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Intervista. Cyril Despres: "La mia quarta vittoria alla Daka

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jenk
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Intervista. Cyril Despres: "La mia quarta vittoria alla Daka

Messaggioda jenk » 1 feb 2012, 0:23

Intervista. Cyril Despres: "La mia quarta vittoria alla Dakar"

Suo il poker di vittorie che lo proietta tra i grandi dei rally. Cyril ci racconta il suo incidente nella trappola di fango (guarda il video), la sua vita privata e l'eterna sfida col rivale Coma. E ci spiega il segreto della sua forza


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Le interviste ai protagonisti della Dakar
Apriamo il ciclo di interviste ai protagonisti della Dakar appena conclusa con Cyril Despres, il vincitore. Il pilota francese, in sella alla sua KTM 450 Rally, ha conquistato il quarto successo (prima aveva vinto nel 2005, 2007 e 2010). Cyril rappresenta il pilota professionista, un vero specialista dei rally che vive e si allena con l’obiettivo di vincere la Dakar. E quest’anno ha centrato ancora il bersaglio. Oltre a lui daremo voce a un’altra leggenda di questa gara, Franco Picco, che ha corso la sua 19esima Dakar nella categoria Marathon, sfiorando il successo nonostante una doppia frattura a piede e costola. Un vero mastino, che a 56 anni incarna alla perfezione lo spirito di questa competizione, e che rappresenta la nutrita schiera di piloti semi-professionisti in gara. Ascolteremo poi il racconto di due esordienti. Il primo, Alessandro Botturi, ha fatto tesoro dell’esperienza maturata in tanti mondiali di enduro ed è stato il rookie of the year (miglior esordiente al debutto), ottavo al traguardo con l’italianissimo team Bordone Ferrari. Il secondo, Manuel Lucchese, si è dovuto ritirare per noie meccaniche, ma ha delle incredibili avventure da raccontarci. Notti trascorse nel deserto, perso tra le dune e con la moto in panne: cose che solo alla Dakar possono accadere.

Cyril, dove ci eravamo lasciati?
Il campione parigino ha 38 anni (è nato il 24 gennaio del 1974 a Fontainbleu) e può vantare in bacheca la bellezza di quattro vittorie e un serie infinita di podi alla Dakar (cinque volte secondo, due volte terzo).
Cyril ha corso 12 edizioni, vincendone 4. Una media impressionante che fa di lui un autentico fuoriclasse dei rally. Ricordiamo ai lettori di Moto.it che in passato Despres ha vinto tanto nei rally quanto nell’enduro estremo: primo nell’Erzbergrodeo del 2002 e 2003, vincitore del Romaniacs nel 2004 e nel 2005, negli stessi anni è sua l’Holeshot sul velocissimo tracciato del Touquet, nel 2007 rivince il durissimo Romaniacs, nel 2008 e nel 2009 vince il Rally di Sardegna. Domina la scena rallistica internazionale ed è spesso tra i primi anche negli enduro indoor europei (clicca qui per scoprire il suo palmares).

Lo avevo intervistato l’ultima volta nell’ottobre del 2006, nella sua bella casa nel principato di Andorra. Cyril aveva già vinto una Dakar (ma di lì a poco avrebbe dominato anche l’edizione 2007), e posava felice tra i trofei dakariani e la sua prima motocicletta (una fantastica Fantic Motor Trial 80, esposta all’ingresso di casa).
Allora Cyril s’era meritato l’appellativo di Bon Vivant. Viveva in un posto da urlo e girava voce che fosse uno dei single più ambiti del ricco principato di montagna. Sei anni dopo vive ancora nella sua villa-chalet, è diventato papà di una bella bambina e i trofei occupano ora mezza sala!

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Cyril in sella alla sua prima moto, una Fantic da trial esposta nel soggiorno di casa

Casa Despres si affaccia sulle piste da sci dei Pirenei e ospita il personale “reparto corse” del campione dakariano. Al piano terra dell’abitazione si trova infatti l’attrezzatissima officina, che cura le diverse moto che Cyril usa durante l’anno per tenersi in allenamento. La sua è una vita da professionista al 100%, scandita dagli allenamenti in piscina e in palestra, dalle uscite in bici e con la moto. Undici mesi di sacrifici e di concentrazione di cui si vedono i risultati al termine dei 15 giorni di gare in Sud America.

La storia di Despres, giovane apprendista con un sogno nel cassetto
Cyril ha esordito in moto a 14 anni, in sella a una Fantic Motor 80 Trial. Da sempre appassionato di motori, lavora come meccanico nel negozio Challange 75 di Parigi e nel 1998 inizia a correre con la moto da enduro. Nel 2000 avviene la svolta: insieme all’amico Michel Gau decide di correre la Dakar in sella a una Honda XR 400. Termina 16esimo assoluto, una prestazione così convincente che la BMW lo mette sotto contratto per l’anno successivo, inserendolo nella squadra ufficiale con Lewis, Roma e Deacon.
Nel 2002 c’è il passaggio alla KTM, ottenuto grazie anche al risultato dell’Erzbergrodeo di quell’anno (Cyril partecipa alla gara estrema da privato, in sella a una Honda, e si mette dietro tutto lo squadrone KTM).
In quella stagione Kinigadner lo inserisce nel team ufficiale, dando il via agli incredibili successi dakariani di Cyril Despres: autentico mattatore delle Dakar, africane prima, sudamericane poi, e protagonista di incredibili duelli che lo vedono alternarsi sul gradino più alto del podio con lo storico avversario, Marc Coma. Il 2012 ha visto il francese battere lo spagnolo con un sonoro 4 a 3. E siamo certi che non è ancora finita, l’eterna sfida tra i due giganti dei rally proseguirà nel 2013.

L’intervista. Cyril racconta il suo quarto trionfo
Congratulazioni Cyril per questo fantastico poker. Il 2012 è sembrato a molti l’anno della maturità agonistica di Despres. Concentrato, determinato e freddo. E’ così?
«Grazie mille. Sì, ero davvero molto determinato. Volevo la vittoria e ho spinto dall’inizio alla fine per ottenerla, ho dato il 100% sia fisicamente che a livello di concentrazione».

Hai sentito il peso d’essere diventato papà?
«Certo, tante cose cambiano quando diventi padre, per me sono state tutte positive. Mi sento più equilibrato e comprendo meglio quali sono le cose importanti nella vita. La gente spesso dice che i piloti diventano più lenti quando diventano genitori, ma i rally sono gare di endurance, di durata e io non ho mai avuto l’impressione di prendere troppi rischi. Essere diventato papà ha accresciuto la mia concentrazione e non ha avuto alcun impatto sulla mia velocità!».

Il video dell'incidente di Cyril Despres nella trappola di fango:



Raccontaci del tuo incidente nel fango, che ha rischiato di farti perdere la gara. La direzione di gara si è mossa correttamente abbonando il tempo che hai perso? Avrebbero dovuto segnalare meglio la “trappola”?
«Bene, ti racconto com’è andata. Stavo procedendo lungo la pista, nel posto indicato dal road book e a un certo punto è come se mi avessero frenato di colpo la ruota davanti e sono volato oltre il manubrio. Quando fai enduro estremo, sei abituato ad avere a che fare col fango, ma io non avevo mai visto nulla del genere prima! Era come se fossi finito in un barattolo gigante di Nutella! Pensavo di poter incappare nelle classiche pozze di fango tipiche di un temporale, ma non in un lago di fango vero e proprio.

“Era come se fossi finito in un barattolo gigante di Nutella! Pensavo di poter incappare nelle classiche pozze di fango tipiche di un temporale, ma non in un lago vero e proprio...”

Ovviamente quando gli organizzatori hanno visto che tutti i piloti finivano bloccati nel fango, non hanno avuto altra scelta e hanno deviato la speciale. Altrimenti avrebbero dovuto interrompere la gara anche per ragioni di sicurezza. E, una volta cambiata la tappa, i commissari della FIM non hanno potuto fare altro che restituire il tempo perso ai piloti che erano stati penalizzati dal cambio di percorso. Per me non si tratta di dire se i commissari hanno lavorato correttamente o meno, semplicemente hanno fatto quello che dovevano fare. Non c’era altra scelta».

Dall’esterno è sembrata una Dakar molto dura rispetto alle passate edizioni. Ce lo confermi?
«E’ vero che da quando la Dakar si è spostata in Sud America, da quando David Castera fa il road book e da quando siamo passati alle 450, il tracciato è diventato molto più tecnico. Le distanze si possono essere accorciate un po’, ma le giornate non sono affatto più corte! Ovviamente tutto ciò rende le giornate belle toste, ma la Dakar è sempre stata la gara più dura al mondo e tutti noi lo sappiamo prima dello start. Sono un pilota professionista che parte per vincere, per questo mi alleno davvero tanto prima della gara. Non tanto in moto, quanto piuttosto in palestra, in bici e in piscina. Questo non rende più facile la Dakar, ma fortifica il fisico, che sopporta meglio la mancanza di riposo, la fatica, il dolore. Poi quando tutto è finito, l’adrenalina cala e di colpo senti tutta la stanchezza accumulata!».

Tu e Marc fate il vuoto alle vostre spalle. Senza di voi, verrebbe meno l’interesse per questa gara, le sue sfide. Cosa vi distingue dagli altri?
«Bella domanda, un sacco di piloti vorrebberlo scoprirlo! Chiaramente si tratta di una combinazione di tante cose. Come ti ho appena detto, mi alleno tantissimo prima della gara e so per certo che Marc fa lo stesso. Siamo fortunati ad essere dei piloti professionisti, che si possono concentrare tutto l’anno solo su questa gara. Già questo vuol dire tanto. Poi abbiamo una moto fantastica e possiamo svilupparla col solo obiettivo di vincere la Dakar. La KTM Rally non è una moto da enduro adattata, ma una moto costruita da zero per gareggiare nei rally-raid. E siamo supportati da un team di grandissima esperienza.

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L'allenamento di Cyril è davvero impegnativo

Tutti i componenti delle nostre squadre hanno corso tante Dakar e sanno esattamente cosa devono fare. In più possiamo godere dell’appoggio di piloti che corrono la Dakar per aiutarci a vincere: non hanno ambizioni di classifica e sono pagati dalla KTM per fornirci il loro supporto, e fanno un ottimo lavoro. Anche l’esperienza è un fattore cruciale. Ho fatto la mia prima Dakar nel 2000 e da allora ho corso circa 90 rally. In questi giorni ho compiuto 38 anni, quindi non sono il pilota più giovane al bivacco, ma il mio stato di forma e la mia esperienza – così come quelle di Marc – fanno sì che non sia facile batterci! Non voglio sembrarti presuntuoso, ma credo sia corretto dire che solo Marc e io iniziamo la gara credendo di poterla vincere. E se non parti credendo di vincere, hai davvero poche chance di poterla vincere davvero!».

Ora correte con le 450. Ti manca l’esuberanza del vecchio 690? Ti diverti ancora come una volta o sei troppo concentrato a salvaguardare la meccanica del motore “piccolo”?
«Non nego che mi piaceva davvero tanto la guida del 690, era una moto potentissima che regala tanto divertimento. Comunque il 450 è molto più leggero e questo, unito al cambiamento subito dal tracciato negli ultimi anni, aiuta molto noi piloti. Certo, devi guidare la moto rispettandone la meccanica, senza inutili eccessi. Fortunatamente il mio background, sia di meccanico che di trialista, mi porta a non maltrattare mai il motore. Non mi devo sforzare molto per preservare il propulsore, mi viene naturale».

La Dakar africana era durissima. Ora invece il bivacco è accogliente, con tanto di camper e furgoni. Com’è la vita del pilota ufficiale? Si è perso lo spirito delle prime edizioni?
«Ho tanta nostalgia della Dakar corsa in Africa, aveva un’atmosfera speciale, davvero unica. Vado ancora spesso in Africa perché sono coinvolto nella Fondazione Fabrizio Meoni. Ma a parte questo, tutto cambia nella vita e ci dobbiamo adeguare. Bisogna ricordarsi che la gara è fatta al 90% da piloti privati che corrono per il piacere di farlo e, anche se vogliono una gara impegnativa, chiedono anche un minimo comfort, cibo decente e una bella doccia la sera. Credo che pochi di loro sarebbero disposti ad accettare le condizioni di 10 anni fa! Questo significa che la Dakar è più comoda anche per noi ufficiali e ora per la prima volta sono ammessi i camper al bivacco: questo allontana ancora di più la Dakar dall’Africa. Ma più comfort non significa necessariamente che la gara sia più facile. Dormire bene ci permette di essere ancora più veloci il giorno dopo in corsa. Il fatto di non dover preparare il road book all’aperto, sotto una tempesta di sabbia, mi consente di prestare più attenzione a quello che sto facendo, ma questo non vale solo per me! In un certo senso, il fatto che ci sia più comfort fa meno differenza a noi ufficiali rispetto ai piloti privati. Loro possono godersi un po’ di riposo in più, mentre noi dobbiamo sfruttare ogni minimo miglioramento nelle condizioni di vita per essere ancora più competitivi».

Nel 2006 sono stato a casa tua ad Andorra, ho visto quanto sia duro l’allenamento in moto, in palestra e in piscina. Tutto è finalizzato alla vittoria nella Dakar. È cambiato qualcosa nel tuo approccio alla gara in questi 6 anni?
«Bene, mi alleno ancora così duramente. Anzi, perfino più di quanto facessi quando sei venuto a trovarmi. È cambiato l’approccio, che oggi è un po’ più scientifico. Trascorro molto tempo in un centro di allenamento specialistico, a Perpignan, si chiama Presport. E una volta all’anno mi reco nel centro sportivo della Red Bull in Austria, è davvero hi-tech. E sembra che funzioni, dato che durante il mio ultimo controllo nel centro Red Bull, appena prima di partire per la Dakar, mi hanno trovato in condizioni fisiche eccellenti, come mai prima d’ora».

Ora ti puoi godere il successo. Andrai in vacanza o ti godrai la famiglia?
«Un po’ tutte e due. Quando vinci la Dakar, un sacco di persone ti vuole incontrare e così vivi un periodo in cui sei davvero impegnato. Ora potrò riposarmi un po’, cercherò di stare un po’ a casa con la mia fidanzata e mia figlia. Poi andremo in vacanza».

Nel tempo libero, lontano dagli impegni della moto, cosa ti piace fare?
«Tempo libero… che cos’è?! Non ne ho davvero in questi giorni! I miei hobby sono andare in bici, fare trial, sciare e così via… ed è un bene perché sono attività perfette per la preparazione atletica. A parte questo, mi piace moltissimo stare a casa con la mia famiglia, cosa che per me è davvero un lusso. Sogno di poter andare a prendere la mia bambina all’asilo. Cose semplici, come tutti».

“Quando sei un professionista, inizi a preparare la Dakar successiva nel giorno in cui ha concluso quella corrente”

Parlaci delle tue passioni a motore. Se entrassimo nel tuo garage, cosa troveremmo?
«Ammetto di avere un po’ di giocattoli, ma non ne sono ossessionato. Ho la KTM Xbow, che mi hanno regalato quando ho vinto la Dakar 2010. Ho anche la stessa moto con cui ho iniziato a fare trial, una Fantic 80 a 2 tempi del 1980, che fa bella mostra in soggiorno. Poi ovviamente ho le moto con cui mi alleno, una 450 Rally Replica, una 350 SX-F, una EXC 250 a due tempi, una moderna moto da trial e le 3 moto con cui ho vinto la Dakar ( 660 LC4 Rally 2005, 690 LC4 Rally 2007 e 2010 ). Mi piacerebbe molto avere anche la nuova KTM Freeride 350. Ne ho guidata una per poco tempo, e mi è piaciuta un sacco. La sfida sarebbe prendere parte a una gara di trial con lei e vedere cosa potrei fare».

Torniamo alla Dakar. Dopo quattro vittorie, non pensi di smettere? Hai già dimostrato di essere uno dei migliori di sempre. Perché andare avanti?
«Ovviamente sono orgoglioso delle mie quattro vittorie, ma non rincorro alcun record. Continuo a correre la Dakar perché amo questa gara. E finché la amo e finché mi sento in grado di vincerla, continuo a correre. Certo, il giorno in cui non mi divertissi più, smetterei. Non so dirti ora quando questo accadrà!».

Da quando riprenderai la preparazione per la prossima Dakar?
«Quando sei un professionista, inizi a preparare la Dakar successiva nel giorno in cui ha concluso quella corrente. Il lavoro duro inizia però a settembre. Non puoi essere al 100% della condizione fisica tutto l’anno, così inizio la preparazione intensiva a settembre in modo di arrivare al primo gennaio nel pieno della mia condizione fisica. Riguardo alla mia partecipazione, non ci sono dubbi… ho un contratto di altri due anni con la KTM e Red Bull, li ringrazio tantissimo».

Cosa cambieresti nella gara?
«Nei miei sogni vorrei una gara più semplice. Ci sono così tante regole a cui fare attenzione e devi stare davvero attento a non violarle anche inavvertitamente, altrimenti incorri in una penalità. Talvolta tutto ciò ti fa perdere di vista la gara stessa. Ogni anno ci sono polemiche intorno alla corsa e persone che creano casi attorno a queste polemiche. Se si potesse evitare tutto questo, ne sarei proprio felice. Ma realisticamente non è possibile. La Dakar è difficilissima da organizzare e molto complicata da gestire per i commissari di gara. Tutto ciò comporta regolamenti e complicazioni e credo sia il prezzo da pagare per avere qualcosa di così incredibile. Mi piacerebbe poi che altre Case e altri piloti venissero a sfidare Marc, la KTM e me. So che tanta gente trova che i nostri “duelli” – come li hai chiamati prima tu – siano esaltanti, ma sono convinto che se ci fossero più sfidanti con possibilità di vittoria, la gara sarebbe ancora più bella».

Non credi che le tappe fossero troppo lunghe, soprattutto per i piloti privati?
«No, credo che Castera abbia agito bene. Sono certo che non sia facile creare un percorso abbastanza selettivo per i piloti ufficiali ma non impossibile per gli amatori. Quest’anno forse era un po’ più duro del previsto a causa della pioggia, ma ASO non controlla anche il meteo!».

La quarta vittoria di Cyril Despres alla Dakar:



Ti vedremo impegnato in qualche altra gara oltre ai rally? Sino a pochi anni fa era un
piacere vederti impegnato nelle gare di enduro estremo.
«Non ho smesso del tutto di fare queste gare. Ho corso un paio di gare in Sud America per la Red Bull l’anno scorso e sono state molto belle. Il fatto è che oggi hai piloti che si allenano e fanno solo enduro estremo, e non è facile essere competitivi con loro. Per me il compromesso perfetto è il Rally di Sardegna e di certo non mancherò di correrlo. È un perfetto mix di enduro e rally, non ci sono auto in gara così il percorso può essere stretto e tecnico, ma come un vero rally ha anche tanta navigazione. È una bella via di mezzo che mi consente di perfezionare la mia abilità nella navigazione e la mia tecnica di guida, mentre guido su una splendida isola, su sentieri molto belli. Oggi forse, a causa dell’età e dell’esperienza, sono un po’ più difficile da accontentare, ma adoro ancora guidare la moto nei posti giusti!».

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Re: Intervista. Cyril Despres: "La mia quarta vittoria alla

Messaggioda CREG » 1 feb 2012, 7:36

Grande Cyril! Presidente Onorario della Fondazione Meoni
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Re: Intervista. Cyril Despres: "La mia quarta vittoria alla

Messaggioda wave75 » 1 feb 2012, 7:43

gia , davvero un grande!!!!!!!
...ESTICAZZI!!!

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Re: Intervista. Cyril Despres: "La mia quarta vittoria alla

Messaggioda alp650 » 1 feb 2012, 8:44

io preferisco cyril che coma
aprilia scarabeo 50 per le rapine,per fare lo scemo transalp 650

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Re: Intervista. Cyril Despres: "La mia quarta vittoria alla

Messaggioda trivella » 1 feb 2012, 19:53

Grandissimo sono contento che ha vinto Lui mi sta simpatico
KTM 950 SMR. . YAMAHA TTR 620..."Più salamella che Moto GP (cit. Creg)"
Improvvisare, Adeguarsi, Raggiungere lo scopo (Gunny)

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Re: Intervista. Cyril Despres: "La mia quarta vittoria alla

Messaggioda fferrarini » 22 mar 2012, 10:47

Un grande,

ho avuto anche l'occasione di fotografarlo un una delle sue gare di enduro!

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Re: Intervista. Cyril Despres: "La mia quarta vittoria alla

Messaggioda Marco690 » 30 mar 2012, 14:15

Ciao...


Sarà anche un grande e non c'è verso....ma vederlo sul podio lindo lui e moto come se fosse uscito dal concessionario...mi rattrista!!!


Marco690
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