Report in diretta di Giampiero.1° Parte.
Dopo tre giorni passati tra autenticazioni di firme e speranze morte prima di nascere, finalmente riusciamo a tornare padroni delle moto e così di buon mattino, dopo essere passati dall’importatore ufficiale KTM, imbocchiamo la Panamericana Sur. L’oceano Pacifico ci accompagna fino a Pisco dove deviamo per Ayacucho, la Carrettera della Sierra sale in un batter d’occhio, fino al passo Abra Apacecha con i suoi 4750 Mt, il fisico ne risente, qui lo chiamano Soroce, è mal di montagna per il brusco cambiamento d’altitudine, chi non risente di questo sono le moto ad iniezione differentemente quella a carburatore si, è notte quando parcheggiamo nella Plaza de Armas, in Perù ogni città ha la sua, in cerca di un hotel.
L’indomani facciamo i turisti, la sosta è obbligata per ambientarci all’altitudine, Ayacucho per anni è stata isolata dal resto del paese a causa del movimento armato Sendero Luminoso, oggi quello che si respira è una città viva e dinamica.
Con le moto cariche puntiamo verso Abancay, sappiamo che la meta è ambiziosa ma tentare non costa nulla, saliamo di quota, oramai sarà una costante viaggiare tra i 3000 e 5000 Mt fino in Cile.
Il paesaggio da la sensazione di un altro mondo, cime innevate in lontananza, certo il Perù della capitale è lontano anni luce per chi vive qui. Foriamo, non potrebbe essere differentemente siamo in off, la gente ci saluta come se fossimo extra terresti, certo non dovrebbero passare tanti motociclisti da queste parti. La sera siamo ad Andahuaylas, cerchiamo un hotel e come per incanto c’imbattiamo in uno restaurato, la sera si terrà un concerto per l’inaugurazione, con buffet con invito privato, naturalmente siamo della partita. Durante il concerto, che è pubblico di fronte all’hotel, più volte il presentatore fa riferimento ad ospiti italiani che stanno viaggiando in moto, tutti che ci guardano e applaudono, abbiamo avuto il sospetto che la cosa sia stata enfatizzata per dare peso all’evento.
Al mattino, sempre in off, saliamo oltre i 4000 Mt siamo cani sciolti noi e il mondo andrebbe da dire, una sosta per una foto, un’altra per scambiare due parole con i locali e via sempre a gas aperto e a mangiare polvere.
Gli altri sono avanti, faccio un tornante e trovo una giovane famiglia sul ciglio della strada a che fare non saprei, mi fermo e il ragazzo mi chiede se ho dell’acqua per sua figlia, l’acqua insieme alla benzina le reputo le uniche cose che un viaggiatore in moto non può permettersi di non avere, gli porgo una bottiglia(nella foto guardate come la stringe forte) e la bimba, avrà si e no 2 anni ci si attacca come se fosse latte dalle mammelle, evidentemente era tanta la sete, poi gli regalo anche una cioccolata, salgo in sella e riparto. Ad Abancay ritroviamo l’asfalto è il primo pomeriggio quando giungiamo ad Urubamba, il Kike ci aspetta a casa sua.
Personaggio dalla simpatia solare è stato negli anni dell’Incas Rally il collaboratore più stretto di Franco Acerbis, grazie a cui ho potuto conoscere il Kike quattro anni fa viaggiando da questa parte di mondo.
Al mattino seguente, preso il treno ad Ollantaytambo raggiungiamo Machu Picchu la città Inca che gli spagnoli non trovarono mai, addirittura il suo scopritore Hiram Bingham fece fatica a trovarla, nemmeno dall’alto era visibile per via della vegetazione che la ricopriva.
Tra le sette meraviglie del mondo è meta anche in questo periodo considerato di bassa stagione.
La moto di Antonello che presentava problemi di carburazione ad alta quota, ora sembra essere tutto ok, un filo di rame come un capello, uno dei tanti che compongono i normali fili elettrici usati per l’impianti civile, posto dentro il foro del getto e lo spillo tutto a fondo sono l’arcano perché ora la moto sia perfetta, certo una volta tornati a livello del mare dovremo procedere a rimettere come era precedentemente.
E’ sera e con il Kike ci mettiamo a tavolino con carta geografica alla mano, ci traccia due itinerari per i prossimi due giorni, uno ci porterà a visitare le saline di Mars, una lavorazione a vasche per caduta dove l’acqua salata viene fatta evaporare perché rimanga solo il prodotto finale che viene poi insaccato e venduto sia come sale da cucina che per lavorazione industriale, la cosa strana è questa acqua salata sgorga da una sorgente a oltre 3000 Mt, la cosa ha dell’incredibile ma la natura e anche questo.
L’altra dritta che il Kike ci da è più ambiziosa, giungere al Canyon del Colca, il più profondo del mondo, da una strada che solo in pochi utilizzano, e se lo dice lui che ha un’agenzia di viaggi non si può che credergli.
Sveglia di buon mattino, sono passate da poco le sette e siamo in viaggio, giungiamo a Sicuani, al distributore dove facciamo rifornimento ci dicono che la strada che vogliamo percorrere e bloccata all’altezza della città di Yaury, per una protesta della popolazione causa mancanza d’acqua.
L’esperienza mi dice di proseguire solo Ermanno lo vedo convinto che passeremo.
In ogni caso il paesaggio è incantevole, lagune, cime innevate siamo sopra i 4000 Mt, le moto non dicono di no, la pista a tratti è dura da digerire, ho l’idea che se le moto non si smontano a pezzi oggi non lo faranno più.
Pochi Km prima di Yaury tutti ci gridano “camino está cerrado” proseguiamo e inevitabilmente giungiamo al ponte dove il passaggio è interdetto da una montagna di terra, una miriade di persone vengono incontro eslamando non si passa, Ermanno ed io mettiamo su un duetto, lui che dice che capiamo la protesta e d io che ad un certo punto tiro fuori la telecamera e spacciandomi per un giornalista di un canale televisivo nazionale, chiediamo di intervistare il capo che guida la protesta, interviene uno che da l’ok a farci passare, tolgono della terra e in un modo o in un altro andiamo oltre, ringraziamo e proseguiamo, ora dobbiamo uscire, l’altro capo della città e presidiato da donne, sembrerà una barzelletta ma se non fossero le immagini a confermarlo nessuno crederebbe chi io ed Ermanno abbiamo dovuto giocare a pallone con queste donne per un dieci minuti, per poi avere la possibilità di superare il posto di blocco, vi immaginate noi con gli stivale a palleggiare.
Entriamo ne canyon che il Kike ci ha consigliato raccontarlo non da l’idea di quale contesto ci circondi, rocce da ambo i lati, l’altimetro non scenderà mai sotto i 4000 Mt, addirittura ad un certo punto prossimi ai 5000, abbiamo la fortuna di beccare anche la neve, avventura nell’avventura.
Ultimi Km prima di arrivare a Chivay una città nel nulla, ma meta ambita dai turisti per visitare il Canyon del Colca dove l’attrattiva, oltre allo stesso, è il volo dei Condor. Siamo stanchissimi, addirittura mi addormento sul tavolo a cui stiamo cenando.
Questa mattina abbiamo raggiunto il Mirador per ammirare anche noi i Condor, c’era gente che era arrivata alle cinque del mattino, non sappiamo se per incanto o per il richiamo delle moto, come siamo arrivati e in disparte ci siamo seduti con la veduta del Canyon sotto di noi, sono apparsi quattro di questo volatile, impolverati come non mai in questi giorni di off, con gli stivali zuppi per l’attraversamento di guadi, abbiamo raggiunto Arequipa, superando un a passo a 4785 Mt, stanchi ma contenti.
Un saluto da Arequipa un salutone Giampiero