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A proposito dell'off in Emilia

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A proposito dell'off in Emilia

Messaggioda lucajudoka » 14 ago 2013, 18:20

In Garage: KTM 1190 R; Scorpa 250 Long Ride; Yamaha Tricker 250; Yamaha Tènèrè xt 660 z; Vespa Primavera 125 1975. Honda Dominator Special

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Re: A proposito dell'off in Emilia

Messaggioda tocram » 14 ago 2013, 19:53

L'articolo non lo si legge, bisogna essere abbonati.
Ma la foto che hanno messo è relativa al cartello che indica la via francigena in cento a Pavia. .... che c'azzecca con l'off e l'Emilia? ??

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Re: A proposito dell'off in Emilia

Messaggioda lucajudoka » 14 ago 2013, 19:56

Si può leggere da non abbonati se usi pc o iPad ma non dal telefono
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Re: A proposito dell'off in Emilia

Messaggioda lucajudoka » 14 ago 2013, 20:02

IL CASO
Motociclette sui sentieri delle escursioni:
«L'Emilia si è piegata alle lobby»
Il Club alpino critica le regole approvate dalla Regione: con mezzi a motore si accede all'Alta via dei parchi e alla Francigena

L'antica via Francigena è una delle cosiddette vie Romee che conducevano i pellegrini dall'Europa centrale a Roma.
Doveva essere la legge a tutela dei sentieri dell'Emilia Romagna, per riordinare finalmente la selva - è il caso di dirlo - di norme e disposizioni sul «patrimonio escursionistico regionale», 6900 chilometri che si snodano tra montagne e colline. E invece ha scatenato le proteste del Club Alpino Italiano (Cai), che accusa il consiglio regionale della sinistra ambientalista di essersi «piegato alle lobby motoristiche». Motivo delle polemiche sono gli articoli della nuova norma, che permettono di circolare sui sentieri a moto e quad, i ciclomotori fuoristrada a quattroruote. E che secondo il Cai «inficiano completamente una riforma altrimenti positiva, danneggiano l'ambiente e mettono a rischio la sicurezza degli escursionisti». Critiche respinte su tutta la linea da Marco Barbieri, firmatario della legge insieme ad altri esponenti di Pd e a consiglieri di Sel-Verdi, Federazione della sinistra e Idv. Misura poi approvata da tutta l'assemblea regionale, Movimento 5 Stelle compreso, ad esclusione di Lega e Pdl, «che la giudicavano troppo ambientalista», spiega non senza ironia Barbieri.
Lo scontro si gioca su un paio di passaggi tecnici, che però, sostiene il Cai, «cambiano la sostanza della legge». Finora a regolare la materia erano le norme dei singoli parchi, a cui si aggiungevano il «piano paesistico» regionale, che tutela le zone di pregio, e le «prescrizioni di massima e polizia forestale» (le cosiddette Pmpf), che vietano tra l'altro il transito delle motociclette nelle aree in cui ci sono boschi. «La nuova riforma regionale salva le limitazioni imposte da parchi e piano paesistico, ma rende opzionali quelle previste dalle Pmpf», dice Vinicio Ruggeri, presidente del gruppo regionale Emilia Romagna del Cai. Adesso tocca ai Comuni stabilire quali sentieri interdire al traffico a motore. «Possono riferirsi alle Pmpf, ma queste non sono più vincolanti. E inoltre devono motivare il divieto e segnalarlo con dei cartelli: senza tutti questi passaggi i boschi saranno esposti ai gas di scarico delle moto e gli escursionisti dovranno stare attenti a non essere investiti anche in montagna. Nel caso migliore verrà fuori una situazione a macchia di leopardo. Anche perché molti sindaci, soprattutto nel parmense e nel Piacentino, si sono apertamente schierati con i motociclisti», lamenta Ruggeri.

Il consigliere regionale del Pd Marco Barbieri sostiene che la reazione del Cai è «una tempesta in un bicchier d'acqua», e che l'associazione aveva visto in anticipo e approvato la nuova regolamentazione. «Non potevamo fare diversamente: la viabilità locale è competenza comunale. Se avessi stabilito un regolamento regionale, ci saremmo esposti a una serie di ricorsi». Anche se in altre Regioni, come la Liguria, il divieto generale esiste. Ma Barbieri assicura che le istanze del Cai saranno ascoltate: «I sindaci quando devono stabilire i divieti sono tenuti a consultare anche le associazioni di tutela del territorio. E le aree sottoposte a vincolo ambientale rimangono chiuse al traffico motorizzato», assicura. «Vogliamo che i nostri sentieri siano una porta di accesso a zone poco conosciute e molto belle: cerchiamo di portare la gente in montagna», aggiunge. Il Cai, però, non si ferma e minaccia di lasciare a se stessi i sentieri, visto che la manutenzione è curata dai suoi volontari. La faida pedoni-motociclisti continua. @elenatebano

14 agosto 2013 | 12:05
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Elena tebano
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