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La presentazione, oltre ad essere gradita, apre le porte del forum!

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belinda55
 
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mi presento

Messaggioda belinda55 » 19 nov 2013, 21:27

Mi chiamo Patrizia anche se il mio nickname è Belinda, il nome della mia gloriosa KTM 175 del 1974. Con lei ho percorso tanta strada e tanta vita e ancora ne abbiamo da fare ....
Siamo due vecchiette ma con i cuori pieni di sogni, la ruota anteriore tassellata verso il futuro.

Un saluto a tutti quelli col cuore arancio come me.

Patrizia
Tu puoi uscire dall'enduro, ma l'enduro non uscirà mai da te.

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Re: mi presento

Messaggioda Panda » 19 nov 2013, 23:38

Momento momento momento ma sei.."quella del libro"? :D :love1: :wow:
Welcome!!!!!!

belinda55
 
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Re: mi presento

Messaggioda belinda55 » 20 nov 2013, 10:54

..... sì :oops:
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anouk
 
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Re: mi presento

Messaggioda anouk » 20 nov 2013, 11:08

Benvenuta Patrizia :D su :myktm_sign :up: :penna: :penna: :dance: :bounce: :byebye: , sono curioso cos'è la storia del libro...?

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Re: mi presento

Messaggioda belinda55 » 20 nov 2013, 12:31

..... nel 1986 sono partita con la mia KTM 175 (2 tempi!!!) per la Tunisia.... in solitaria. Ho fatto un gran bel viaggetto ricco di incontri e di sorprese. 2.000 kilometri molti dei quali di deserto.... Dal diario di viaggio che scrivevo tutte le sere, è nato un libro che si intitola "Ritratto di Viaggio". Il libro l'ho pubblicato solo quattro anni fa dopo che mio nipote, leggendo il manoscritto, mi ha spinta a mandarlo ad un concorso. Tutto qui.
Ora vado ad un'altra velocità rispetto ad allora ma i miei sogni sono ancora gli stessi. Intatti dal tempo.
Grazie per il bel benvenuto (che mi ha dato modo di ricordare e accennare la mia avventura)
Patrizia
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Re: mi presento

Messaggioda Panda » 20 nov 2013, 12:45

belinda55 ha scritto:..... nel 1986 sono partita con la mia KTM 175 (2 tempi!!!) per la Tunisia.... in solitaria. Ho fatto un gran bel viaggetto ricco di incontri e di sorprese. 2.000 kilometri molti dei quali di deserto.... Dal diario di viaggio che scrivevo tutte le sere, è nato un libro che si intitola "Ritratto di Viaggio". Il libro l'ho pubblicato solo quattro anni fa dopo che mio nipote, leggendo il manoscritto, mi ha spinta a mandarlo ad un concorso. Tutto qui.
Ora vado ad un'altra velocità rispetto ad allora ma i miei sogni sono ancora gli stessi. Intatti dal tempo.
Grazie per il bel benvenuto (che mi ha dato modo di ricordare e accennare la mia avventura)
Patrizia


Sono una tua fan :D :oops:
Mi permetto di consigliare il libro...da leggere e far leggere..è ben scritto,emozionante,fa sognare come ogni libro di viaggi dovrebbe fare. E,dimenticavo,insegna tanto :wink:

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Re: mi presento

Messaggioda tocram » 20 nov 2013, 14:24

Benvenutissima!!! :wink:

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Re: mi presento

Messaggioda Simone73 » 20 nov 2013, 14:52

Ciao Patrizia :D :s-welcome: :ktm: :-D

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Re: mi presento

Messaggioda belinda55 » 20 nov 2013, 15:48

grazie di cuore
ora gironzolerò un po' nel forum .... dicono sia molto interessante :wink:
:she:
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Re: mi presento

Messaggioda Reds » 20 nov 2013, 17:04

ciao Patrizia benvenuta sul forum, e complimenti...!!!!
:up:
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Re: mi presento

Messaggioda Reds » 20 nov 2013, 17:14

mi permetto di incollare il report di quel viaggio....
merita davvero...
:sisi: :sisi: :sisi: :clap: :clap: :clap:


La ROSA del DESERTO e la BELINDA


tozeur . . . Rosa_deserto

L’idea del viaggio in Tunisia era già dentro di me dall’inverno del 1975.
Andavo a scuola a Milano per prendere un diploma di programmatore.
Quell’inverno Claudio Baglioni incide la canzone Poster che dice “Un poster che qualcuno ha già scarabocchiato dice: vieni in Tunisia …. c’è un mare di velluto ed una palma e tu che sogni di fuggire via ”
Stretta nel mio cappotto, quasi fossi l’interprete della canzone, chiudendo gli occhi, immaginavo il mare di velluto e sentivo il calore invadere il mio cuore quasi fossi là, sotto una palma.

La mia moto è entrata nella mia vita il 27 agosto 1980. Stava lì appoggiata al muro di un’officina.
Aspettava me.
Cosa mi affascina di lei? Tutto. Il colore bianco e azzurro.
Il profumo dell’olio ricinato che rimane nei capelli.
Il suono della sua marmitta. Quando cambia il colore del suono so che è ora di smontare il silenziatore e metterci la paglietta da cucina finchè non fa il suono giusto.
Una bellezza.

Lei è il trattino d’unione tra quello che sono stata e quello che non sono più.

Da sempre ho i motori nel cuore.
Mio zio Franco, che era il concessionario storico della Honda a Legnano, il famoso “Novarino”, a 9 anni mi ha messo su un go-kart (era il 1965 e io andavo già in go-kart!)

gokartt
By belinda55 at 2011-09-07

A 11 su un Aspes da cross e mi ha detto: prima in giù e le altre in su e io sono andata.
Ed è così che mi sono innamorata dei motori.

Quando ero piccola a 13-14 anni partecipavo a gare di motocross.
All’epoca imbrogliavo mia mamma spingendo la moto senza avviarla e poi scappavo a Olgiate Olona a girare. Al ritorno lei scopriva sempre dove ero andata perché tornavo tutta infangata e con l’odore della miscela nei capelli…. Ma non si arrabbiava tanto….
E ancora oggi ho il batticuore quando salgo sulla mia moto o su una di quelle di mio figlio.
Un’emozione grande che non passa mai.

Quello che vi racconto è ciò che ho vissuto nell’affrontare da sola con la mia moto un percorso che avevo fino a quel momento studiato solo sulle carte.
Non ho una risposta sul perché io abbia voluto affrontare questa prova. So solo che sono partita con la consapevolezza che sarei riuscita a tornare. Non ho mai calcolato i rischi di quello a cui avrei potuto andare incontro perché ho sempre pensato che il rischio migliore sia quello che si affronta col cuore.

Mai e poi mai mi sarei immaginata di vivere le cose che ho vissuto o di incontrare persone straordinarie come quelle che ho incontrato.

"Ma mille volte meglio il rischio di sbagliare
attraversare il vortice pur di arrivare al mare
che fermarsi sull’argine, alle sponde della vita"
("I fiumi" Claudio Chieffo)

Avevo già fatto un viaggio in Africa all’inizio del 1985, in Marocco dove ho visto per la prima volta le dune. Sono arrivata a Marrakech e giù giù fino a Taroudant e poi a Ouarzazate fra rocce colorate e un deserto da sogno. Bivaccando dove si poteva. Ma non era in solitaria.

La mia sete d’Africa mi ha stimolata ad organizzare, l’anno precedente alla mia partenza, una spedizione italo francese in Niger che aveva lo scopo di studiare gli spostamenti delle Carovane del Sale nel deserto del Ténerè.
In quell’occasione avevo incontrato a Canale5 Ambrogio Fogar che all’epoca teneva la trasmissione Jonathan a cui ero stata invitata per dare un resoconto della spedizione nel deserto.
Con lui avevo parlato del viaggiare in solitaria.
Lui mi diceva che il pericolo maggiore è sempre quello di dover fare i conti con se stessi.
Viaggiare in solitaria significa mettersi a nudo, affrontare le proprie paure, non temere le emozioni che in Africa, più che in altri posti, ti vengono buttate addosso con grande intensità.

Ho preparato il mio viaggio in 3 giorni anche se in verità erano anni che ne studiavo il percorso sulle cartine africane della Michelin.

In teoria avevo già tutto pronto.
In pratica non avevo idea di ciò che avrei dovuto affrontare in prima persona.

Il primo scoglio era la preparazione della moto.
Per fortuna c’era il Giuliano Carugo – un mito a Cerro Maggiore - che con santa pazienza mi ha insegnato alcune cose che mi sarebbero potute servire come lo scalzare le gomme in caso di foratura, oppure cambiare la catena o i fili della frizione o quelli del freno.
E poi mio zio Franco, responsabile del mio amore per le moto, che con la sua benedizione e la sistemazione del mio bagaglio ha dato il tocco finale alla preparazione della moto (e mia).

Tra le poche cose che mi ero portata c’era la mia tanica da 20 litri per la benzina, l’olio per la miscela, gli attrezzi per riparare la moto e il sacco a pelo.
La tanica, preziosa amica, mi serviva perché il Chott el Djerid è lungo 170 chilometri e non ci sono pompe di benzina e dato che l’autonomia del mio Kappa è meno di 70 chilometri, senza tanica avrei dovuto spingere la moto almeno per 100 chilometri….

Sabato 6 settembre 1986 inizia, quindi, il mio viaggio verso l’ignoto.

Dalla casa dei miei genitori a Legnano sono andata a Genova dove avrei dovuto comprare il biglietto della HABIB che mi avrebbe portata a Tunisi.

1belindaacasapartenza

La HABIB è la nave traghetto con solo personale tunisino: un barcone vecchio e puzzolente.
In verità io non ero neppure certa che sarei riuscita a partire perché non sapevo se avrei trovato posto sulla nave e così i miei genitori avevano una remota speranza di non vedermi partire…
Invece naturalmente sono riuscita ad imbarcarmi e partire per il mio viaggio.

Il mio viaggio in solitaria è stato costellato da incontri con persone straordinarie.

I miei primi compagni di viaggio li ho conosciuti proprio al porto di Genova:
Atilla di Berlino alla guida di una Honda da strada con cui sarebbe andato in Algeria passando dal nord perché con una moto da strada non si può fare altrimenti
Nicola e Karl di Chiavari e Rapallo su una Ténerè e un KTM 350: loro avevano come obiettivo Tamanrasset
Volker di Monaco su una Suzuki 600
Martin di Vienna su una Yamaha 600 T

La traversata sulla Habib l’ho condivisa con loro.
A Tunisi ci aspettava Felix, amico (bello) di Volker.

Come dice un proverbio Tuareg: le pietre stanno ferme… gli uomini s’incontrano!

Ed ora ve li faccio conoscere:

25partenzadatunisi

Adesso vi racconto il giro che ho fatto.
Il mio giro prevedeva di percorrere la strada semi-costiera fino a Gabés, tagliare verso Kebili, attraversare il Chott el Djerid (il lago salato più grande del sud) passando per Tozeur e arrivando a Nefta che è l’oasi prima del confine con l’Algeria.
Il giro poi proseguiva per Gafsa e terminava a Kairouan.
Da Kairouan tornavo su verso Hammamet e Nabeul e di nuovo a Tunisi.
Un gran bel giro di quasi 2.000 chilometri!

Volker e Felix decidono di percorrere un tratto di strada con me fino a Gabés per poi loro proseguire per Bordji Bourguiba e entrare in Algeria passando dalla Libia.
L’anno precedente, nell’organizzare la spedizione della Carovana del Sale, ero venuta a conoscenza che la dogana era stata chiusa perché zona militare e così, dopo esserci informati per sapere se la situazione fosse cambiata e aver avuto la certezza che la dogana era ancora chiusa, il loro cammino insieme a me è proseguito fino a Nefta.

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I giorni trascorsi con loro sono stati molto belli e ricchi di avventure tra cui, purtroppo, anche un’aggressione e un bel volo con la moto che ricordo ancora oggi con immutata paura.
La compagnia di due persone che non parlavano la mia lingua ma che erano mossi come me alla ricerca di qualcosa, è stata di grande aiuto e io non li ringrazierò mai abbastanza per la cura con cui sono stata trattata.
Li porto sempre nel mio cuore, ancora oggi che sono passati tanti anni.

A Nefta i miei amici tedeschi Felix e Volker se ne vanno.
Rimango sola e piena di malinconia.

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Per la prima volta da che sono partita mi rendo conto di essere sola.
E così inizio ad esplorare il deserto… Territorio apparentemente pieno di nulla ma così generoso da restituirmi una rosa del deserto e una punta di freccia….
E inizia in mio cammino nella nostalgia… alleviato solo dal ritrovamento della borraccia di Volker


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Il mio Mal d’Africa inizia a prendere corpo dentro di me.

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Rimango sola ma non per molto.
Dall’Algeria sta rientrando in Italia un certo Daniele che gira il deserto con una Vespa.
Al confine incontra Felix e Volker che gli raccomandano di venirmi a cercare perché preoccupati che io sia rimasta sola.
Daniele mi racconta che era molto incuriosito e che voleva conoscermi, visto che a Ghardaia qualcuno gli aveva parlato di me e poi anche in un’altra oasi sempre in Algeria, aveva sentito parlare di una ragazza che girava da sola su un KTM…

104daniele

Il mio incontro con lui è stato un po’ particolare.
Stavo camminando per mano a un bambino quando il mio sguardo va a questo uomo bellissimo circondato da molti bambini. Io ho pensato fosse un tuareg visto che aveva il capo coperto da una tagelmoust. Invece questo tuareg alza una mano e in romanesco mi dice “ahò tu sei Patrizia quella del Ktm?”. Pensate la mia sorpresa…..in mezzo al deserto qualcuno che mi conosceva! Incredibile!

Daniele faceva il barista alla Camera dei Deputati.
Con lui ho percorso un tratto fino a Kairouan dove mi sono fermata qualche giorno.
Il trasferimento, complicato proprio dalla diversa tipologia di terreno che ci siamo trovati ad affrontare, è stato assai difficile.
Io ero fortunata perché la mia moto è alta e quando mi trovavo ad attraversare gli oued (che sono i letti dei fiumi) ero più facilitata. Bastava assecondare il terreno accelerando decisi o entrandovi dolcemente ed era fatta. Per Daniele con la Vespa era più difficile ma da bravo sahariano è riuscito a superare tutti gli ostacoli.
Spesso abbiamo dovuto percorrere tratti su assi di legno sospese su piccoli fiumi.
Il problema maggiore è stata la pioggia e più di una volta ci siamo trovati nel fango fino a metà gamba.
Mentre superavi un declivio sentivi come se la gomma venisse risucchiata ed era davvero dura uscire dall’impantanamento.

Anche queste prove sono state affrontate con la consapevolezza che niente e nessuno potesse bloccare il nostro cammino.
Daniele poi sarebbe rientrato velocemente in Italia dove avrebbe sistemato la moto per tornare nuovamente in Africa e concludere il suo viaggio.

101patriziaevespadaniel

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Io e Daniele ci siamo lasciati in fretta sotto il cartello di Kairouan con un rapido abbraccio e nemmeno il tempo di renderci conto che non ci saremmo più visti e proprio sotto quel cartello ho incontrato il mio nuovo compagno ed è stato come se Daniele in qualche modo mi avesse consegnata a qualcuno che mi avrebbe fatta stare al sicuro.

Sotto il cartello di Kairouan, dunque, ho incontrato Aissa che mi ha fatto vedere il suo paese attraverso i suoi occhi.
A Kairouan ho vissuto come un’ospite d’onore. Viziata e coccolata dai suoi abitanti.
Ho amato tantissimo questa città e ancora oggi la ricordo in tutta la sua bellezza.
Sono stata invitata a due matrimoni, cosa eccezionale per uno straniero.
Ho visto e appreso modi di vivere completamente diversi dai nostri.
Ho condiviso il cibo con una famiglia berbera in mezzo al deserto.

Il vero cambiamento di me stessa è iniziato proprio a Kairouan.
L’Africa è sprofondata dentro di me.
O io sono sprofondata nell’Africa.

45stradaperkebili

A Kairouan ho sentito che non avrei mai più potuto fare un rally. Parlo dei rally in terra africana.
Fare un rally significa perdere il bello del vivere il paese.
Dover far tutto con il cronometro in mano senza vedere.
Ecco una svolta importante nella mia vita.
E pensare che al ritorno dal mio viaggio avrei dovuto partire per il Rally dei Faraoni come navigatrice del grande Gigi Soldano….
Gigi Soldano oggi, tra le tante cose che fa oltre ai reportage fotografici dei grandi Rally, è anche il fotografo di Valentino Rossi.

L’ultimo incontro è stato con Ricky che mi chiede un passaggio fino a Nabeul.
Ricky era di Bolzano e girava l’Africa a piedi.
Lo incontro per le vie di Kairouan insieme a un ragazzo che a prima vista mi sembrava un hippy e invece era il geometra del comune di Reggio Calabria.

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Il trasferimento da Kairouan a Nabeul è stato durissimo in quanto Ricky era più alto di me, il suo zaino era più grosso di lui e la sella della mia moto strettissima.
Ricky, mio ultimo compagno di viaggio, rimane con me un paio di giorni e poi se ne va via su un autobus che lo avrebbe portato a Tunisi per rientrare poi in Italia.

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Io rimango ancora qualche giorno da sola a Nabeul e poi rientro in Italia con la Habib pensando al prossimo viaggio e pensando che il Rally dei Faraoni che avrei dovuto fare da lì a un mese e mezzo, sarebbe stato l’ultimo viaggio con il cronometro in mano.

Io e la mia Belinda avevamo percorso il “Viaggio della Vita”, ancora una volta insieme.


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Tuttavia il Destino stava preparando per me, libera come il vento, un futuro ben diverso da quello che avevo progettato.
Già, perché dal giorno del mio ritorno in Italia molte cose sono cambiate.
Non c’è stato nessun altro viaggio. Non sono più partita per il Rally dei Faraoni. E ho percorso una strada ben diversa da quella che io avrei voluto fare e per cui avevo lavorato tanto.
Fino a quel momento infatti io avevo vissuto per me stessa cercando di migliorarmi come navigatrice di Rally e studiando perché questo accadesse. C’era un mondo intorno a me che girava molto velocemente e io ero presa nel suo vortice. Molto felice di esserlo.
Un mondo, quello dei motori, che amavo moltissimo.

La malattia che già covava dentro di me e che mi rifiutavo di accettare è divampata a causa del grande caldo subito durante il viaggio in Tunisia e sono rimasta inferma per quasi un anno e mezzo.
Ma se dovessi scegliere, ripartirei sicuramente perché proprio grazie a quello che ho vissuto in Africa prima e dentro di me durante questi anni particolari, è nata una nuova me stessa.

E’ difficile raccontare quello che mi è accaduto da allora. Ripercorrerne le tappe significa affrontare nuovamente tutto ciò che era seppellito dentro di me perché superato dalla bellezza di tutto quello che mi è accaduto poi.
Spero però che nessuno si senta afflitto. Non è questo lo scopo. Tutti devono sapere che con la volontà e l’attaccamento alla vita ce la si può fare.
Io sono stata fortunata: dopo che me ne hanno fatte di tutti i colori perché negli anni 80 non si conoscevano le malattie autoimmuni e si brancolava nel buio annaspando e utilizzando i pazienti come vere e proprie cavie, ho incontrato il dott. Rampoldi. Un pediatra di Legnano molto famoso e bravissimo.
Lui mi ha mandata a Ginevra dove ho conosciuto il prof. Miescher.
Era il 17 marzo 1988: San Patrizio!
Con il prof. Miescher ho iniziato il cammino verso la mia salvezza.
Tengo a precisare che le cure che il prof. Miescher praticava già dal 1963, finalmente oggi sono arrivate anche in Italia e ora il suo protocollo viene seguito anche qui.

Ma il miracolo vero si è compiuto con la nascita di mio figlio.
La prima cosa che mi avevano detto nel 1984 diagnosticandomi l’artrite reumatoide era che non avrei potuto diventare mamma.
In Italia non esisteva modo per assistere una mamma con i miei problemi e quindi la via più facile era quella dell’aborto.
Il pericolo maggiore, infatti, viene dopo il parto perché la mamma può non muoversi più e io che avevo già sperimentato questa esperienza, sapevo bene cosa volesse significare.
In più, nel mio caso, quando sono rimasta incinta, facevo cure particolari e qui mi dicevano che il bambino avrebbe potuto nascere con delle malformazioni.
Io ho creduto nel prof. Miescher ma soprattutto nel Segno che mi è stato dato dal cielo e ho proseguito il mio cammino, rischiando … lo so bene.

tenereattilionellapanci

Attilio è nato il 22 agosto 1991 nella clinica Des Grangettes di Ginevra dove centinaia di mamme provenienti da tutto il mondo, affette da artrite reumatoide, vanno ancora oggi a partorire.
Attilio pesava 4,220 ed era sano!

attiappenanato


Oltre all’esperienza straordinaria dell’incontro, c’è un altro denominatore comune nelle mie prime due vite, che mi piace sottolineare: è una borraccia.
A un certo punto in pieno deserto sulla strada che porta in Algeria ho ritrovato per terra la borraccia di Volker. La lettura che ho dato di questo fatto era che i miei amici tedeschi fossero sempre con me e che l’Africa mi stava coprendo di doni.
Ma non è finita.
Tre anni fa la mia amica Maria Grazia Marchelli, incontrata nel dolore di una malattia terribile, guida in Africa, giornalista e fotografa se ne va e mi lascia in eredità la sua borraccia.
Questo fatto rimane per me simbolo di un qualcosa, l’acqua, che porta alla Vita.

Pubblicare il mio “Ritratto di Viaggio” ha significato anche andare a cercare i miei amici. Che fine hanno fatto?
Di Volker ho saputo che dopo un paio di anni da quell’avventura, è partito per le Canarie per fare l’insegnante di surf. Sono certa che un giorno o l’altro lo ritroverò o lui ritroverà me.
Ho ritrovato e parlato con Felix, Atilla, Daniele, Ricky e Nicola.
Felix è proprietario di una compagnia tedesca che noleggia grandi yacht…
Atilla studiava medicina: oggi è primario di rianimazione nell’UCLA medical center di Los Angeles
Daniele è diventato responsabile della sicurezza della Camera dei Deputati
E Ricky? Ricky vive a Londra e si occupa di investimenti petroliferi per la BNP Paribas. Sette anni fa la sua famiglia ha costruito un ospedale in Togo in nome del padre che amava tanto l’Africa.
Nicola studiava architettura. Oggi ha ereditato lo studio di architettura di suo padre a Chiavari.
Da lui ho saputo che dopo che ci siamo lasciati a Tunisi, ha proseguito verso Tamanrasset dove ha deciso di proseguire con un altro compagno incontrato nel deserto. Una notte hanno lasciato il loro bivacco per il grande freddo e nella tempesta di sabbia si sono persi. Sono finiti in zona militare e arrestati. Mi ha raccontato che durante il viaggio ha contato tre o quattro situazioni in cui poteva realmente morire, e tutte le volte pensava ai suoi genitori e a me che chissà dove magari rischiavo la pelle. Il ricordo di me e, dice, del mio coraggio, lo ha tenuto in vita in quelle ore d’angoscia.
E’ incredibile che un incontro così breve abbia lasciato un segno così grande.
Ed è proprio vero che l’Africa rimanda tutto in maniera amplificata….

Le mie prime due vite, si possono in qualche modo accomunare grazie agli incontri che hanno contraddistinto i due percorsi.

Vivere oggi in proiezione di un futuro magnifico costruito sulle basi forti di un passato difficile è il mio segreto, ma ancor di più godere della più piccola cosa… fino a sbalordirsi per quella più grande. Attingere qualcosa da chi mi sfiora appena passandomi accanto o ancor più se mi travolge con progetti nuovi pieni di bellezza.
La mia piccola cura di vita è andare incontro al nuovo che avanza col cuore spalancato.
Essere sempre pronta.

Infatti, il dono che mi è stato fatto a ottobre 2009, dopo che il Patron del Faraoni Marco Bucci ha letto il mio racconto, è stato proprio quello di realizzare il sogno che avevo nel cassetto fin dal mio ritorno dalla Tunisia: partecipare al leggendario Rally dei Faraoni.
L’ho fatto insieme a mio figlio che aveva appena compiuto 18 anni.
Siamo tornati entrambi con più certezze, più ricchi e più uniti.
Non dimenticherò mai il momento in cui ho ricevuto la telefonata. Era il 7 agosto ed erano le 19,30. Stavo tornando da Como con Attilio e davanti al cartello di Fino Mornasco suona il telefono:
“Sono Marco Bucci, il Patron del Rally dei Faraoni. Ho letto il tuo libro e voglio regalarti il tuo sogno!”.

In quell’oceano dorato che da sempre ho nel cuore e che mi ha accolta di nuovo nelle sue braccia forti e dolci, ho ritrovato una me stessa che pensavo non esistesse più
Lui mi ha fatto dimenticare i miei limiti e mi ha restituito forza ed energia vitale.
Lui: il Sahara!


rallydeifaraoni140

rallydeifaraoni039

Quello che vi ho raccontato e che non è scritto nel mio libro, è un pezzetto molto importante della mia vita.
Ecco la domanda e la risposta, che ho cambiato rispetto a quella pubblicata, riportata a conclusione del mio libro: Cosa sarebbe accaduto se non mi fossi mai ammalata?.
Penso che sarebbe stato un vero peccato, penso che mi sarei persa tutto e ancora di più.
Penso che ognuno di noi abbia nel cuore tante risorse da poter sfruttare, risorse buone a cui attingere.
Le mie risorse di oggi sono radicate nella musica che ho dentro: una passione che accompagna da sempre la mia storia.
La musica che canto insieme agli amici di sempre, da quando abbiamo iniziato il coro nel 1975. La musica che è diventata uno degli strumenti della mia guarigione, ancora oggi che ho combattuto contro un avversario ancora più ostile sconfiggendolo.
Non parlo solo della guarigione dalle malattie. Parlo della guarigione dell’anima.

coroasanremo
By belinda55 at 2011-09-07


Parlo dei sentimenti, delle amicizie, del vecchio che passa lasciando ricordi e del nuovo che avanza pieno di sorprese. Parlo dell’entusiasmo che sento agitarsi dentro di me più vivo che mai. Parlo dell’amore che provo verso chi mi ama o mi ha amata. Parlo del bene che vedo in tutte le persone.
Parlo di una amica fedele.
Parlo soprattutto del grande gioco della vita.
Un gioco che vorrò sempre vivere, finchè me ne sarà data la possibilità, da protagonista della mia storia.

Dedico la mia seconda vita
a tutte le persone che con coraggio
affrontano quotidianamente il dolore

NOI SIAMO GLI INCONTRI CHE FACCIAMO

La vostra Patrizia

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Re: mi presento

Messaggioda CuP69 » 20 nov 2013, 17:48

ciao Patrizia benvenuta :)

:giorno: :giorno: :giorno: :giorno:

:s-welcome: in :myktm_sign :globe:

@ Reds: molto bello il racconto :up: ...se fosse possibile corredarlo con le foto sarebbe il massimo :wink:
Ultima modifica di CuP69 il 20 nov 2013, 17:52, modificato 1 volta in totale.
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Re: mi presento

Messaggioda m3xican » 20 nov 2013, 17:51

Però!

Complimenti e Benvenuta Patrizia! :D

Ed ora .......... a me il libro! :D :D
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Re: mi presento

Messaggioda anouk » 20 nov 2013, 18:46

:clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: , bellissimo......, anche se non sono un viaggiatore questi racconti mi fanno venire la voglia di partire.....( magari )......

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Re: mi presento

Messaggioda belinda55 » 21 nov 2013, 16:39

..... beh mi fate arrossire......
il libro, i cui proventi vanno alla Associazione Musicale Jubilate di Legnano, si può ordinare alla mail: amj@jubilate.it
All'inizio lo vendeva l'editore ma alla nostra Associazione rimaneva, pensate, poco più di un euro. Allora cosa abbiamo fatto? abbiamo comprato tutte le copie stampate contrattando il prezzo con lui. Vendendolo direttamente riusciamo a mettere via i soldi che merita.
Grazie a tutti
Patrizia
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Re: mi presento

Messaggioda Reds » 21 nov 2013, 17:14

ciao Belinda, io vorrei acquistarlo, devo semplicemente fare ordine via mail e pago in contrassegno...?!!
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Messaggioda elleR » 21 nov 2013, 23:01

Benvenuta

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Re: mi presento

Messaggioda ktmax » 22 nov 2013, 11:13

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Re: mi presento

Messaggioda belinda55 » 22 nov 2013, 11:28

Reds ha scritto:ciao Belinda, io vorrei acquistarlo, devo semplicemente fare ordine via mail e pago in contrassegno...?!!


Quando mandi la mail, ti verrà dato l'iban su cui accreditare i 18 euro (spedizione inclusa). In due giorni il libro sarà nelle tue mani!
grazie di cuore
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Re: mi presento

Messaggioda Reds » 28 nov 2013, 15:11

desidero spendere due parole parole sul libro che da ieri sto leggendo....!!!!
davvero molto bello e molto ben scritto...!!!! fa davvero ricordare perfettamente i tempi in cui ho fatto il mio primo viaggio in africa...
nel 1986 andare in Tunisia da sola con un KTM 175 2t non è proprio da tutti.....
si sento di consigliarlo a tutti ....!!!!! :sisi: :sisi: :sisi:
:clap: :clap: :clap: :clap:

grande BELINDA...!!!!!!!
:mrgreen: :mrgreen:
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