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adrenalinaaaaaaaaa

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Patacca
 
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adrenalinaaaaaaaaa

Messaggioda Patacca » 24 apr 2010, 22:01



questo mi piacerebbe provarlo davvero.....
:up: :up: :up: :up: :up: :up: :up: :up: :up: :up:
Se sei incerto.....TIENI APERTOOOOO La mia Super Enduro a carburatori spippolati offre polvere a volontà....

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Re: adrenalinaaaaaaaaa

Messaggioda Pumba » 24 apr 2010, 22:12

....Libidineeeeeee!!!!!!
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Re: adrenalinaaaaaaaaa

Messaggioda CREG » 24 apr 2010, 22:21

Patrick de Gayardon
”luomo che realizzo il sogno di icaro”



Il racconto di un sogno che diventa realtà. La sfida di un uomo abbracciato dal vento. Il desiderio di rivivere il mito di Icaro credendo fino all’ultimo nelle proprie capacità.
Per quel ragazzo di nome Patrick non esistevano sogni impossibili, ma soltanto ambizioni eccezionali che potevano apparire al limite dell’essere umano. Secondo l’astrologia chi nasce sotto il segno dell’acquario in genere ha sempre una personalità geniale e rivoluzionaria, ma anche un po’ folle, ed un acquario per eccellenza era quell’adolescente che verso la metà degli anni ‘70 già pensava come sbalordire tutta Parigi. Chi si chiedeva cosa avesse in mente quel ragazzo, non avrebbe mai potuto trovare una risposta. Patrick era infatti destinato a diventare un uomo unico per quello che avrebbe realizzato: non uno scienziato eccellente o un atleta fuoriclasse. Quell’enfant terrible sarebbe diventato semplicemente un mito noto in tutto il pianeta come: Patrick De Gayardon, l’uomo capace di realizzare il sogno di Icaro.
Il giovane Patrick amava molto avventurarsi sempre in una perenne sfida solitaria, per imparare ad ascoltare il proprio fisico, la sua energia, e capire così quali fossero i suoi limiti. A Patrick sembrò che quella dello sport potesse essere una dimensione adatta al suo temperamento, che gli imponeva di affrontare quotidianamente una gara il cui traguardo appariva quasi impossibile da raggiungere. Al calcio e ai giochi di squadra preferiva lo sci ed il windsurf. Quelle due discipline sportive erano in realtà il seme di quel sogno che stava per germogliare nell’animo di De Gayardon. La velocità che profuma di rischio di quei due sport sarebbe stata alla base di un’adrenalina speciale che avrebbe creato in Patrick la voglia di volare.
Se per molti volare significa entrare in un aereo, accomodarsi su una comoda poltrona, aspettare le caramelle che portano le erotiche hostess e godersi il panorama, per Patrick De Gayardon volare era invece riuscire ad entrare nella stessa dimensione di un falco. Lui voleva bucare il vento, risalire verso le nuvole come un naufrago che nuota veloce verso un’isola e poi planare di nuovo in picchiata. Le sue ambizioni sembravano essere però una prerogativa degli uccelli e se qualcuno avesse ascoltato cosa Patrick aveva in mente lo avrebbe considerato un matto che straparlava, o un irresponsabile destinato a mettere a rischio la sua incolumità. In realtà De Gayardon a 20 anni non sapeva ancora come tecnicamente sarebbe riuscito a diventare un uomo-uccello. In lui c’era soltanto un forte istinto del volo, ma purtroppo era nato privo di ali. Tuttavia, ma le cose erano destinate a cambiare.
Tutti gli uccelli che spiccano il loro primo volo compiono brevi tratti osservati a poca distanza dalla premurosa madre, pronta ad accorrere in aiuto in caso di pericolo. Per Patrick De Gayardon non fu molto diverso. Iniziò a prendere confidenza con il volo imparando a praticare il paracadutismo. Ma quella disciplina non riusciva a farlo identificare a pieno con il proprio sogno. Per Patrick il paracadute rappresentava i limiti umani, e così iniziò ad ingegnarsi per trovare uno sport più congeniale alla sua idea di come intendeva vivere il volo. Lanciarsi nel vuoto da basi fisse, come i grattacieli, era molto più attraente: fu così che scoprì il base jump, che gli permise sin da subito di provare un’emozione straordinaria. Il pericolo era come un lampo benefico e sfuggente che gli accarezzava il volto con le mani del vento.
Intorno alla metà degli anni ‘80, nel cuore di quel decennio che appariva allegro come una giostra piena di luci colorate, iniziava già a sfavillare il nome di Patrick De Gayardon. Quel ragazzo sembrava avere il fisico ed i sogni perfetti per praticare al meglio il freestyle. Volare in caduta libera per Patrick era come rivivere una vita precedente nella quale sicuramente era stato un uccello o aveva sognato cosa si potesse provare ad essere libero come un volatile. De Gayardon inabissandosi nel corpo immenso del vento verso terra, era capace di disegnare nel cielo meravigliose geometrie di incantevoli passi di danza.
Nel maggio del 1989 Patrick nella sua perenne evoluzione del suo stile di volo fu tra i pionieri di una disciplina attraente quanto rischiosa: lo skysurf. De Gayardon, ispirandosi alle spettacolari gesta atletiche dei surfisti da mare o da neve, dimostrò di saper cavalcare il vento. La sfida di farsi applicare ai piedi una tavola da snowboard e gettarsi poi in caduta libera richiedeva un’eccezionale forza fisica, ma Patrick non temeva nulla. Il fatto che lasciava sbalorditi tutti era che De Gayardon, quando si trovava in cielo a quote elevatissime, in condizioni innaturali per un corpo umano, appariva come a suo agio. Sembrava quasi che fosse abituato più a volare che a camminare sulla terra ferma.
Ormai la popolarità di Patrick era enorme. Anche se non era l’unico a praticare quegli sport definiti genericamente estremi, la sua personalità affascinava in modo particolare, in quanto dopo ogni sfida vinta era pronto a prefiggersi un traguardo ancora più ambizioso. Nella primavera del 1992 in molti si fermarono a contemplare per alcuni minuti l’esito di una rischiosa scommessa che lanciò a se stesso il coraggioso sognatore volante. Patrick si sarebbe lanciato dalla sommità del Santo Angel, in Venenzuela. De Gayardon quel giorno affrontò la cascata più alta del mondo. Il suo corpo fragile come quello di ogni essere umano contro 979 metri d’altezza. Alla fine l’uomo vinse sulla possanza della natura e Patrick De Gayardon si tramutò in una leggenda vivente.
Per l’essere umano il volo, sin dalla notte dei tempi, ha sempre costituito un sogno proibito. L’idea comune che dopo la vita si possa conquistare tutto quello che ci appare come impossibile ha sempre sorretto il pensiero positivo che un giorno, in un’altra dimensione, conquisteremo la pace, la felicità e voleremo nel cielo tra le nuvole. Il mito di Patrick De Gayardon sicuramente è dovuto anche a questa riflessione atavica. La sua capacità di volare, non su un aereo, ma nuotando con il suo corpo tra le lingue del vento, lo rende un eroe che riscatta tutti i limiti che la natura ci ha imposto. Quella di Patrick è una rischiosa sfida vinta non con il buon senso, ma con la straordinaria forza dei sogni.
Patrick De Gayardon negli anni è sempre riuscito, in ogni impresa che ha compiuto, a lasciare estasiati i suoi ammiratori. Si è lanciato da un elicottero nel Sòtano de Las Golondrinas, l’enorme canyon messicano, e ha sorvolato i cieli di Mosca dopo essersi gettato da 12.700 metri d’altezza senza respiratore d’ossigeno. Le emozionanti missioni di volo che realizzava quel ragazzo francese facevano sollevare a tutti lo sguardo verso le nuvole come se in cielo fosse stato improvvisamente avvistato un ufo. Per molti Patrick in realtà era davvero un extraterrestre: il suo coraggio sembrava non appartenere alla natura umana. De Gayardon però si apprestava a brevettare un’invenzione sognata da milioni di uomini nei secoli: stava per costruirsi un paio di ali.
L’atleta volante, principe degli sport estremi, Patrick De Gayardon, nel 1997 per un periodo smise di compiere imprese. Qualcuno iniziò a temere che quell’uomo geniale fosse ormai appagato dopo aver compiuto cose incredibili ed aveva quindi deciso di ritirarsi a vita privata per condurre un’esistenza meno rischiosa. Patrick però non aveva di certo un carattere remissivo o predisposto ad adagiarsi sugli allori già conquistati. De Gayardon percepiva un’energia vitale nell’affrontare sfide oltre ogni limite senza la quale non avrebbe potuto essere entusiasta di continuare a vivere. In verità Patrick si stava dedicando completamente ai suoi esperimenti. Come gli stregoni medievali, voleva infatti trovare il modo di trasformarsi in un uccello. Ma a differenza dei suoi predecessori, non stava creando una pozione magica: i suoi erano meticolosi e seri studi per mettere a punto una speciale tuta alare.
L’ambizioso progetto di Patrick si chiamava Wing Fight e poteva rappresentare davvero una svolta per la possibilità di volare che ha a disposizione l’essere umano. La tuta alare che stava costruendo De Gayardon era in realtà il germoglio di un’idea che aveva da sempre. La sua intuizione fu capire, a differenza di Icaro, che l’uomo più che delle ali dietro le spalle, per volare, doveva utilizzare tutti gli arti che già possedeva. Patrick trasse questa rivoluzionaria ispirazione osservando una particolare razza di scoiattoli che vivono nel Madagascar, i quali hanno una sottile membrana che unisce gli arti anteriori e posteriori alla coda. I piccoli roditori pur non riuscendo a volare come gli uccelli, hanno però la possibilità di planare da un albero all’altro.
Tutti gli scienziati che hanno provato a scovare una soluzione per volare, dalla mitologia alla realtà, da Icaro a Leonardo Da Vinci, si sono sempre ispirati agli uccelli. Molte volte però le grandi scoperte sono state compiute da studiosi pronti a guardare le cose da una prospettiva originale. Quando Patrick De Gayardon per costruire la sua tuta alare prese spunto da una curiosa razza di scoiattoli volanti, dimostrò che il segreto per dare una risposta ad un interrogativo può essere anche nascosto dietro un territorio mai percorso da altri. Anche se nel 1997 Patrick si dedicò in modo particolare a quella sua invenzione, in verità erano anni che faceva prove per comprendere se la sua idea era praticabile. Quali erano però le basi sulle quali si reggeva l’ipotesi di poter volare con quell’eccezionale invenzione?
La straordinaria tuta alare creata da Patrick De Gayardon era dotata di tre superfici alari, che erano cucite in modo da coprire lo spazio vuoto che c’è tra le braccia, le gambe allargate,e il corpo. Quelle membrane durante la caduta si sarebbero gonfiate creando uno stupefacente effetto portante. Con quella tuta la velocità di spostamento in senso orizzontale nell’ambito della caduta libera era di circa 150 chilometri orari, ma in alcune condizioni si poteva arrivare anche a raggiungere i 180. Ormai Patrick sembrava sempre più avere in pugno il suo sogno d’infanzia.
Descrivere quali meravigliose immagini passarono davanti allo sguardo intelligente di Patrick De Gayardon mentre volava con la sua tuta alare, è come dover immaginare i pensieri di un falco durante un volo. Patrick era infatti da considerarsi ormai un uomo-uccello, che lanciandosi da 4000 metri di altezza riusciva a volare orizzontalmente per circa 6 chilometri, in un arco di tempo che si aggirava sui due minuti. Anche se De Gayardon per compiere quella traversata non poteva scuotere le ali come un volatile, riusciva però a realizzare un volo planare, il che significava che la sua missione di riscattare Icaro, era stata ormai compiuta.
I sogni di Patrick De Gayardon potevano apparire sproporzionati per la condizione dell’essere umano, che per sua natura sembrava destinato a non poter volare se non a bordo di mezzi come aerei o deltaplani. La voglia di smentire però quella realtà era troppo forte in Patrick e fu così che inventò la tuta alare. De Gayardon dimostrò che il suo essere un uomo capace di pensare in modo diverso dalla maggioranza dei suoi simili, gli aveva fatto realizzare qualcosa che molti non avrebbero mai creduto possibile. Patrick era nato con un sogno immenso e sapeva di poterlo rendere una realtà anche se in principio molti lo deridevano. Patrick aveva vinto la sua sfida, ormai era in grado di realizzare voli spettacolari, ma nonostante tutto continuava ad eseguire esperimenti per migliorare la sua tuta alare.

In una delle sue innumerevoli prove, con un lungo volo planato, riuscì a rientrare nello stesso aereo da cui si era lanciato quando si trovava ancora più ad alta quota. Nessuno nella storia dell’umanità era mai stato in grado di compiere una simile impresa. De Gayardon aveva conquistato anche la fama e la gloria, ma in verità tutto quel successo non avrebbe avuto alcun sapore per lui se avesse smesso di volare. La sua dimensione era in cielo tra le nuvole, in quell’ammaliante spazio che noi guardiamo quando contempliamo la meraviglia delle stelle.
Nell’aprile del 1998 Patrick De Gayardon si trovava alle isole Hawaii per compiere uno dei suoi eccezionali voli. Purtroppo durante un lancio di allenamento si verificò un inatteso e tragico problema meccanico alla sua tuta alare. In un’ istante Patrick comprese che quello era il suo ultimo volo su questa Terra. Compiere grandi missioni o avere anche soltanto il coraggio per dimostrare che ad un sogno è giusto dedicare la propria esistenza, ha costituito sempre per De Gayardon l’ideale a cui fare riferimento. Chi ama profondamente è consapevole che dietro i tanti volti che costituiscono la cosa amata ci sarà sempre un nuovo sguardo da scoprire ed in amore più si setacciano gli abissi e maggiore è il rischio di farsi male.

Quella di Patrick resterà però a lungo nella memoria come la favola di un uomo che sapeva che la potenza di un sogno travalica qualsiasi limite umano.
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Re: adrenalinaaaaaaaaa

Messaggioda alp650 » 24 apr 2010, 22:51

non è roba per tutti,però per chi ha il pelo sullo stomaco :clap: :clap: :clap: :giorno:
aprilia scarabeo 50 per le rapine,per fare lo scemo transalp 650

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Re: adrenalinaaaaaaaaa

Messaggioda bomber » 24 apr 2010, 23:05

Grazie Creg :up:

Ciao Patrick
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Re: adrenalinaaaaaaaaa

Messaggioda lucagian » 25 apr 2010, 9:45

a me piace provare tutto quello che e' adrenalinico e rischioso ma questo non potrei mai farlo l'altezza e' credo l'unica cosa che temo.molto bello pero' (vederlo fare) :mrgreen:

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Re: adrenalinaaaaaaaaa

Messaggioda ulvisma » 25 apr 2010, 9:54

spettacolare!!!!!!! :twisted:
così Vulvy che son Vulvissima...
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Re: adrenalinaaaaaaaaa

Messaggioda Patacca » 25 apr 2010, 19:53

la mia paura è di scendere a piombo visto la mia massa... :crycry: :crycry: .invece di prendere velocità trasversale...... 8)
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Re: adrenalinaaaaaaaaa

Messaggioda trivella » 25 apr 2010, 20:55

Patrick è l'artefice di tutto quello che vediamo oggi e scusate se dico che come lui nn ci sara mai nessuno era un grande un temerario un folle ma AMAVA VOLARE
ed è morto nel suo mondo


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Re: adrenalinaaaaaaaaa

Messaggioda trivella » 25 apr 2010, 21:02

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Re: adrenalinaaaaaaaaa

Messaggioda Patacca » 25 apr 2010, 21:25

Io ho lavorato per Red Bull con Felix....
quello della traversata dello stretto di messina....e della manica.....e ora sta preparando IL LANCIO dalla stratosfera....per stabilire nuovi record....
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Re: adrenalinaaaaaaaaa

Messaggioda Patacca » 25 apr 2010, 21:28

ANSA:

Mannaggia...scomparso un ragazzo che si è lanciato vicino a trento ....BASE JUMPING oggi pomeriggio....alle 21 sono scattate le ricerche....

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/04/25/visualizza_new.html_1766269234.html
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