca ancor di più il piccolo gruppo di fuoriclasse dal resto della corsa. Coma vince la Speciale, Barreda è secondo a quasi due minuti, Cyril Despres è terzo a cinque minuti. In questo modo termina con un nulla di fatto anche il secondo assalto alla vetta tentato da Joan Barreda. Anzi, con il risultato di Iquique la situazione dell’ufficiale Honda si complica ancor di più. A meno di quattro tappe dalla fine, infatti, il distacco di Joan cresce ancora, di poco ma significativamente, e adesso il “giovane” paga all’”Anziano” più di quaranta minuti. A Salta, il programma di recupero prevedeva un rientro medio di sei minuti al giorno. Adesso sono diventati dieci, con un totale che può più dipendere dal confronto diretto ma solo dagli eventuali colpi di scena al teatro delle dune dell’Atacama.


La classifica generale è abbastanza esplicita. Coma e Barreda restano fuori portata, ma il confronto per il terzo posto coinvolge ormai, oltre a Viladoms, anche Esquerre, Pain e Rodrigues. Non c’è pace per Alain Duclos, che pure era partito bene ed era rimasto per quasi metà tappa nel plotone degli inseguitori al quarto posto. Per la terza volta consecutiva in tre giorni, la Sherco del bravo ma non troppo fortunato Pilota francese si ferma per un guasto, e Duclos riparte con quasi due ore di ritardo, scendendo ancora nella generale e favorendo la scalata di Israel Esquerre, il cileno che ora avvicina Viladoms al terzo posto. Più fortunato, invece, è Olivier Pain che, fermo nei primi chilometri della PS, riesce a ripartire dopo pochi minuti e chiude la Speciale nei primi dieci. E ancora fenomenale, anzi sempre di più, è Laia Sanz che, anche lei nei dieci, corre ormai con la velocità dei più forti “maschietti”.


Finisce per essere una giornata facile, di transizione, con un arrivo in orario più “umano”, il primo da quando il Rally è entrato nel vivo. Per questo motivo il pomeriggio sulla “spiaggia” di Iquique si preannuncia insperatamente più lungo e facile della stessa giornata di riposo di Salta. Sarà probabilmente anche l’occasione, per chi lo aveva programmato o per quelli obbligati a farlo, come Viladoms, Pain e Salvatierra per esempio, di operare i famosi cambi di motore e fare così, almeno in parte, il punto della situazione con i riflessi sulla classifica generale. Mancano quattro tappe, arriva la sabbia infuocata dell’Atacama, e un fase certamente emozionante della gara.

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Tappa 10 Iquique - Antofagasta

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Classifica tappa

1... BARREDA BORT (ESP) ...HONDA ...004:42:00
2 ... RODRIGUES (PRT)... HONDA ...+ 00:08:00
3 ... DESPRES (FRA)... YAMAHA...+ 00:09:40
4 ... PAIN (FRA)... YAMAHA ...+ 00:11:11
5 ... COMA (ESP)... KTM ...+00:11:26
6 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+ 00:15:08
7 ... SVITKO (SVK) ...KTM ...+ 00:15:14
8 ... PIZZOLITO (ARG) ...HONDA ...+ 00:16:58
9 ... JAKES (SVK) ...KTM ...+00:18:17
10 ... GOUET (CHL)... HONDA ...+ 00:19:21

Classifica generale

1... COMA (ESP) ...KTM ...039:43:03
2 ... BARREDA BORT (ESP)... HONDA ...+ 00:45:55
3 ... VILADOMS (ESP)... KTM ...+ 01:55:14
4 ... PAIN (FRA)... YAMAHA ...+ 02:13:17
5... RODRIGUES (PRT)... HONDA ...+ 02:20:29
6 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+ 02:23:58
7 ... DESPRES (FRA)... YAMAHA ...+ 02:27:01
8 ... GOUET (CHL)... HONDA ...+ 02:58:43
9 ... SVITKO (SVK)... KTM ...+ 03:30:11
10 ... CASTEU (FRA)... KTM ...+ 03:33:19

Atacama. Quello di Joan Barreda è un attacco disperato, pericoloso, efficace. Lo spagnolo, penalizzato di 15 minuti, tenta il tutto per tutto a tre tappe dalla fine. Mar Coma controlla. Incidente a Jeremias Israel.
Antofagasta, 15 Gennaio. Dune per iniziare, e dune per finire. La Speciale della decima tappa della Dakar 2014, tre alla fine, è lunga 615 chilometri, con un tratto centrale di 185 chilometri neutralizzato. Sabbia, dune, e fesh-fesh, la micidiale polvere finissima, quasi “liquida”, che riempie buche e dislivelli ed è un’insidia invisibile sulla pista. Qualche pista più stretta e accidentata, e non molte difficoltà di navigazione. Moto, Quad, Auto e Camion sono sulla stessa pista. Il lungo serpente della Iquique-Antofagasta è il primo vero impegno della serie dell’Atacama.

Ancor prima di partire sul breve trasferimento, la classifica delle moto è stata modificata dalle penalità inflitte a Barreda e Viladoms, l’ufficiale Honda per un eccesso di velocità, e il portatore d’acqua di Marc Coma per il cambio del motore alla vigilia della tappa precedente. Quindici minuti a entrambi, che rendono ancor più difficile la missione di Barreda a caccia di Coma, e più “tesa” la battaglia per la conquista del terzo posto, che ha perso il contributo eccellente di Alain Duclos, ma che conta ancora tre Piloti abbastanza vicini tra loro.
Al chilometro 114 il primo colpo di scena. Jeremias Israel Esquerre, che è nel plotone di testa e occupa al momento la seconda posizione provvisoria, è vittima di un incidente mentre corre insieme a Joan Barreda. Non c’è chiarezza sulle dinamiche dell’incidente. All’inizio si ritiene che Israel si sia scontrato con un’auto di spettatori, poi l’organizzazione ufficializza una caduta dopo l’urto con una sporgenza di sassi in un tratto stretto. Jeremias Israel, per il momento, non ricorda. Il Pilota cileno, che correva all’assalto del terzo posto, subisce oltre alla momentanea perdita di conoscenza anche lesioni gravi alla spalla destra e al viso, e la sua Dakar finisce sull’elicottero delle Forze Armate cilene e all’ospedale di Iquique. Israel verrà poi trasportato con un aereo ambulanza a Santiago, dove sarà operato d’urgenza. Peccato.

Marc Coma parte per primo dal bivacco di Iquique e in Speciale, ma si lascia raggiungere quasi subito da Cyril Despres. Da capo, gli avversari di un tempo recentissimo procedono quasi affiancati, tirandosi e proteggendosi a vicenda, e soprattutto scambiandosi i dati della navigazione, che diventa un gioco da ragazzi. I due fuoriclasse non vanno a passeggio, anzi, il ritmo è sostenuto e i chilometri scorrono veloci. Alle loro spalle Joan Barreda si lancia in un nuovo attacco disperato. Il pilota macina sorpassi e avversari e stacca i tempi migliori ad ogni controllo di passaggio, recuperando senza sosta e avvicinandosi agli apripista. All’intermedio di inizio della neutralizzazione Barreda è primo davanti a Rodrigues e Despres, a ha già recuperato quasi dieci minuti a Coma, che è settimo e si stacca leggermente da Despres. Come Coma con Despres, Barreda si fa “tirare” dal compagno di Squadra Rodrigues alla ripresa, dopo la neutralizzazione, del confronto cronometrato. L’andatura del giovane talento spagnolo è elevatissima, irresistibile, e ben presto Rodrigues si deve mettere alle spalle del più veloce compagno di Squadra. La pista segnata dalle ruote di Coma e di Despres, Barreda insiste, e non basta che Coma nel finale riprenda l’iniziativa per limitare i danni di giornata.

Sul traguardo di Antofagasta Barreda è primo con un tempo, meno di cinque ore, che la dice lunga sull’impegno profuso dallo spagnolo. Helder Rodrigues, infatti, che è secondo, paga un ritardo di otto minuti, e Cyril Despres, terzo, è addirittura a quasi dieci minuti. Marc Coma è soltanto quinto, alle spalle anche del francese Olivier Pain. Il suo ritardo è salito, nella parte conclusiva della Speciale, a oltre undici minuti, ma la sua classifica generale è ancora largamente al sicuro. Coma, infatti, conserva su Barreda un vantaggio di quasi tre quarti d’ora. Oppure, per dirla con la variabile del momento, di mezz’ora più… un motore.

Dopo la sfortunata uscita di scena di Alain Duclos, non partito e rientrato mestamente per la strada ad Antofagasta, e di Jeremias Israel seriemente infortunato, il confronto per il terzo posto diventa ancora più intricato e acceso. Per il momento Jordi Viladoms è sul terzo gradino del podio. Ma a tre tappe dalle fine lo spagnolo è ormai tallonato da Olivier Pain, a un quarto d’ora scarso, e da Helder Rodrigues, a venti minuti. Improvvisamente, al sesto posto a meno di mezz’ora da Viladoms, riappare Cyril Despres. Questo spiega l’iperattività, e la disponibilità alla collaborazione con l’ex avversario Marc Coma, del Penta Campeon della Dakar.
Paolo Ceci, rimasto solo a difendere i nostri colori, e con Salvatierra a portare avanti quelli di SpeedBrain, inizia a divertirsi, e chiude con il suo miglior risultato di questa Dakar al 15° posto, due posizioni dietro al suo “assistito”. Ancora un volta, immancabilmente, si ripropone lo strillo di questa corsa e di tutte le immaginifiche edizioni che l’hanno preceduta: la Dakar non è finita fino al suo ultimo metro!

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Re: Dakar 2014....le tappe

Messaggioda Tomac » 9 gen 2014, 15:57

Grazie Vincenzo..mi mancavano come l'aria questi report.... :wink: :wink:
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Re: Dakar 2014....le tappe

Messaggioda Vincenzo » 9 gen 2014, 17:59

Prego... :wink:
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Re: Dakar 2014....le tappe

Messaggioda michpao » 9 gen 2014, 20:03

:clap: :clap: :clap:
Complimenti, spettacolare .... continua .... a tenerci informati! :giorno:
:mrgreen:

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Re: Dakar 2014....le tappe

Messaggioda Vincenzo » 10 gen 2014, 12:06

Giornata con il dramma alla Dakar durante la 5 tappa,che deve registrare le prime vittime dell'edizione 2014: si tratta di due giornalisti argentini, Agustín Ignacio Mina, 20 anni, e Daniel Eduardo D'Ambrosio, 51 anni, di Cordoba, che seguivano la corsa e sono morti nel ribaltamento del veicolo su cui viaggiavano. La conferma arriva dal direttore della rivista 'Super Rally', per cui lavoravano. Il camion sarebbe caduto in un burrone sulla strada Cuesta del Clavillo, in località Andalgalà, dopo la conclusione della quinta tappa, da Chilecito a San Miguel de Tucuman. Salvi altri due occupanti del camion, i fotografi Álvaro Dequesada, peruviano, e Martín Delgado, rimasti feriti. Secondo fonti ufficiali, il mezzo, un Nissan verde, è uscito di strada in un tornante, verso le 18 locali, ed è precipitato: rapidamente sono stati chiamati i soccorsi dal primo veicolo che è transitato sul posto, con le persone coinvolte che sono subito state trasportate nell'ospedale di Tucumán: per due di loro, però non c'era già più nulla da fare



18:07 - Dopo il tragico incidente che è costato la vita a due giornalisti, la Dakar 2014 ha prodotto la prima vittima tra i piloti. Si tratta del motociclista belga Eric Palante, in corsa con la moto numero 122. Le dinamiche dell'incidente, avvenuto durante la quinta tappa da Chilecito a San Miguel de Tucuman, sono sconosciute, ma il corpo del pilota 50enne è stato ritrovato senza vita dal "camion scopa" durante l'ispezione del percorso a fine gara.
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Il corpo senza vita dello sfortunato Eric è stato ritrovato verso le 8.30 del mattino mentre il camion che setacciava il percorso era alla ricerca della moto numero 122, proprio quella del belga. Le circostanze e la causa dell'incidente saranno analizzate dalle autorità locali, ma nessun avviso o allerta erano stati mandati agli organizzatori della corsa. Anzi, Palante si era presentato come tutti gli altri al rifornimento d'acqua dopo mezzogiorno durante la quinta tappa. Per Palante questa era l'11ma Dakar.

Considerazioni nel giorno di riposo.

Lo abbiamo visto nella Storia, ci sono state edizioni della Dakar sopraffatte dalle difficoltà, rese infernali e davvero impossibile dal tenore di un programma diabolico e dalla recrudescenza di situazioni ambientali portate al parossismo. Quando Thierry Sabine decise di far attraversare il Ténéré alla carovana della Dakar, intendeva mettere i partecipanti di fronte ad una situazione limite e inedita, basata sulla solitudine e l’indecifrabilità del luogo.

Nel Ténéré non ci sono dune impossibili, e tanto meno fiumi di fango da attraversare. È una distesa di sabbia piatta e abbacinante, priva del ben che minimo riferimento, affascinante ed essenziale, come l’oceano. I concorrenti avrebbero dovuto attraversarlo immaginando di raggiungere un punto quasi teorico, rifornirsi, di lì prendere un’altra direzione e finalmente, dopo aver viaggiato con l’impressione di aver fatto girare le ruote sui rulli con uno sfondo immutabile, uscirne.

Dispersi nel nulla
Parliamo di un’area dell’estensione di 400.000 Km2, dove puoi fare 1.000 chilometri senza vedere nulla se non un vecchio copertone corroso dal sole, o la carcassa di un camion, o un camion… guasto con 100 persone a bordo che attendono da giorni che arrivi da Agadez il pezzo di ricambio. I Piloti della Dakar dovevano attraversarla con l’aiuto di carte e bussola, nient’altro, e le carte lì non servivano a nulla. Oggi è una situazione difficilmente immaginabile. Accendi il GPS, inserisci i punti, in ogni momento sai dove sei, e lo strumento restituisce l’immagine virtuale del movimento e della direzione reali. Quella volta, era la prima volta, era difficile anche soltanto avere la certezza di procedere in linea retta, e arrivò una tempesta di sabbia che cancellò totalmente, insieme alla visibilità, anche questa possibilità di sensazione, per quanto potesse essere rassicurante o utile. La corsa piombò nel caos, tre tappe vennero neutralizzate, e una quarantina di concorrenti furono dispersi per quattro giorni. Davvero sembrò che la storia della Dakar si fermasse lì per sempre.

The show must go on
Ma la corsa andò avanti, per ordine di Thierry Sabine. Andò avanti lo show, sotto la direzione dei “subalterni” dell’organizzatore unico, e Sabine tornò indietro per tre giorni, rastrellando il deserto palmo a palmo, con la caparbietà, la risoluta determinazione e l’elicottero che tre edizioni più tardi gli sarebbero costata la vita, per recuperare tutti i suoi Piloti, lanciando acqua e viveri, istruzioni, raccogliendo quelli allo stremo. Si salvarono tutti, e la corsa riprese più tardi, anzi, non si fermò realmente mai. 1983, Chirfa, Dirkou, Agadez.
31 anni dopo, gli stessi giorni, nel deserto Argentino tra Chilecito e San Miguel de Tucuman, 300 chilometri in linea d’aria, Eric Palante è rimasto per sempre imprigionato nel suo sogno dakariano, privo di vita non lontano dalla sua moto. Non ha troppa importanza di cosa si muore, quando si muore. La morte può essere istantanea in un incidente, rapida per un infarto, un collasso, la puntura di uno scorpione, una lunga agonia per un cancro. Si può fare o no, molto o nulla, si può arrivare in tempo e salvare, o non avere neanche il tempo di muoversi. Il fatto è che, se una persona non scompare, si sa molto presto quando e dove è stata vittima di un destino.

Quando la realtà venne a galla
Eric Palante, invece, dopo essere stato registrato alle ore 11:13:31 al passaggio del way point numero tre della speciale, ed essere scomparso dai monitor che seguono la corsa basandosi sui passaggi dai wp, non è stato mai stato visto passare al wp 4, ed è stato trovato morto dall’equipaggio Camion scopa, lo ha comunicato ufficialmente l’organizzazione, alle 08:30 del mattino successivo, al chilometro 143, non distante dal wp3. Ancora, ogni pilota ha uno strumento Iritrack montato sul mezzo di gara, e l’organizzatore può seguirne in tempo praticamente reale, dipende dall’intervallo di rilevamento, ogni movimento. E ogni sosta e il tempo di quella sosta. Attraverso lo stesso sistema di sicurezza il Pilota può allertare l’organizzazione, e l’organizzatore può mettersi in contatto con il Pilota. Ma la cosa importante è che la posizione e il movimento, o l’arresto, sono chiaramente rilevabili su tutto l’arco della prova.

La quinta tappa è degenerata per le difficoltà che Piloti e mezzi in gara hanno incontrato nella prima parte della Speciale, tanto è vero che la Tappa delle moto è stata poi interrotta al KM211 e quella delle auto al CP1. Non è un fatto improvviso o derivato da circostanze imprevedibili, come la tempesta di sabbia, ma la conseguenza di quell’accento che gli organizzatori avevano voluto dare a questa edizione. Il caldo, la sabbia molle, un waypoint introvabile per moltissimi concorrenti, le moto bruciate e i Piloti persi che girano in tondo, la distrazione di una manifestazione di lavoratori che avevano picchettato il passaggio a Tucuman, lo scorrere rapidissimo del tempo, il sole alto e implacabile, poi il tramonto, la notte, l’alba per molti, la notte eterna per Eric Palante, il cui “corpo è stato trovato alle 08:30” del mattino successivo. Giorni fa dicevamo che l’elastico era stato tirato un po’ troppo.

Chiamalo, se vuoi, destino
Io penso che la morte sia sempre legata ad una qualche forma di fatalità ineluttabile, improvvisa, indotta, incrociata, anche cercata, e che molte volte si può mettere insieme una vita di indizi che si accoppiano perfettamente all’attimo fatale e appaiono all’improvviso rivelatori. Penso anche che per dare e darsi delle risposte, e per giudicare, bisognerebbe avere la facoltà di raccogliere tutti, dico tutti gli elementi utili a comporre quella verità che regge l’autenticità del giudizio.

Ma dal momento della notizia non ho smesso di pensarci, e per tutto il giorno di riposo della 34ma Dakar, mi sono fatto una serie infinita di domande e dato infinite risposte, e nessuna mi appare soddisfacente. C’è un buco nero di molte ore, fino a quelle 08:30, che si ingoia tutte le ragioni.

Giusto dunque hotel, pranzi, sonno e relax, road book con calma, briefing e procedure doganali per la Bolivia, una visita a Salta, la ricerca di Piloti non visti da una settimana perché troppo avanti o troppo indietro, il bucato e la crema di fissan. Ma sarebbe giusto che questa giornata di riposo fosse stata dedicata almeno in parte alla riflessione, e sarebbe più che giusto, obbligatorio, che gli organizzatori l’avessero fatto. Solo così la Dakar, non questa soltanto del 2014, può andare avanti.

Fonte moto.it Piero Batini
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Re: Dakar 2014....le tappe, report e filmati

Messaggioda tocram » 10 gen 2014, 14:51

Bravo Vince!!!

bei report! :wink:

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Re: Dakar 2014....le tappe, report e filmati

Messaggioda Vincenzo » 10 gen 2014, 23:09

MARK DAVIDSON : 27 ore per percorrere 230 km.
Il pilota australiano dopo 27 ore di guida percorre 230 Kilometri, all'arrivo riparte in moto senza riposarsi per poter continuare la Dakar.


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Re: Dakar 2014....le tappe, report e filmati

Messaggioda CuP69 » 11 gen 2014, 14:56

veramente toccante sto video :idol:

ma... come mai ha impiegato tutto questo tempo per percorrere 230 Km che genere di problema ha avuto?
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Re: Dakar 2014....le tappe, report e filmati

Messaggioda Vincenzo » 11 gen 2014, 20:22

Non sono riuscito a capire il motivo.



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Rest Day. L’Intervista a Paolo Ceci

È il migliore dei due soli italiani rimasti in gara con le moto. Ma Paolo Ceci non si preoccupa del risultato. Il suo compito è assistere Juan-Carlos Salvatierra, che ha già avuto bisogno di un paio d’interventi.
Salta, 11 Gennaio. Giornata di Riposo. E anche di bilanci, di impressioni. Spesso e per molti è un giorno estremamente caotico, nel quale anche il recupero fisico è difficile o ridotto al minimo. In questo caso, vista la micidiale sequenza di tappe che lo ha preceduto, è un giorno talmente agognato che viene sfruttato in ogni caso. Del resto, dopo tre giorni come quelli appena passati, anche starsene fermi in uno stesso posto, e magari dormire in piedi come un cavallo, ma avere da mangiare e non dover vedere l’acqua come un miraggio, è già moltissimo. Paolo Ceci, assistenza veloce con una SpeedBrain ufficiale del boliviano “Chavo” Salvatierra, 25° assoluto e con una classifica che deve essere rivista in suo favore per un errore di giudizio di una penalità, quasi se la gode, e fa di tutto per ricaricare le batterie in vista della settimana conclusiva della sua terza Dakar.


«Tutto a posto. Un po’ stanchino ma tutto bene, tranne che secondo me gli organizzatori si sono lasciati scappare un po’ la mano. Ve bene, la Dakar è la Dakar, ma hanno fatto qualche errore. Io penso che Eric Palante sia morto perché era disidratato. In quella tappa sono rimasti dentro in tanti, e io quando sono uscito dal tratto brutto avevo finito l’acqua e avevo ancora un’infinità di chilometri da fare. Mi sono fermato tre volte a chiedere da bere. È stata anche una escalation. Capisco ora perché l’hanno chiamata “Odissea”. Allucinante, inimmaginabile. Gli appassionati ricordano le Dakar “classiche” con 600 km di speciale, oggi magari sono la metà, ma senza un attimo di respiro. Se continuano a farla così, è una gara che gli amatori non possono più fare, a meno che non si allenino almeno da semi-professionisti. Uno che si allena poco e gira in moto una volta alla settimana, la Dakar non la può più fare. È dura per tutti, del resto. Sono tre giorni che finisco l’acqua e fa un caldo pazzesco, nella quinta sono stati misurati 51 gradi. Alla Dakar, d’accordo, c’è dentro un po’ di tutto, ma già la terza tappa era esagerata. Ci hanno fatto fare quella trialera a 4.300 metri di altitudine, sono riuscito a salire solo alla quarta volta. E non sono proprio l’ultimo arrivato! Quando sono arrivato ai quattromilatré ero morto. E poi, che hanno fatto? Ci hanno messo della navigazione! Fai conto, una vetta, “pelata”, con pendenze da tutte le parti, e lì ti danno un waypoint a sei chilometri, un wp che devi trovare, masqué, che si “apre” quando entri negli 800 metri. Solo un cap, una direzione, e sei chilometri nei quali devi salire e scendere più volte, sempre a quelle altitudini. Basta che sbagli di un pelo, e scendi nella vallata sbagliata, dopo non risali più. È il problema che hanno avuto in tanti, compresi i Brioschi, per esempio, ma anche Sunderland, Pedrero, Gonçalves e via dicendo. Secondo me è stato esagerato, potevano mettere il wp, ma non mascherato. Io non ho sbagliato, ma solo perché quando sono arrivato lì mi sono reso subito conto che dovevo prenderla con la massima calma per non fare stupidaggini. Mi rendevo conto che una volta sceso non sarei risalito mai più».


Ma finalmente sei al bivacco di Salta, puoi fare un bilancio che, credo, sia positivo…

«Tutto sommato, sono contento di essere arrivato a Salta, perché è stata veramente dura. L’unico rammarico che ho è che dopo la seconda tappa, quando mi sono fermato ad aiutare il mio compagno di squadra, sono rimasto un po’ indietro, e di conseguenza a soffrire molto la polvere. Nella quinta e sesta tappa ho viaggiato costantemente in una nuvola, e la sesta era una di quelle tappe nella quale, se fossi partito più avanti, mi sarei divertito e avrei potuto anche pensare a fare un buon risultato. Ma non è il risultato che mi preoccupa, quanto il disagio di correre in condizioni critiche. Ma è un dettaglio, in effetti sono molto contento, perché sto facendo, credo bene, il mio “lavoro”. Sono già riuscito a dare una mano a Juan-Carlos in un paio di occasioni, altrimenti avrebbe avuto il suo bel da fare per proseguire, e allo stesso tempo sono contento di essere qui perché quest’anno è veramente una Dakar ad eliminazione. Devi stare lì con la testa e non sbagliare niente per arrivare tutti i giorni».


Che atmosfera c’è al bivacco?

«Diciamo che non è un clima rilassatissimo, tra i Piloti, sì, c’è sempre un ottimo rapporto, ma non è rilassato perché effettivamente ci hanno massacrato, anche i primi. Ricordo che alla Dakar del 2012, che pure era dura, si arrivava sempre alle tre, quattro del pomeriggio. Adesso quando ti va bene sei al bivacco alle cinque, sei, e anche oltre. Una sera sono arrivato alle sette. C’è gente che continua ad arrivare alle due, tre di notte. Nelle Dakar sudamericane non era mai successo, a meno che non fosse intervenuto un problema».

E i big, come li vedi?

«Vedo Coma che continua a non sbagliare niente, sempre, e che sta andando molto bene. Despres, al contrario, non l’ho visto rilassatissimo. Poi ha fatto quel grave errore di navigazione. Obiettivamente non era facile trovare quel waypoint, ma io l’ho trovato. C’era da seguire un cap, 57 gradi, e lui insieme ad altri ha seguito la traccia sbagliata a 40 gradi. Io sono andato dietro a loro perché non mi sentivo di avventurarmi da solo in quel m…daio e rimanerci dentro. Alla fine eravamo troppo a sinistra, e io mi sono buttato a destra e sono riuscito a trovarlo. Vedo bene Viladoms, che sbaglia pochissimo, e Barreda lo vedo molto bene, e secondo me, è ancora in gara. Secondo me va più veloce di Coma. Ha veramente una marcia in più. Il suo problema è, forse, che non riesce ad amministrarsi. Se riuscisse a farlo vincerebbe guidando con una mano sola. È così, è bravissimo, ma non ancora maturo. Ma penso che ci arriverà. Immagino che oggi anche per i suoi del Team sia difficile tenerlo buono!
Peccato per Chaleco che è fuori, ma gli è andata molto bene. È volato di sotto in un burrone che, quando sono arrivato e ho visto l’elicottero, mi ha preso male. C’era la polvere, d’accordo, ma era una curva a novanta gradi secca, con un pericolo di livello almeno 3, invece indicato come 1. Gli altri, direi che sono ormai fuori».

Come vedi la seconda parte della corsa?

«Adesso, almeno teoricamente, dovrebbe essere un po’ più scorrevole. Me lo auguro. L’Argentina è sempre stata la parte più dura, mi auguro che sia così anche quest’anno, altrimenti c’è da spararsi».


Bolivia, che cosa ti aspetti?

«Le due tappe sono molto lunghe. Abbiamo un problema di altitudine, e l’incognita meteo. Dicono che potrebbe piovere, e farsi 4 o 500 km sotto l’acqua non sarebbe una meraviglia!».


Come passi la tua giornata di riposo?

«Tranquillo in Hotel. Ho dormito abbastanza e me ne sto rilassato. Devo risistemare le mie borse, perché in questi giorni non c’era tempo di riordinare le cose e ho fatto un casino. Non riuscivo a trovare più niente. Poi vado a mangiare qualcosa al ristorante, in perfetta tranquillità, e quindi torno al bivacco perché alle 4 ci consegnano il road book e lo devo preparare. Poi cena, massaggio e a letto presto, perché la gara riprende
prestissimo, sveglia alle 3 e mezza».


E Luca Viglio, il tuo “collega scampato”?

«L’ho visto quasi tutte le sere. Cerco di tenerlo su di morale, ma ho visto che è uno bello tenace. Soffre molto, ma credo che, arrivato a Salta, anche per lui le cose andranno molto meglio. L’altro giorno si è fermato a dormire tre volte, mezz’ora, e altre volte per chieder acqua alla gente, non ce la faceva più. La “famosa” quinta tappa, che è costata cara anche a Catanese, anche lui disidratato. Ha rischiato grosso, pare che gli abbiamo trovato la pressione a… 8. Era praticamente morto».


Moto e team?

«Tutto bene, la moto va bene e forte. Ho avuto un problema il secondo giorno, al cambio, e ho cambiato il motore, poi più niente da segnalare. Mi dispiace per Botturi, che ha rotto la frizione. Gli ho dato un disco anche io, ma non c’è stato niente da fare. Il Team è perfetto, sta lavorando alla grande».

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Re: Dakar 2014....le tappe, report e filmati

Messaggioda Vincenzo » 13 gen 2014, 18:08

Forza Viglio, il peggio è passato! O no?

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In gara con una Beta di Boano, ma soprattutto con Roberto Boano, che è come avere, dietro sulla sella, cassetta dei ferri e tornio, psicologo, il primario di ortopedia e il prete, tutto nella nervosa leggerezza ossuta di un fisico da albero del Ténéré, Luca Viglio arranca verso Valparaiso. Questo è due volte certo. Che arranca e che va a Valparaiso. Non ci sono alternative, lo sa anche lui, Luca Viglio, quarantenne in forma olimpica di Treviglio, commercialista dagli occhi azzurri che diventeranno di bragia, ma solo a Valparaiso. Nella penultima tappa, quella che portava a Salta, ha fatto l’errore dei più. Sembrava che tutto andasse a meraviglia, la pista facile, l’orizzonte e il riposo a portata di mano, la sensazione ingannevole di essere padrone dell’universo, o un pokemon. Insomma, il momento perfetto per cedere alla tentazione di mangiare la mela, aprire un pelo di gas e… volare. È come quando ti entrano in casa a proporti energia, connessione e comunicazione, acque al prezzo che sognavi e che sarebbe anche giusto un tuo diritto. Se non li butti giù dalle scale al momento del buongiorno, stando attento che sono maleducati e neanche te lo danno, sei fottuto e passi direttamente nelle mani di equitalia.

È così, anche alla Dakar basta un attimo che ti lasci prendere la mano, o che sei particolarmente sfortunato, e si accende il tassametro e parte la tariffa notturna, festiva, extraurbana. Luca è arrivato al bivacco di Salta con un ginocchio disconnesso e un fianco viola. Così si è riposato, certo, ma ha camminato a zoppetto e dormito a metà sull’altro fianco. Quando è ripartito alla volta di Uyuni, mi risulta che sembrava tutto a posto. Appunto, sembrare è il contrario di quello che è, e il cambio cede, ancora in trasferimento. Il resto è storia, il resto del castigo. Ore di attesa, di lotta contro il mezzo, di imprecazioni e di ansia, con la restante quota di punizione già scritta. Notte bianca, penalità, nessuna assistenza e la condanna a un altro giorno in terza, quarta e quinta prima di ritrovare l’Albero del Ténéré a Calama, oggi. Così a Bamba, questo è il nome in codice di Luca Viglio dell’ordine di Endurology, non resta che affidarsi al conforto del Presidente. Con il quale scambia quotidianamente 500 dollari di sms. Ecco l’ultima parte dell’epistolario digitale tra Luca Viglio e Lorenzo Capodano, tra Milano e Uyuni.

Luca Viglio, Bamba
«Sono in uno stato psicofisico orrendo. Sto mangiando, ancora vestito da moto, col casco sul tavolo. Adesso. Arrivato adesso, dopo 15 ore in sella, gran parte delle quali oltre i 3000, con solo terza, quarta e quinta perché al primo trasferimento il cambio della Beta ha deciso che era stanco, si è messo in sciopero, e solo dopo qualche telefonata con chi di dovere son riuscito a rimettere in funzione terza, quarta, quinta. Poi 200 km di trasferimento e 290 di speciale a velocità uno con la paura di sfasciarlo del tutto. Guidare dalla terza in poi è una m(bip) totale. 2h di penalità, credo. Ciliegina sulla torta, oggi è tappa marathon per cui domani riparto nello stesso stato. Altro?».

Lorenzo Napodano, Presidente
«Ahaahahah, sei proprio il solito scemodimmerda, ma oggi non mi inganni. Lo leggo da quello che scrivi, da come scrivi. Ce ne hai messo per mollare brutto bastardo! Ecco adesso ci siamo. Stai iniziando a raschiare il barile. Fra non molto inizierai a chiederti se abbia un senso. Sempre che tu non abbia già iniziato a farlo. Fra non molto ti chiederai se tutto sommato ti piace far sta ca(bip)a... fare questa Dakar. Ti chiederai ma che tracciato di me(bip) è questo? Che schifo è guidare in un Rio pietro-sabbio-feshfeshioso per centinaia di km con 50 gradi? E la risposta sarà affermativa. Fa Ca(bip)reeee!!!! ahahahah
Capirai che è molto più soddisfacente, molto più bello andare a girare a Perino, coi ragazzi, con Lollo che vola per farci ridere, e 2Cazzi che ti aspetta in cima alla mulattiera con la sigaretta stretta tra i denti sbeffeggiandoti. Col sottoscritto al quale rompi sempre i co(bip) per i tracciati che scelgo e te che dopo pranzo, murato di nocino, cadi alla curva Uno.
Ma tutto questo adesso non c’è. C’è solo uno str(bip)o che si chiama Luca Viglio che sta facendo la gara più impossibile del mondo. Da solo.
Ecco, adesso ci siamo. E fra poco ancor di più. Quando sto ca(bip)o di barile l’avrai raschiato con le unghie, l'avrai raschiato del tutto e sarai al vero sfinimento psicofisico, quando piangerai in quella me(bip)a di casco, non sarà ancora abbastanza. Penserai che quello è il tuo limite, ma loro ti porteranno oltre, e oltre ancora. Non ti dirò che hai fatto il giro di boa, che la seconda parte è più semplice, che ti daranno un po’ di respiro adesso. No. Sarà sempre più dura. Ma non perché tu sei più stanco. Si anche per quello. Ma perché loro sono dei gran figli di pu(bip)na. Ma a Valparaiso li amerai sinceramente come se Casterà fosse tuo padre e Lavigne tua madre.
Beh insomma, quando raggiungerai quel limite che non conoscevi, sarai arrivato al punto più importante di tutta la gara. Al significato esatto di questa follia. E forse anche a uno dei punti più importanti della tua vita. Hai 2 sole alternative. 1: mollare. 2: trovare qualcosa dentro te stesso che ti faccia andare avanti. Questo sarà il meccanismo che ti farà passare da uno scemodimmerda a uno scemodimmerda migliore. Da un endurista qualunque a un Dakariano, soprattutto nella vita. Non so quale sarà il meccanismo che sceglierai. Io l’ho trovato alla terzultima tappa. E’ stato un vaffanculo enorme e sghignazzante a tutta questa follia. Ho iniziato a fottermene di tutto. Dei tempi, della foga, della paura. Ho iniziato a guardarmi attorno, a godermi anche qualcosa, a sdraiarmi tra le dune quando ero stanco e a cagare in speciale davanti ai fotografi perché mi scappava. E ho iniziato a divertirmi davvero, sulle dune e ovunque potessi.
Non è detto che questo valga anche per te. Quindi questo consiglio non posso dartelo. Devi trovarlo da solo. Amico mio».


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Re: Dakar 2014....le tappe, report e filmati

Messaggioda Vincenzo » 16 gen 2014, 20:37

Tappa 11 Antofagasta - El Salvador

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Classifica tappa

1 ... COMA (ESP)... KTM ...006:36:08
2 ... DESPRES (FRA) ...YAMAHA ...+ 00:02:51
3 ... PAIN (FRA)... YAMAHA ...+ 00:05:28
4 ... VILADOMS (ESP)... KTM ...+ 00:05:53
5 ... BARREDA BORT (ESP)... HONDA... +0 00:08:12
6 ... RODRIGUES (PRT) ...HONDA ...+ 00:09:23
7 ... PEDRERO GARCIA (ESP)... SHERCO ...+ 00:09:50
8 ... SVITKO (SVK) ...KTM ...+ 00:13:25
9 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+ 00:14:40
10 ... JAKES (SVK) ...KTM ...+ 00:14:47


Classifica generale

1... COMA (ESP) ...KTM ...047:02:14
2 ... BARREDA BORT (ESP)... HONDA ...+ 00:52:33
3 ... VILADOMS (ESP)... KTM ...+ 02:04:49
4 ... PAIN (FRA) ...YAMAHA ...+ 02:22:19
5 ... RODRIGUES (PRT)... HONDA ...+ 02:29:33
6 ... DESPRES (FRA)... YAMAHA ...+ 02:32:18
7 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+ 02:41:09
8 ... GOUET (CHL)... HONDA ...+ 03:21:35
9 ... SVITKO (SVK)... KTM ...+ 03:43:06
10 ... CASTEU (FRA)... KTM ...+ 04:02:26


3° successo di Marc Coma (KTM), che consolida la leadership.
La Dakar è nel cuore dell’Atacama. Il deserto più arido del Mondo, senza nuvole e con una piovosità vicinissima allo zero statistico, ma la pioggia si è fatta attendere anche per 400 anni, virtualmente sterile e privo di umidità, dove la vita è già di per sé una grande scommessa. Eppure basta che l’evento rarissimo delle poche gocce d’acqua di un piovasco si manifesti e, in poche, ore la distesa si trasforma in un incredibile giardino dell’eden, poche ore dopo restituita all’arsura e alle sue raccapriccianti escursioni termiche. L’Atacama non è un luogo desolato, al contrario. La posizione, le Ande a Est e l’Oceano a Ovest, la varietà delle situazioni morfologiche, dalle piatte distese sassose agli oceani di dune, l’arco di luce che ne modella i rilievi cambiandone i colori, la costellazione di luoghi singolari e seducenti, la storia dei suoi centri minerari, dei suoi villaggi, lo rende affascinante come altri pochi posti al Mondo. Per conoscere l’Atacama bisogna esserci stati o leggere Rivera Letelier, il minatore-romanziere che ora vive ad Antofagasta. O partecipare alla Dakar.


L’undicesima tappa dell’edizione 2014 torna in questo luogo incantato per proporre la Prova Speciale più lunga del Rally, complessivamente la più difficile e impegnativa. Un’antologia della durezza del territorio e della corsa, con le piste dell’area mineraria, per incominciare, i passaggi di “rios” e “quebradas” sassosi e in secca, i numerosi dislivelli, anche sensibili all’inizio della prova, le lunghe distese di terreno accidentato, ed entrare, nella seconda parte, nel cuore dell’Atacama, affrontare i 120 chilometri di sabbia e delle dune di Copiapò, e risalire infine in quota fino al bivacco di El Salvador. È una tappa che tutti i partecipanti dovrebbero poter portare a termine senza alcun contrattempo per conservarne nella memoria il fascino, ma naturalmente non è questo, nelle intenzioni dei tracciatori della corsa, l’obiettivo primario. E infatti…
Quasi 150 chilometri di trasferimento iniziale, e quindi è Prova Speciale. La più lunga del Rally. Joan Barreda apre la strada. Compito particolarmente ingrato, proprio oggi. La prima parte della tappa è affrontata con una certa circospezione, e il solo Cyril Despres si dimostra più attivo alzando lievemente la media. Barreda si è reso conto che non può sbagliare e contiene la consueta verve, navigando con attenzione e assoluta precisione davanti a tutti per oltre metà della PS. L’ordine di partenza ha intanto favorito Marc Coma che, partito dalla quinta posizione, è nella condizione ideale per trarre il massimo vantaggio dalla tappa. Per un lungo tratto lo spagnolo naviga da solo al riparo dai rischi, poi si accoda a Rodrigues, partito tre posizioni davanti a lui. L’andatura e la classifica degli intermedi lo premiano, e Coma si avvicina anche a Despres e Barreda che ormai procedono praticamente affiancati. Il suo vantaggio aumenta.

La gara prende una piega inaspettata prima ancora di entrare nelle dune di Copiapò, congelando la situazione e marcandone ancor di più i contorni. Barreda cade, e nell’urto con la dura realtà dell’Atacama rompe la strumentazione della sua Honda ufficiale. Senza più alcuna possibilità di navigare, Barreda deve così rinunciare ad ogni possibilità di attaccare. Costretto a seguire da vicino Despres, che non ha più nessun interesse a spingere, lo spagnolo interrompe bruscamente la sua azione d’attacco e subisce suo malgrado l’evoluzione della tappa, ormai senza scampo. Barreda perde terreno, scende al quinto posto e, quel che è peggio, il conto sulla sua fattura di questa Dakar aumenta a dismisura.

Il traguardo di El Salvador diventa un appuntamento con la frustrazione. Despres, Coma e Barreda arrivano alla mèta a braccetto. Coma, dopo i successi della quinta e nona tappa, vince per la terza volta dall’inizio della Dakar, e per la ventesima da quando la Dakar si disputa in Sud America. Il primato del fuoriclasse inizia ad assumere la fisionomia del quarto trionfo. Joan Barreda è infatti solo quinto e cede altri otto minuti al leader, portando il suo ritardo a oltre cinquanta minuti. Tutto sommato, basandoci sugli scarti dell’ordine di partenza, l’esito della tappa rispecchia abbastanza fedelmente quella che poteva essere la sua ipotesi di sviluppo. È certo un peccato, però, che la Speciale più attesa non abbia potuto mandare in scena i numeri migliori del suo programma.

Nulla di fatto anche nella corsa nella corsa, quella per il terzo posto. Olivier Pain, terzo al traguardo di El Salvador, rosicchia appena mezzo minuto a Jordi Viladoms che, giunto alle sue spalle, ha portato un altro ottimo risultato al suo mulino. Certamente non è finita. Cyril Despres, con il secondo posto, recupera altri tre minuti a Pain e cinque a Rodrigues, ed è ormai a meno di dieci minuti dal quarto posto di Pain. Paolo Ceci entra abbondantemente nei venti, è sedicesimo, insieme a Juan-Carlos Salvatierra.

Atacama carissimo per la gara dei Quad. Le sabbie infide delle dune hanno macinato colpi di scena e sacrificato le prime vittime. Si fermano sia Ignacio Casale che Sergio Lafuente. L’uruguaiano ha la peggio, ed è costretto al ritiro, pare per rottura del motore, prima ancora di giungere alla metà della Speciale. Ignacio Casale, come negli ultimi giorni, ripara e riparte, riprende il comando e si avvia alla conclusione della tappa trascinando dietro di sé il connazionale Victor “Patagon” Gallegos.

Jeremias Israel, intanto, è a Santiago. Lo sfortunato Pilota cileno è stato sottoposto agli interventi chirurgici necessari per ridurre le fratture al polso sinistro, alla mano e all’avambraccio destri, alla spalla destra e al setto nasale.

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Re: Dakar 2014....le tappe, report e filmati

Messaggioda Vincenzo » 17 gen 2014, 12:12

Tappa 12 El Salvador - La Serena

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-Marc Coma ha sostituito il motore ieri sera percui stamane parte con 15 minuti di penalità, il vantaggio su Borreda Bort si riuduce pertanto a 37'36".
-Barreda Bort si è fermato al km 264 con problemi alla moto. Non si sà se riuscirà a riprendere la gara o sarà costretto al ritiro.
-Dopo esere riuscito a ripartire Barreda Bort è di nuovo fermo a 25km dal traguardo con problemi , sembra, allo sterzo della moto.

Classifica tappa

1... DESPRES (FRA) ...YAMAHA... 003:58:18
2 ... COMA (ESP)... KTM ...+ 00:02:17
3 ... PAIN (FRA) ...YAMAHA ...+ 00:05:53
4 ... RODRIGUES (PRT)... HONDA ...+ 00:07:21
5 ... VILADOMS (ESP)... KTM ...+ 00:09:10
6... GOUET (CHL)... HONDA ...+ 00:09:52
7 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+ 00:10:45
8 ... CASTEU (FRA)... KTM ...+ 00:11:03
9 ... JAKES (SVK)... KTM ...+ 00:12:04
10 ... PIZZOLITO (ARG)... HONDA ...+ 00:12:49
16...CECI (ITA) ...SPEEDBRAIN ...+ 00:33:58


Classifica generale

1... COMA (ESP)... KTM 051:58:06
2 ... VILADOMS (ESP)... KTM ...+ 01:59:44
3 ... PAIN (FRA)... YAMAHA ...+ 02:08:03
4 ... DESPRES (FRA)... YAMAHA ...+ 02:14:12
5 ... RODRIGUES (PRT)... HONDA ...+ 02:16:24
6 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+ 02:36:58
7 ... GOUET (CHL)... HONDA ...+ 03:13:31
8... SVITKO (SVK)... KTM ...+ 03:47:51
9 ... CASTEU (FRA)... KTM ...+ 04:01:05
10 ... JAKES (SVK)... KTM ...+ 04:19:35
16... CECI (ITA)... SPEEDBRAIN ...+ 08:25:58

Tappa 12 al cardiopalmo! Vincono Despres e Peterhansel. Barreda è K.O.
Ultima escursione nel deserto di Atacama e ingresso nella 4a regione di Coquimbo con arrivo a La Serena che, dopo Santiago, è la più antica città del Cile. La 12ma Speciale parte direttamente dal bivacco di El Salvador e si conclude 350 chilometri più avanti, a Copiapò. Dopo la PS, altri 350 chilometri di trasferimento. Lunga poco più di metà di quella precedente, non è comunque una Speciale da sottovalutare, per il semplice fatto che torna e insiste nello stesso teatro del finale della tappa precedente: le dune di Copiapò. Ancora una volta, quindi, navigazione e sabbia a perdita d’occhio, con un cordone finale di dune come ciliegina sulla torta.

Moto: vince Despres
Era cominciata con un piccolo aggiustamento della tappa precedente. Al bivacco di El Salvador Marc Coma aveva cambiato il motore alla sua KTM, una misura precauzionale presa contando sul largo margine di vantaggio che lo spagnolo deteneva sull’immediato inseguitore, Joan Barreda, che passava da 52 a 37 minuti. Per la stessa ragione Marc Coma veniva retrocesso al decimo posto della 11ma tappa, conclusa con il miglior tempo, e la vittoria era passata a Cyril Despres. Non risulta che Coma avesse ordini di scuderia che gli imponessero di congelare il risultato (sigh!) come era scandalosamente avvenuto nella gara delle auto, Coma sapeva perfettamente che ci doveva pensare da solo, ad amministrare il suo risultato. Poi eccoci nel vivo.
La corsa sembra scorrere liscia, senza fatti imprevisti né clamorosi, come se fosse sazia dei colpi di scena che l’hanno alimentata per quasi due settimane. Coma parte per primo e apre senza forzare, attento come sempre a minimizzare rischi ed errori. La scivolata del giorno precedente, poi risolta senza contraccolpi se non per la… carenatura della sua KTM, è comunque un segnale di attenzione che lo spagnolo ascolta. A metà tappa Cyril Despres raggiunge l’ex compagno di Squadra e assume il comando delle operazioni, dando alla Speciale il suo assetto tattico definitivo. Solo un attimo di paura, nel finale, allorché la coppia di testa torna sui suoi passi per cercare un waypoint.
Il tempo perso è trascurabile, e Cyril e Marc riprendono senza essere avvicinati troppo. Lo spauracchio delle dune di Copiapò ha mitigato gli ardori, e il miraggio dell’epilogo fa il resto. Fuori Francisco Lopez, e fuori Jeremias Israel, i cileni incitano Daniel Gouet, che conclude al settimo posto dando spettacolo nel “mar de las dunas” di Copiapò. Ormai si bada più a mantenere il piccolo o grande patrimonio strappato ai 12 giorni di tortura, e il pensiero del traguardo finale è quasi tangibile, anche per quelli che hanno patito per tutta la gara come David Casteu, che corre ormai dai primi giorni con una piccola frattura alla spalla e che entra finalmente nel manipolo dei primi dieci.

Barreda: un disastro, Honda giù dal podio della Dakar
Joan Barreda non è particolarmente attivo, per due terzi della tappa recupera terreno ma con accortezza. Sembra quasi aver finalmente ascoltato quei consigli che lo invitavano ad una maggiore calma e circospezione nell’affrontare la quotidianità di una gara massacrante come la Dakar. Qualcuno l’ha detto, del resto, non è attaccandolo che uno può impensierire un Pilota dell’esperienza di Marc Coma. È più facile, forse, indurlo a un calo di attenzione, e quindi a commettere un errore, dandogli l’impressione che alle spalle non si muove foglia, che non c’è attività di disturbo.

Ironia della sorte, Barreda cade a meno di cento chilometri dall’arrivo.
La moto è semidistrutta ma il Pilota la rimette insieme in qualche modo. Perde venti minuti, poi riparte. Qualche chilometro, e deve rimettere mano al lavoro fatto, la situazione peggiora. Tra i danni più importanti la rottura della testa della forcella. Barreda procede guidando con una mano e tenendo unito l’avantreno con l’altra. Il cronometro scorre, implacabile. A 20-30 chilometri dall’arrivo lo spagnolo deve fermarsi nuovamente. Tira fuori i denti, ripara ancora. Arranca, è disposto a caricarsi la moto sulle spalle, non si arrende. Taglia il traguardo spingendo la moto, due ore e mezza dopo Despres.

La rimonta di Despres: ora è a 4 minuti dal podio
Barreda scende dal podio, ma sale nella stima. Coma è sempre più definitivamente solo in testa al Rally. Drammatico, di conseguenza, anche il confronto per il terzo posto del podio. Pain risale fino al terzo posto, a cinque minuti dal vincitore. Viladoms non si fa sorprendere e concede solo tre minuti all’avversario. Con il ritardo di Barreda, Viladoms sale al secondo posto e Pain al terzo della generale. Adesso Cyril Despres, con la terza vittoria di tappa, si porta a quattro minuti dal podio, che si prepara a giocare al fotofinish. Ignacio Casale vince un’altra tappa dei quad, Polo Ceci è all’arrivo al 16° posto, giusto dietro a Juan-Carlos Salvatierra, come al solito. Forza Luca Viglio, ci siamo quasi!

Auto: Peterhansel infrange gli ordini e vince
Ci apprestavamo a riferire con la maggiore distanza emotiva possibile di questa penultima tappa della Dakar. Che senso aveva accalorarsi per la scena, se dietro le quinte del teatro della Dakar si gioca sporco o poco sportivo? Certo, eravamo in agguato, in attesa che la Dakar delle auto tornasse sui binari della decenza con un fatto in qualche modo rivoluzionario, giusto, in grado di cancellare l’onta dell’ordine di scuderia impartito da Sven Quandt ai suoi Piloti di punta.
Il fatto prende corpo e si materializza pian piano, insinuandosi nella routine di una dinamica all’inizio della tappa non particolarmente avvincente. Orlando Terranova apre la pista per quasi tutta la speciale, ma segna il passo giusto a pochi chilometri dall’arrivo. Al-Attiyah stacca i migliori tempi parziali rimanendo in testa per quasi tutta la tappa, ma anche il Principe cede nel finale.
La sensazione è che l’ordine del tram manager sia andato a infrangersi sul muro degli Uomini. Che Terranova e Al-Attiyah si siano fatti da parte per lasciare l’intera scena ai protagonisti, loro malgrado, dell’affaire Quandt. L’arrivo in tempo reale nella polvere di Copiapò è al fotofinish. Fa venire la pelle d’oca, e offre l’immagine strabiliante della rivincita dei giusti, quasi biblica se mi è consentito. Joan Roma taglia il traguardo insieme a Stephane Peterhansel, lo spagnolo registrato due secondi prima del francese. Al Attiyah e Terranova aspettano sei, sette minuti prima di comparire, e con loro taglia anche Giniel De Villiers. Non è propriamente il quadro generale profilato dal manager.

All'orizzonte un duello finale stratosferico
I risultati parlano un’altra lingua. L’antica lingua dello sport. “Peter” è primo, Al-Attiyah è secondo. “Nani” è terzo a quasi sei minuti. Tre Mini. Non era questo il disegno di Quandt? No! Stephane Peterhansel, con la quarta vittoria in questa edizione, torna al comando del Rally, trenta secondi davanti al compagno di squadra. Non è più una sensazione, alla fine della penultima tappa si profila un duello finale stratosferico. Se lo giocano i due Piloti che hanno dato un senso al thriller di questa Dakar.
Giornata incredibile! Ora manca un solo giorno alla fine. Siamo all’epilogo. L’ultima tappa è, un po’ come la prima, una lunga passerella. Meno di 160 chilometri di Speciale tra due trasferimenti di 120 e 250 chilometri, su piste dure e sinuose, finalmente in mezzo alla vegetazione. Se all’inizio il rischio era più nei Piloti che nella pista, con l’inevitabile emozione che accompagna l’avvio di una corsa per troppo tempo attesa, il finale può riservare, al contrario, un eccessivo rilassamento e il pericolo di una distrazione fatale. Ma non questo finale!

Dal comunicato di Luca Viglio. “La tappa è stata ancor più facile delle precedenti. Fisicamente mi sentivo bene. Le dune di Copiapò, per chi abbia un minimo di esperienza, non sono quell'inferno che i Piloti descrivono. Con una preparazione media e un po’ di attenzione sono strada rassicurante che corre sotto le ruote. Ho fatto questa Dakar per purificarmi dalle tossine della vita metropolitana, ho svolto il tema senza pensieri, non un’ansia. Per questo avevo deciso di non pormi di fronte a una classifica. In Argentina, Bolivia, Cile, ho guidato come facevo in Arizona con la Harley. Dall’alba al tramonto, a volte oltre, per godermi lo spettacolo della natura, dissetare la mente alle sorgenti dell’Aconcagua, appoggiare l’orechio come gli indiani e sentir battere il cuore al ritmo del crepitio della crosta sull Salar, ossigenarmi sulle Ande e guardare lontano con la sensazione inebriante di essere in equilibrio tra due Paesi, fermarmi per provare a immaginare la sofferenza dei primi viaggiatori transahariani e lasciare scivolare il tempo oziosamente sdraiato sulle creste delle dune del Mar de Are, così, per piacere di farlo. Ho scelto la moto perché ho sempre ritenuto che Piersig pensasse a me quando ha descritto il privilegio del motociclista di essere nella scena, e non uno spettatore. Finalmente, risvegliato dall’irragionevolmente affannato contesto nel quale mi trovo, e ricordatomi che son anche un Pilota, oggi ho voluto immergermi per un giorno nella liquida sospensione del corridore dei deserti. Avevo già fatto il giorno precedente quelle piste contro luce, e ho deciso con il favore del sole di muovere anche la classifica, pretestuosa ragione del mio viaggio intercontinentale e dell’anima. Ho risvegliato dolcemente l’acceleratore, e la sera, per la prima volta, sono andato al tabellone a leggere il mio risultato. Non avevo dubbi, ma così, per saperlo. Giusto dietro, cinque posizioni, al Pilota ufficiale Honda, Joan Bang Bang. Adesso mi sbrigo nell’ultima e torno a casa, ricaricato, purificato!”

Bugia, grossa bugia, ce la siamo inventata. Tutti sappiamo che la Dakar a Luca Viglio l’anima gliel’ha quasi strappata, a lui, a oltre metà dei partenti che si sono arresi anzi tempo e almeno alla metà dei sopravvissuti, e che la sua classifica il ragioniere non è mai arrivato a vederla perché il tabellone era già in viaggio per la tappa successiva. Ma siccome in questi giorni se ne sono sentite e viste di tutti i colori, e siccome Viglio sta davvero per farcela, abbiamo fatto finta che fosse la sua comunicazione ufficiale, beneaugurale, risolutiva come quella che ha rilasciato Sven Quandt.

A proposito, alla fine non ci si capisce più niente. Si ha quasi la sensazione che in troppi vogliano farci fessi. Quandt non ha proferito parola, si nega ai media, Peterhansel ha detto che qualcosa forse, vai a sapere perché, non ha funzionato ma che, se l’ordine di scuderia dovesse essere aggiornato, bien sur che vi si atterrebbe. Con una coerenza ambientale straordinaria, anche Roma ha dichiarato che, ce l'aveva detto e tutti l'abbiamo potuto vedere, non c’era nessun ordine di scuderia, ognuno ha fatto la sua gara.
Eccome, lo si è visto benissimo nel risultato e nei piccoli colpi di scena, forature, sbagli di navigazione, sorpasso io, no vai avanti te, prego, ma ci mancherebbe, che lo spettacolo della dodicesima tappa, nei suoi frangenti e nei suoi squisiti frammenti fuori programma, ha saputo offrire ad un pubblico attento e competente.

Mattachioni! Mattacchioni, torna a emergere il malfidato Benigni. Ma come, il team manager dà un ordine, chiarissimo nella sostanza anche se troppo educato nella forma, e finisce che uno non riesce ad eseguirlo e l’altro neanche ha sentito, rivelando que no habìa ordenes? No, signori, qui bisogna smetterla di fare in gentiluomini, bisogna far la voce grossa e farsi sentire. E soprattutto ubbidire!
Ora, con soltanto trenta secondi in più o in meno da gestire, un’inezia sfuggente come una piuma inafferrabile perché trasportata d

a un vento bizzarro, la faccenda è ben più complicata. Dimmi te come faccio ad essere sicuro di stare dietro di venticinque, e peggio ancora, che devo fare se sono davanti di… boh, non so neanche quanti. Potrei fermarmi e far festa, ma no, devono essere tre sul podio, sennò addio progetto di parata Mini. La vedo dura, durissima.
Dormiamoci sopra e domattina prima del via, o più tardi all’arrivo, tutto ci sembrerà più chiaro e più facile, logicamente semplice!
Valparaiso, eccoci!

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Re: Dakar 2014....le tappe, report e filmati

Messaggioda Vincenzo » 18 gen 2014, 12:19

Tappa 13 La Serena - Valparaiso

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Classifica tappa

1... DESPRES (FRA)... YAMAHA 001:57:14
2 ... BARREDA BORT (ESP)... HONDA ...+ 00:02:30
3 ... PAIN (FRA)... YAMAHA ...+ 00:03:10
4 ... RODRIGUES (PRT)... HONDA ...+ 00:03:53
5 ... PEDRERO GARCIA (ESP)... SHERCO ...+ 00:04:05
6 ... VILADOMS (ESP)... KTM ...+ 00:06:01
7 ... METGE (FRA)... YAMAHA ...+ 00:06:38
8 ... GOUET (CHL)... HONDA ...+ 00:06:47
9 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+00:07:46
10 ... CASTEU (FRA)... KTM ...+ 00:09:50
13... CECI (ITA) ...SPEEDBRAIN ...+ 00:11:31
18... COMA (ESP)... KTM...+00:13:23
70... VIGLIO (ITA)... BETA ...+00:40:07


Classifica generale

1... COMA (ESP) ...KTM 053:37:22
2 ... VILADOMS (ESP)... KTM ...+ 01:57:09
3 ... PAIN (FRA)... YAMAHA ...+ 02:06:17
4 ... DESPRES (FRA)... YAMAHA ...+ 02:07:55
5 ... RODRIGUES (PRT)... HONDA ...+02:16:55
6 ... PRZYGONSKI (POL)... KTM ...+ 02:35:17
7 ... BARREDA BORT (ESP)... HONDA ...+ 03:01:09
8 ... GOUET (CHL) ...HONDA ...+ 03:14:30
9 ... SVITKO (SVK)... KTM ...+ 03:51:29
10 ... CASTEU (FRA)... KTM ...+ 04:00:11
18... CECI (ITA) ...SPEEDBRAIN ...+ 08:24:41
73...VIGLIO (ITA)... BETA...+ 49:24:39

Dakar 2014, 13a Tappa. Vincono Marc Coma (KTM) e Joan Roma (Mini All4 Racing) .

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Valparaiso, 18 Gennaio. La tredicesima e ultima tappa consegna gli scettri ai vincitori della Dakar 2014. Meno di 160 chilometri di Speciale su piste sinuose e guidate hanno sigillato il risultato di un’edizione caratterizzata, immancabilmente, da grandi gesti sportivi e da straordinari colpi di scena. Mai come quest’anno, da quando si corre in Sud America, il podio finale è stato così agognato e Valparaiso, che per i più è rimasta sconsolatamente un miraggio, è allo stesso tempo mèta e liberazione. Argentina, Boliva e Cile sono stati il teatro impietoso di un’edizione durissima, a tratti al limite dell’impossibile. Anche e proprio per questo la Dakar di quest’anno è l’avvincente album di ricordi indelebili, che raccoglie le immagini dell’incredibile “viaggio” di tutti quelli che hanno partecipato alla sesta edizione sudamericana della maratona-avventura per definizione.
Il podio di Valparaiso è spagnolo. Vincono due Piloti catalani, Marc Coma tra le moto e Joan “Nani” Roma tra le auto. I due Piloti sono nati in due paesi vicini della provincia di Barcellona, e non a caso sono cresciuti nello stesso ambiente agonistico animato dalla straordinaria passione e competenza di un nostro grande amico. Quando nel 2004 Roma vinceva la prima Dakar in moto, la sua Squadra aveva già designato Marc Coma a succedergli a capo di un progetto rivelatosi ancora una volta vincente.


Moto. MARC COMA, KTM 450 FACTORY RALLY
Marc Coma ha vinto la Dakar 2014, portando a quattro il numero dei successi personali che si aggiungono alle vittorie del 2006, 2009 e 2011. Lo spagnolo aveva dovuto rinunciare all’edizione del 2013, a poche settimane dal via e a causa di un infortunio patito a ottobre, in Marocco. Si può immaginare il senso di frustrazione, il logorio del raddoppio dell’attesa, e le incognite incontrate lungo il cammino verso questa vittoria che, per il catalano, ha un significato senza dubbio straordinario, equiparabile all’impresa che nel 2006 ha aperto la serie di successi dello straordinario fuoriclasse catalano. Forse proprio per questo, Marc è partito dedicando i primi giorni di gara al riepilogo delle sue eccezionali doti e alla verifica dell’impatto tattico dell’enorme bagaglio di esperienza delle sue dieci Dakar precedenti. Coma è poi passato in testa dal quinto giorno, una delle tappe chiave di questa edizione della Dakar, aggiudicandosi la prima delle tre Speciali portate a corredo del suo capolavoro. Nelle restanti otto giornate di gara Coma ha quindi portato al massimo dell’efficienza e del rendimento una classe collaudata e incredibilmente efficace, declinandola con un vantaggio che ha raggiunto la stupefacente consistenza, totalmente insolita per una Dakar “moderna”, di ben due ore e mezza. Il “segreto” che sintetizza il ventaglio di qualità del trentasettenne Pilota di Avià, Barcellona, è in una grande tecnica di guida, nell’indubbia intelligenza tattica e nella formidabile “tenuta” psicologica. Coma ancora una volta non ha commesso un solo errore di rilievo, e ha lasciato agli altri il compito di avventurarsi nei rischi che la Dakar immancabilmente nasconde tra le pieghe della sua avventura. Per KTM si tratta del tredicesimo successo consecutivo della formidabile serie record inaugurata nel 2001, anno in cui Fabrizio Meoni ottenne la prima vittoria, personale e della Casa austriaca.
Il secondo posto dell’edizione 2014 è appannaggio di Jordi Viladoms (KTM) e il terzo di Olivier Pain (Yamaha). Paolo Ceci è 19° assoluto e, finalmente possiamo dirlo tirando un bel sospiro di sollievo, al traguardo c'è anche Luca Viglio. La tappa finale premia Cyril Despres, che vince davanti allo sfortunato Joan Barreda e a Pain, ma che non riesce a scalzare quest’ultimo dal podio finale di Valparaiso.


Auto. JOAN “NANI” ROMA, MICHEL PERIN, MINI All4 Racing
Joan Roma e Michel Perin, già secondi nel 2012 con tre vittorie di tappa, vincono la Dakar 2014 delle Auto. L’attesissimo duello finale tra Joan Roma e Stephane Peterhansel non c’è stato, e la corsa delle auto va allo spagnolo, terzo nella tappa finale di Valparaiso vnta dal sudafricano Giniel De Villiers. Joan Roma, meglio conosciuto come Nani, è il Pilota che nel 2004, vincendo con una KTM la gara delle moto, ha regalato agli spagnoli la prima vittoria della Dakar. Nove edizioni della Dakar con la moto, culminate con la vittoria del 2004, e adesso nove edizioni tra le auto, in una parabola consegnata allo sport spagnolo e mondiale analogamente con un successo. Per il 42enne, fenomenale Pilota di Folgueroles, Barcellona, la vittoria della 34ma Dakar fissa anche un altro record, quello del primo spagnolo che vince in entrambe le categorie. La storia della vittoria di Nani Roma in questa Dakar è avvincente. Persa la leaderhip conquistata alla fine della terza tappa e accusato di non essere ancora “maturo” per un successo, Roma ha spazzato via le critiche ed è tornato in testa alla fine della “famigerata” quinta tappa, dando mostra, al contrario, di superlative qualità tattiche e di guida. Il catalano ha poi controllato il ritorno del principale avversario della sua corsa, Monsieur Dakar Stephane Peterhansel, fino alle penultima tappa, quando il francese è tornato al comando con appena trenta secondi di vantaggio. La tappa finale della Dakar 2014 ha risolto a favore di Roma l’intero Rally, e consacrato il più grande Pilota spagnolo di tutti i tempi.
Le polemiche generate dall’infelice scelta della Squadra di congelare il risultato della terzultima tappa di questa Dakar non toglie nulla al valore del vincitore della 34ma edizione della gara delle auto. Anzi. Roma è riuscito ad attraversare la realtà minata dalle controversie, uscendone indenne e continuando a perseverare nella traiettoria vincente che ha caratterizzato tutta la stagione del Campione catalano.
Per le Mini All4 del Team X-Raid di Sven Quandt, è la terza vittoria consecutiva, le altre due ottenute dall’equipaggio Stephane Peterhansel-Jean Paul Cottret.


Quad. IGNACIO CASALE, YAMAHA RAPTOR
Per Ignacio Casale, ventisettenne di Santiago del Cile, alla quinta partecipazione e vice-campione nel 2013, è la prima vittoria. Una vittoria che rappresenta anche e soprattutto il primo successo di un Pilota cileno alla Dakar. Dopo aver tentato per anni, prima con Carlo Degavardo e quindi con Francisco Lopez, di vincere tra le moto, è finalmente un Pilota di Quad che scatena l’entusiasmo del Paese che è considerato oggi come il cuore della Dakar sudamericana. Dopo il ritiro del Campione in carica, l’argentino Marcos Patronelli, e dopo aver vinto la prima tappa tra Rosario e San Luis, “Perro” Casale è tornato in testa per un giorno alla fine della quarta tappa e, questa volta definitivamente, alla fine della settima, per dar vita ad un acceso duello con l’uruguaiano Sergio Lafuente, poi ritirato il decimo giorno, e collezionare ben sette successi personali. Il podio dei Quad è completato dal polacco Rafal Sonik e dall’olandese Sebastisn Husseini. Al 13° posto l’italiana Camelia Liparoti, formidabile protagonista della gara dei Quad e dell’intera Dakar declinata al femminile.

Lasciamo la Dakar al suo ultimo trasferimento stradale alla volta del centro di Valparaiso. È una formalità, naturalmente, forse l’unica di una Dakar che non ammette niente che sia definitivo se non è compreso tra i due podi di partenza e arrivo, in questo caso Rosario, Argentina, e Valparaiso, Cile.


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Re: Dakar 2014....le tappe, report e filmati

Messaggioda Vincenzo » 19 gen 2014, 18:37

Dakar 2014. Marc Coma: "Una vittoria molto importante!"

Una vittoria perfetta, bellissima. Una di quelle che racchiudono un colossale carico di impegno, di attesa, di tensioni che si sommano, di risposte a domande poste molto tempo prima e quesiti che emergono giorno dopo giorno. Un capolavoro di bravura. Marc Coma è un Campione straordinario, una persona che riesce a esprimere un insieme di caratteristiche che sono squisitamente sportive e umane allo stesso tempo, e che confluiscono in un risultato globale che va immancabilmente al di là del puro gesto agonistico. Nella sua gara, in tutte le sue gare, c’è lo spessore di un confronto che le sue doti portano su un livello ancora superiore. Dalle situazioni più difficili e intense Marc riesce a distillare il senso migliore dell’esperienza sportiva, e proprio per questo le sue vittorie riescono a dare agli eventi che vince una superiore qualità.

«È andato tutto bene. Tu lo sai, è stata una gara durissima ma sì, ce l’abbiamo fatta, questa è la cosa più importante. Da quando siamo in Sud America con la Dakar, questa è stata l’edizione più difficile. Questo è sicuro».

Come l’hai vissuta, soprattutto all’inizio, dopo due anni?
«Non ho fatto in tempo a pensarci. Sapevamo già che la prima parte di questa Dakar sarebbe stata dura. In più, è così, i giovani che partono a manetta, tutti motivati, Marche diverse, e la gara un po’ particolare, soprattutto i primi giorni. Con tanta montagna, molta guida, molto pilotaggio, non era proprio quella gara nel deserto dove siamo abituati a correre e dove ti senti comodo, a tuo agio. Allora, la prima settimana abbiamo cercato di correre con la massima tranquillità, sapendo che ci aspettava una gara lunghissima, e che bisognava assolutamente evitare di partire a fuoco, ma cercare di stare un po’ più calmi».
E finalmente nel deserto, come ti sei sentito?
«Dopo meglio. Ogni giorno meglio fino a che non è arrivato il giorno che mi sono ammalato. In Bolivia. Mi è venuta la febbre, e ho perso la voce. Sono stato tre giorni in quelle condizioni. Già la Dakar è difficile, ma in quelle condizioni lo è ancora di più. Quando sei davanti ti senti addosso una pressione particolare, ti viene la paura di commettere degli errori. Senti come se la testa non ti lavorasse troppo bene, e cerchi di stare il più concentrato possibile per non sbagliare. Sono stato così per tre giorni, cercando la massima concentrazione, quasi come un monaco, in una specie di clausura. Tre giorni che quando finiva la tappa me ne stavo chiuso nel camper, cercando di prendere per me tutto il tempo che potevo per recuperare. Così, perché mi sono detto, sennò qui non arriviamo alla fine».

Anche questa Dakar ha dimostrato che partire a testa bassa, all’attacco, non serve a niente. Bisogna sempre pensare un po’ più avanti, ai tredici giorni che ti aspettano…
«Sì, ma sai, alla fine ognuno fa la gara che pensa che sia migliore per lui, ognuno fa la sua gara. Per noi questo discorso era chiarissimo. Era chiaro che era così, che bisognava guardare sempre avanti, guardare con la testa».

Dopo due anni, è una vittoria che ha un sapore particolare?
«Sì, sicuro, perché se guardo a un anno fa, mi vedo a casa con un braccio che praticamente non… andava, che non potevo guidare una moto. Tornare qua, allo stesso livello di prima, e vincere, sì, fa diventare la vittoria… tanto… tanto speciale».

E la moto ha dimostrato, anche quella, le sue qualità…
«La moto. Il discorso che abbiamo fatto noi, con tutto il Team, era chiaro anche quello. Sappiamo che l’affidabilità è il punto chiave. Magari non abbiamo lavorato molto con le prestazioni, con la tecnologia, non tanto su quelle cose misteriose. Alla fine, non sto qui a dire se servono o no, ma quello che serve alla Dakar è una moto che non si rompe e che va».

Sei contento di essere tornato a correre con Jordi Viladoms?
«Sì, con Jordi abbiamo fatto proprio un bel lavoro. Quando abbiamo perso Kurt è stato un colpo durissimo, perché Kurt era uno speciale, non solo un Pilota, era uno della famiglia, uno che aveva grande carisma, che ti faceva sentire dentro. Ma si deve cercare sempre qualcosa di positivo. Ed è Jordi, che arriva e torniamo a lavorare insieme. Mi ha aiutato più di quanto si sia visto o di quanto la gente può pensare. Quando ero malato, era la tappa marathon, è lui che ha fatto la meccanica alla mia moto, ed una persona che ti porta un po’ di calma, che sa aggiungere sempre qualcosa di buono».

Quale è stata la tappa più difficile?
«Alla fine, la quinta. Quella di Chilecito, dove però ho potuto fare la differenza e andare in testa. Penso che la più difficile sia stata in ogni caso quella».

Vogliamo dire qualcosa di Barreda?
«Penso che il ritmo che può tenere lui, qui non ce l’ha nessuno. Quando andava a manetta faceva paura. Ti prende nove, dieci minuti. Per me è stato il rivale fino a un giorno dalla fine. Fino a Copiapò lui era il Pilota che era lì».

Quando avete deciso di cambiare il motore, non eri un po’ in ansia?
«No. Io pensavo che saremmo arrivati fino alla fine con lo stesso motore. Ma quando sono andato in testa di cinquanta minuti, il Team ha deciso che si poteva cambiare, che avevamo un buon margine di sicurezza, e lo abbiamo fatto. Abbiamo gestito anche quest’aspetto della gara, credo, molto bene».

È giusta una Dakar così dura, o è troppo?
«Io credo che sia stata la più dura del Sud America. Penso che la Dakar debba essere dura, ma anche che trovare il limite a priori non sia una cosa facile. Per gli organizzatori è un compito molto difficile. Per le moto è stata davvero difficile. Per le macchine molte tappe erano diverse, e questo ha significato che in quei giorni per noi è stato davvero un inferno. Va bene andare sul tecnico, è un bene per la sicurezza, ma per contro, fisicamente è un impegno enorme».

E la Bolivia?
«La Bolivia è stata molto bella. Il problema della Bolivia è che stai sempre sopra ai tremila metri, e non c’è l’aria. Erano i giorni che ero malato, e ho fatto fatica».

L’entusiasmo in Bolivia, e negli altri Paesi?
«Sono tutti molto appassionati. Quest’anno abbiamo scoperto l’entusiasmo boliviano, e ogni anno che visitiamo un nuovo Paese, l’aspettativa è molto alta».

Insomma?
«Penso che sia stata una vittoria davvero molto speciale. Contro la Honda, contro Cyril con la Yamaha, con l’incidente di Kurt prima. Per me non è solo il quarto successo, è una vittoria a parte, molto importante».

Già, Cyril, alla fine correvate quasi insieme.
«Abbiamo un ritmo simile, e quando sono arrivate le tappe di deserto partiva lui dietro a me, o io dietro a lui, così alla fine è facile che si viaggi insieme. effettivamente siamo andati avanti insieme!».


Sei contento della vittoria di Nani?
«Sì, veramente sì. Mi dispiace un po’ che con tutto quel trambusto degli ordini di scuderia qualcuno ha voluto togliergli del merito. Questo non mi è piaciuto tanto. Nani ha fatto una bellissima gara, e non ha commesso errori».

A adesso? Già programmi?
«No, no riposo, non abbiamo fatto programmi e intendo stare un po’ rilassato. Spero di fare ancora una stagione “normale”, lavorare con la moto, il Campionato del Mondo, andare a correre in Sardegna…».

Fonte moto.it
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