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Intervista a Kristian Ghedina

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jenk
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Intervista a Kristian Ghedina

Messaggioda jenk » 1 ago 2012, 20:16

La velocità nel sangue
Veloce con gli sci, ma anche con le moto, le auto, le motoslitte...


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Ci si può divertire un sacco realizzando interviste e questa è sicuramente una di quelle volte. Anche se non è facile seguirlo mentre parla perché è dispersivo, inizia un discorso e poi lo incrocia con un altro, e lo fa continuamente. E poi, parla, parla senza quasi prendere fiato lasciando spesso le frasi in sospeso. E' il sogno di ogni giornalista. Basta 'accenderlo' e lui non si spegne più e salta da un argomento all'altro, tutto a spizzichi e bocconi. Ha una vitalità, una grinta, un modo di raccontarti le cose che ti prende, ti coinvolge, ti fa ridere e scherzare con lui. E poi è buffo: ha sempre la battuta pronta, scherza facilmente, ride, è l'immagine della vitalità e ce ne vorrebbero davvero di più come lui. Un atleta vero, anche se dice che da sei anni non fa più nulla, non si avvicina neanche alla palestra. Eppure al corso di preparazione atletica in Alta Badia, a San Cassiano per la precisione - organizzato dal Consorzio Turistico Alta Badia - dove ci incontriamo, a parte un filo di fiatone e qualche goccia di sudore sulla fronte, non fa alcuna fatica a portare avanti gli esercizi preparati dal 'terribile' Thomas Valentini, allenatore della Nazionale C di sci alpino nonché Maestro di sci alla Scuola di Sci di La Villa. Lui si chiama Kristian Ghedina! Impossibile non conoscerlo, e se non lo amavate già abbastanza lo farete dopo quest'intervista che mette in luce un uomo semplice, un atleta vero, un ragazzone gioviale e sincero, come ce ne vorrebbero davvero di più. Va letta tutta d'un fiato, così come l'ha raccontata lui. Quando gli chiedo l'età ci deve pensare un po'. In realtà mi spiega: "Devo sempre pensarci un po' perché ne dico sempre più di quelli che ho in realtà, infatti anche la mia fidanzata si arrabbia sempre ...però si fa presto... sono nato il 20 novembre del 1969 e quindi ne ho quasi 43"

Che cosa fai attualmente?
"Attualmenteeee...e scoppia a ridere.. Volevo dire il Fancazzista ma non si può". Ridiamo tutti e due e poi continua: "In realtà, sostanzialmente, raccolgo i frutti di quello che ho seminato in tutti questi anni, quando facevo gare di sci. Collaboro con un po' di aziende, molte delle quali sono state miei sponsor. Per esempio la Fischer, la Colmar, la Rent e Go, la Bmw ". E da qui cambia discorso totalmente, ed è la prima di un milione di volte... "Anche questa era una cosa che mi ha sempre appassionato moltissimo, le gare in macchina, fin da quando ero piccolo. Se fossi nato in Romagna sarei di sicuro diventato pilota ma nascendo in montagna (a Pieve di Cadore per la precisione, ma è cortinese da sempre) sei un po' tagliato fuori da questo mondo. A me piaceva la velocità, il rischio, l'adrenalina, le emozioni forti, le decisioni immediate e la discesa libera era la disciplina che meglio si adattava alle mie passioni, era la più adeguata a quello che io cercavo. Sono andato avanti e ho avuto la fortuna di emergere. Quando ho smesso con lo sci mi sono dedicato ai motori e grazie a Alex Zanardi che mi ha dato una mano ho conosciuto i vertici della Bmw e ho cominciato a correre in macchina. Quest'anno è il primo anno che non corro..."

Aspetta, aspetta un attimo stai correndo troppo, ritorniamo all'inizio... Parliamo della tua famiglia e di come sei diventato sciatore…
"Hai ragione, allora devo spiegare tutto dall'inizio, perchè forse non si sa...Io ho perso la mamma quando avevo 15 anni, in un incidente con gli sci, sul Cristallo. Mia mamma Adriana, era di Cortina, sciatrice, maestra di sci. E' stata la prima maestra di sci donna della Scuola Sci Cortina. Sai, una volta non era così facile, le donne erano messe da parte; non era considerato un lavoro da donna fare il maestro di sci. Lei è stata la prima insieme ad un'altra ragazza, e la mia passione per lo sci l'ho presa da lei che era molto simile a me nel carattere. Mio padre è sempre stato preoccupato per quello che facevo. A me è sempre piaciuto tutto ciò che era rischio, pericolo, emozioni forti, quello che piaceva anche a mia madre. Lei è morta... anche per un abuso di sicurezza - se così si può dire - era così sicura di se stessa...è andata fuori pista, ha incrociato gli sci e ha sbagliato, pur avendo esperienza. Nonostante mio padre le avesse detto 'sta attenta, non esagerare, non andare troppo oltre perché qui sbagliare vuol dire cadere e morire'... era un canalino di 7-800 metri molto ripido e se cadi non ti fermi più. Lei è caduta quasi dall'inizio ed è venuta giù a ruzzoloni e purtroppo...Quando l'hanno trovata era ancora cosciente - questo me lo ha raccontato mio padre - e diceva "Angelo (il nome del papà) non è possibile morire in questa maniera". Lei già lo sapeva, se lo sentiva...è morta sotto i ferri. Aveva lesioni agli organi interni, il femore spaccato, l'arteria femorale andata e c'era stata una fuoriuscita di sangue molto forte...E poi l'elicottero non arrivava, mio padre è dovuto andare giù a piedi - all'epoca non c'erano i cellulari - ha camminato 20 minuti prima di riuscire a chiamarli...l'elicottero non veniva, erano i primi soccorsi e non si fidavano, così lui è ricorso al presidente delle guide alpine che lo hanno fatto arrivare...

Decido di fermare il suo racconto e provo a chiedergli, quasi sottovoce, nonostante questo tu hai continuato a sciare?
"Ho continuato sì. L'anno dopo a 16 anni mi hanno convocato in Nazionale e mio padre era un po' preoccupato perché ero una testa matta. Noi eravamo tre figli: mia sorella del 67', io del 69 e Sara, la piccola, del '73. Mio papà era preoccupato perché diceva sempre che la scuola era più importante e quello che diceva mio padre era legge, nessuno osava contraddirlo, è stato sempre molto severo. Una volta sola l'ho fatto - l'ho contraddetto, e me la ricordo ancora. Le prendevo spesso. Ancora adesso quando mi chiede qualcosa dico 'sissignore, comandi ! '- e mentre lo dice si porta la mano alla fronte come nel saluto militare - Io avevo veramente paura, allora. Però a me la scuola non piaceva, non studiavo...Prima di me anche mia sorella era stata due anni in Nazionale...- e si perde un po' raccontandomi della sorella e di come era uscita dalla Nazionale, dopo la scomparsa della mamma, per vari motivi. Poi riprende - Io invece volevo andare in squadra. Mio padre accettò, anche perché sarebbe stata una buona esperienza, mi avrebbe formato. Mi disse 'con la squadra ti farai un po' di esperienza, puoi stare con loro per due o tre anni, ma poi torni e ti rimetti a studiare perché la scuola serve nella vita. Lo sport è un'avventura, ne viene fuori uno su un milione, mentre la scuola è garanzia di successo'. E probabilmente questa cosa mi convinse a impegnarmi molto di più, volevo diventare bravo sugli sci, così sarei potuto restare in squadra e non sarei tornato a scuola". Il concetto mi piace così decidiamo di approfondirlo. "Se uno si vuole affermare, o insomma decide di andare avanti, con la scuola riesce ad affermarsi - ha sempre pensato mio padre - a differenza di uno sportivo che deve avere le qualità, ma anche fortuna, determinazione, tante piccole cose che fanno il campione. Questa è stata la molla che mi ha fatto reagire, volevo fargli vedere, dimostrargli le mie ragioni. Io andavo avanti, crescevo, ma mio padre era sempre molto scettico, dubbioso, diffidente"

Però questa cosa ha dato i suoi risultati, guardandola oggi?
"Sì e vero, però per esempio, lui non veniva mai a vedere le gare. Ed era molto duro con me. Mi diceva 'vuoi fare l'atleta? Ok allora fallo'. Alle 6 di mattina mi veniva a svegliare, mi mandava a fare ginnastica, ad allenarmi. Mi rompeva proprio le scatole - insiste -. E alle 11 di sera ero a casa, non mi lasciava andare fuori. In tanti dicono 'ah, tu fai l'atleta, che bella vita, quante cose fai', però i sacrifici che si fanno sono tanti - è brutto sai ! - tutti i tuoi amici vanno fuori e tu devi tornare a casa presto. Lo stesso vale per la mattina, quando gli altri rimangono a letto e tu ti alzi presto...E' dura... è stata una grossa rinuncia...però ne è valsa la pena e poi...il mio premio Nobel l'ho avuto!"

Davvero?
"Certo, da mio padre. Lui non mi aveva mai fatto un complimento, mai dato un qualsiasi riconoscimento, una soddisfazione. Poi, quando io avevo 32 anni, mi disse 'questa volta devo darti ragione, hai avuto ragione tu, mi hai dimostrato con i fatti che valevi'. Ti giuro, a me è venuta la pelle d'oca ! Non ricevere mai un apprezzamento da tuo padre - oggi ha 65 anni - neanche all'inizio, alle prime gare...- e ricambia discorso seguendo un filo che si dipana nella sua memoria, nella sua mente - Lui era sempre preoccupato e io a 21 anni dopo che ero emerso - a vent'anni ebbi la prima vittoria, ero andato in testa al Mondiale, lottavo con tutti gli sciatori più forti - feci un incidente in auto, dopo aver vinto la prima medaglia nei Mondiali, nel '91 sulla Milano Torino - e di nuovo ci perdiamo nei ricordi, e cambiamo argomento - Mi ero rotto tutto, sono stato in coma: ruppi clavicola, scapola, costole, naso, zigomo, testa, polsi e poi riportai varie abrasioni. Mi dissero che non sarei più tornato sugli sci - ma io non gli ho mai dato molta importanza. - Mio padre pensava morissi e allora disse basta, hai fatto la tua esperienza ora fermati. Feci l'incidente in aprile e ci sono voluti 3 anni e mezzo per tornare ai vertici. Non persi le stagioni, ma dovevo riprendermi per poter tornare sul podio. Poi dal 1995 al 2000 ho avuto grandi stagioni, i miei più grandi successi, le più belle vittorie. E nel 2006 ho smesso e ho cominciato con le macchine - ma si ricorda di qualche cosa e ricambia argomento - mi sono dedicato anche al Km lanciato, volevo provare ma non mi ha dato nessuna emozione...non mi ha fatto nessun effetto...pensavo che andare a 200 km/all'ora mi desse chissà cosa..."

Scusa, ma in discesa libera quanto vai veloce?
"Diciamo sui 150, quasi 170 al massimo km all'ora. Nel chilometro lanciato il record del mondo è250 km/H, io sono andato a 218, ma non mi ha dato proprio niente. Quindi ho lasciato perdere"

Parliamo un po' di moto. La tua prima moto?
"Anche lì... mio padre, conoscendomi, mi diceva 'la moto non te la compro e non te la compri, perchè ti conosco e so che vai a farti male, vai ad ammazzarti'. E allora pensa e ripensa...se non me la compra mi sono detto, me la posso costruire e così ho fatto! Sono andato alla discarica con un mio amico che era un trafficone, abbiamo preso il motore di una moto, il telaio di un'altra, abbiamo trafficato, montato, costruito, andati dal fabbro se per piacere ci faceva un po' di saldature...io avevo 14 anni. Ne venne fuori una specie di chopper, con le ruote piccole, un cinquantino. Poi mi sono evoluto e mi sono fatto la Vespa. Ma questa prima moto l'ho data ad un mio amico - il mio più caro, giravamo sempre insieme - mi disse 'io sono sempre in bici, tu adesso hai la Vespa potresti dare a me la moto per andare a scuola'. E così gliela diedi ma bisognava fare attenzione perchè ovviamente era una moto senza documenti, costruita da noi. Lui accettò tutto felice ma ogni due settimane veniva con un problema. Una volta l'avevano fermato i Carabinieri, una volta si era rotto il motore, una volta aveva qualche altro danno e così io dovevo rimetterla a posto. Mi è sempre piaciuto trafficare con la meccanica. Finchè un giorno venne a darmi la notizia peggiore"

Cos'aveva combinato?
"Stavolta l'ho combinata grossa mi disse... gli chiesi di tutto fino a che confessò! Ti ho venduto la moto! Cosa??? - e mima la scena come se stesse avvenendo in quel momento - Mi arrabbiai tantissimo, ma se era mia come aveva potuto venderla?...L'aveva scambiata, la MIA moto, con un'Ape Piaggio. Siccome stava arrivando l'inverno, per non prendere troppo freddo aveva preferito un mezzo chiuso. Gli aveva dato 100 mila lire oltre alla mia moto. Da lì persi le tracce della moto e non ho più saputo che fine abbia fatto... la mia moto... a cui tenevo tantissimo"

E a quel punto cominciasti ad usare di più la Vespa?
"Con la Vespa andavo in giro, sì, mi ricordo ancora durante la Coppa del Mondo, andavo alle gare in Vespa. Partivo alla mattina, con gli scarponi, mettevo gli sci davanti, fra le braccia e guidavo, spesso aiutandomi con i piedi per stare in equilibrio sulla neve, sul ghiaccio, aiutandomi dove non riuscivo a salire. Andava bene, sai, sulla neve. Poi ho avuto l'Honda 600 XR - dopo i 18 anni - e poi mentre sciavo Ktm Farioli mi fece una proposta. Mi disse 'c'è questa nuova specialità, il Super Motard che si sta affermando, arriva dall'America, dalla Francia, vorremmo farlo conoscere anche qui in Italia: ti andrebbe di correre con noi? Ti diamo tutto, la moto, ti paghiamo le gare, l'abbigliamento". La sua espressione di adesso, mentre lo racconta, è sicuramente la stessa di allora, spalanca gli occhi ed esclama "Secondo te gli dicevo no?" condendo il tutto con varie espressioni colorite locali. "E ho iniziato così, ho vinto anche delle gare, sai? Andavo forte!"

E poi hai corso a Lignano Sabbiadoro, diverse volte…
"Si, si. Una volta con Sala, una volta con Fattori, la prima l'ho fatta con Loris Bettega, di Fiera di Primiero, mi aveva chiesto tramite uno skiman di andare con lui. Non sapevo come si andava sulla sabbia, zero, non avevo mai provato. Però me l'avevano spiegato e quindi provai, basta stare indietro...non usare mai il freno davanti, solo e soprattutto il freno motore ma sai con una 2 tempi era più facile"

Altre gare in moto?
"Eh no, poi ho smesso, anche perché ogni tanto facendo super motard mi rompevo e quelli della Federazione si stavano cominciando ad arrabbiare. Una volta ho rotto radio e ulna, una volta un piede, una volta una lussazione. Poi, anni dopo, sono passato alle auto, quando ho smesso di sciare, nel 2006... Prima però c'era stato un episodio, nel 1998, la prima volta. Corsi nel Ferrari Challenge, per una sorta di premio. Mi ricordo che uno dei miei sponsor, la Milka, mi disse che mi avrebbe dato un premio speciale per la stagione che avevo fatto, bastava che chiedessi. E chiesi di poter fare una gara in auto. Fecero tutto loro. Licenza, gara, macchina. Io andai a Imola e corsi: andai anche discretamente bene, ottavo nella prima gara ed ero settimo in gara 2 quando la macchina prese fuoco e mi fermai. Poi è stata la volta del team Cantarelli, feci una gara di Campionato CVT, Velocità Turismo, con un'Alfa 33. Mi trovai subito a mio agio perché era una gara più alla mia portata, la macchina non era estrema come una Ferrari e se anche facevo danni non c'erano costi altissimi, non fai grossi debiti. Per questo forse, perché mi sentivo più tranquillo, andai forte: terzo, e feci meglio dei loro due piloti ufficiali che non la presero molto bene. (per usare papale papale la frase di Kristian, "sono rimasti di merda perché li avevo pettinati tutti e due").

So che una tua passione è anche la Dakar, pensi di andarla a fare un giorno?
"Mi piacerebbe, non posso negarlo, ma credo sia troppo impegnativa. Ho parlato con Luc Alphand - ex discesista, nonché pilota alla Dakar per diversi anni - però lui si è preparato, è dimagrito di 7 o 8 chili da quando ha smesso di sciare, va in bici, si tiene allenato io invece non ho più voglia di far fatica. E poi i ritmi che hai...Luc mi aveva dato il contatto di X Raid, il patron Sven Qandt, sono andato a parlare con lui in Germania. Sai cosa mi disse? 'Per fare la Dakar ci vogliono 800 mila euro con la mia vettura, ma se anche tu mi dessi un milione e mezzo di euro io non te la darei, perchè noi non buttiamo via un anno di lavoro per mandare su qualcuno che dopo il primo giorno si ferma. Per noi la Dakar è tutto. La macchina ha uno sviluppo, si lavora tanto. Preferisco che tu ti faccia un'esperienza con le macchine minori e poi se hai le qualità magari ne riparliamo'. Così come ha fatto lo stesso Alphand. Troppo complicato: ho fatto delle prove, anche con la Fornasari e ho capito che la bravura del pilota è capire quanto puoi andare forte, leggere il terreno. Tu vedi il sasso, o un dosso, e pensi di andare dentro pieno, ma la macchina magari non lo sopporta: devi saper gestire il mezzo..."

Però ti piace, ti andrebbe?
"Mi piace, ma non mi va il fatto che mi devo allenare ! Sai nel campionato Turismo corri mezz'ora...io mentalmente faccio fatica, perchè è un lavoro aerobico, rispetto allo sci. Io mi 'sdreno' ogni volta che faccio una gara...A livello di concentrazione è lo stesso di una gara di sci, la tensione nervosa, guardare lo specchietto, guardarti dagli altri... ma la discesa dura 2 minuti. Nel Turismo alla fine della manche, dopo mezz'ora, prendi la mia tuta e la strizzi, e ne tiri fuori un lago. Io sono tesissimo e la Dakar richiede preparazione. Io non ho voglia..."

Nel corso della giornata abbiamo affrontato l'argomento preparazione atletica, allenamento, e abbiamo parlato - inevitabilmente- dei giovani di oggi, della voglia di fare, della tenacia. Di quelli che se non vanno bene in gara danno la colpa al mezzo, così gli chiedo che cosa ne pensa...
"Nei motori il mezzo ha molta più influenza rispetto al mio sport, allo sci. Direi che nello sport, per esempio nello sci, l'attrezzo - il materiale - conta al 20 per cento, l'80 lo fa l'atleta. Nello sport motoristico il mezzo conta di più, direi forse il 50 % , non so...Diciamo che con gli sci lo stesso atleta, se è uno forte, il risultato lo fa lo stesso sia se lo fai scendere con uno sci buonissimo sia con uno meno buono, con un'auto non è lo stesso"

Però l'impegno, allenarsi, fare le cose con convinzione, sapere quello che vuoi, è importante, specie per i giovani...
"Assolutamente sì. Non bisogna prendersi come obiettivo - o punto di arrivo - l'idea di entrare in Nazionale o andare a correre nella Coppa del Mondo. Ogni volta ti devi creare dei punti d'arrivo nuovi, devi sempre cercare di migliorarti. Se arrivi in Nazionale non hai finito, devi continuare a salire: devi pensare voglio migliorare la posizione nella ranking list, oppure migliorare il risultato. Quello che manca è il mordente. I giovani oggi non ce l'hanno. L'altro ieri ho giocato a calcio, e correvo più veloce di tutti, e ho 43 anni. Si fa fatica a trovare chi venga a giocare. I ragazzi sono tutti svogliati, e quando vengono a giocare non hanno carattere, determinazione… e mi viene un nervoso. Tutti 'sti ragazzi che sono lì così… devi tirare fuori un po' di grinta, la cattiveria"

Quanto hai ragione... Che moto hai adesso?
"Ho un Gilera Runner - con cui è venuto in Alta Badia quella mattina - con le ruote piccole, un 180 cc, che ha 10 anni poi un Motard Ktm 450, vecchio, l'usavo per fare le gare e l'ho comprato a pochi soldi da Angelo Crippa. Poi un Ciao e due Vespe che devo mettermi a posto... Appena ho tempo vado in garage e me le risistemo"

Ma allora sei ancora appassionato di meccanica?
"Si, tantissimo, mi piace un sacco. Una volta ero sempre in garage a lavorare, mi chiamavano a casa e andavo su a mangiare con le mani sporche di grasso, di olio. Non me le lavavo neanche perchè tanto dopo dovevo tornare giù a lavorare..."

E poi hai fatto sci, uno sport in cui non ci si sporca molto?
"Davvero!" ammette Kristian.

E le motoslitte? Verresti a fare una delle nostre gare di Campionato?
"Come no! Invitatemi..."

Pochi minuti prima mentre già eravamo immersi nell'intervista al rifugio Bioch, ad oltre 2000 metri di altezza, avevamo visto un biker, con la sua bicicletta avvicinarsi a noi e prenderci in giro perchè chiacchieravamo tutti assorti: era Alessandro Ploner, tutto tappato da ciclista, con una splendida mountain bike, con tanto di caschetto, e questo mi dà lo spunto per parlarne.
"Proprio con Alex siamo andati insieme in Austria a fare una gara che chiamano la Formula uno delle Motoslitte. Si corre a Hinterglemm: ci sono diversi piloti famosi, da Wurz a Raikonnen. Sponsorizzata Swatch e Red Bull si corre dentro la città. C'erano circa 22, o 24 equipaggi e noi, Ploner ed io, rappresentavamo l'Italia. L'iscrizione costa 28 mila euro, ma ce l'hanno pagata (lo sponsor) e abbiamo vinto noi ! Erano tutti incazzati neri. Siamo tornati l'anno dopo e abbiamo nuovamente vinto e poi ci hanno invitato a non tornare più ! Abbiamo mescolato le carte, professionisti e non, e l'anno scorso siamo andati. Io andavo fortissimo, più di quelli della Formula Uno e tutti mi chiedevano, ma Ghedina... come fa ad andare così forte...Io li pettinavo tutti, compreso Raikkonen che si fece male alla mano e al polso, in quell'occasione, dopo aver appena firmato con la Lotus..."

Bè, sei nato in montagna, no? Hai qualche esperienza?
"No, è che sono un po' malato! Mi piace..."

fonte xoffroad.it
A dar risposte sono capaci tutti, ma a porre le vere domande ci vuole un genio..
by Oscar Wilde
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Re: Intervista a Kristian Ghedina

Messaggioda Salzig » 2 ago 2012, 6:30

:s-belpost: Grande Ghedina.
Anni fa, quando correva nel CVT (a Misano ed in piena estate) si è schierato in griglia con sci e portasci sul tetto... :rotlf: :rotlf: :rotlf:
Al mondo esistono 10 tipi di persone:
chi sa contare in base 2 e chi no.


Wave75: "molla i freni!"
Salzigii ii i: "NO!"
.

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Re: Intervista a Kristian Ghedina

Messaggioda fedster73 » 2 ago 2012, 13:00

Kristian e' davvero un grande!

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steve-o
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Re: Intervista a Kristian Ghedina

Messaggioda steve-o » 3 ago 2012, 10:26

fortissimo!!!
Addio Kenzo... resterai per sempre nel mio cuore! by Calippo :(
Rolly mi mancherai tantissimo... ciulapegur!


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