Report in diretta di Giampiero.4° Parte.
Salve a tutti
Inizio con un pò di romanticismo, quasi con rispetto, io e Ermanno non esitiamo a fermarci e spegnere il motore, il cartello recita Paso Garibaldi, nulla a che vedere con l’Eroe dei due Mondi ma lo stesso ha rappresentato un insieme di ideali e tenacia, nel nostro piccolo un pò lo siamo anche noi, duri fini all’ultimo.
Quando pensavamo di aver lasciato alle spalle la Patagonia cilena e con l’ingresso nella Terra del Fuego il vento gelido che spira sia dal lato Atlantico come dal Pacifico, non ti aspetti l’ultima “chicca” la neve ma non è finita, all’osteria dopo il passo, dove sostiamo per una pausa, chiediamo una cioccolata calda, no in questo periodo non è in listino perchè non è inverno, ma fuori nevica replichiamo, allora il cameriere ci mostra una foto del luogo con un metro e più di neve, questo è per noi l’inverno, azzittiti abbiamo preferito una cordero patagonico, insomma dell’agnello.
Ci eravamo lasciati da El Calafate e l’attrattiva del Perito Moreno, che raggiungiamo attraversando immensi ettari di terreno dediti al pascolo. All’ingresso del parco un guanaco, animale simile al lama, dispensa coccole per tutti è talmente abituato che non sembra vero.
Il Glacir Perito Moreno è una delle attrattive del pianeta, inusuale per costituzione e mantenimento dello stesso, con un fronte anteriore di cinque km e con oltre 60 metri di spessore divide in due il lago Argentino, il ciclo naturale che lo mantiene è causato dalle correnti del Pacifico che con i venti portano umidità che scontrandosi con la catena andina si trasforma in neve che gela sopra di esso, tenendo inalterato il proprio spessore.
Dopo una camminata che ci approssima al Glaciar, saliamo su un catamarano per visitare il fronte.
La speranza di ogni turista è cogliere l’attimo del distacco di qualche parte della parete, è il nostro giorno fortunato, un rumore assordante seguito da un altro cupo del blocco che cade in acqua, regala emozioni.
All’indomani scendiamo a sud per la Ruta 3 per poi riprendere l’ultimo tratto off della Ruta 40 che ci porterà di nuovo in Cile, la sera giungiamo a Punta Arenas, ho il tempo di cambiare olio e filtri, anche se prossimi alla meta è doveroso rispettare la motina.
Traghettiamo lo stretto di Magellano per entrare nella Terra del Fuego, una delle province della Patagonia argentina, le cronache parlano del nome dato dall’esploratore portoghese per i falò che vide dalla nave, in effetti non scese mai a terra e quello che vide era solo fumo, lo stesso la datò come Terra del Fumo, solo più tardi l’imperatore Carlo V, grande comunicatore, gli affibbiò Terra del Fuego, non c’è fumo senza il fuoco, teoria bizzarra.
Altra stranezza che annotiamo è che praticamente la provincia argentina della terra del Fuego è divisa dal continente dal territorio cileno, quindi l’argentino che percorre la Ruta 3 è costretto ad entrare in Cile per percorrere oltre cento km di off, prima di rientrare nel lato argentino e trovare asfalto, una sorta di ripicca cilena che non detiene l’onore di avere l’estremo lembo sud del continente, quando noto in lontananza la frontiera argentina do sfogo alla cavalleria del 690, è l’ultimo tratto in off, il contachilometri segna oltre 140, poi l’asfalto, fine del parco giochi.
Con la vista dell’oceano Atlantico giungiamo a Rio Grande dove pernottiamo.
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Ora solo poche ore ci dividono da Ushuaia, la prendiamo comoda, non avremmo mai pensato di andare incontro ad altre emozioni, che come descritto all’inizio si sommano al Lago Fagnano, quando entriamo in città, la scritta Benvienidos la prendiamo d’assalto per gli ultimi scatti, fa freddo, il vento gelido punzecchia il nostro viso ma ci sembra normale, in fondo era quello che volevamo, è difficile descrivere le emozioni, ognuno di noi le vive alla propria maniere, personalmente scruto la moto, molto appartiene a LEI.
I giorni seguenti sono necessari per organizzare la spedizione delle moto, approfittando della domenica ci concediamo una gita in catamarano sullo stretto Bingle, qua e là isolotti popolati da leoni marini, cormorani e pinguini, per poi chiudere dietro di noi la porta del container con le moto stivate, HASTA AL FONDO è una realtà, oltre 10000 km ci separano dalla partenza ma è un’altra storia.
Un salutone dalla FIN DEL MUNDO o meglio dalla città più australe del pianeta.
Giampiero
Considerazioni
Con circa 11000 km sulle ruote, di cui 6500 di off, diventa impossibile non trarne conclusioni.
Quattro paesi attraversati, come quattro sono le moto del viaggio tutte KTM, in molti non mi crederanno ma di problemi nulla , se no un paio di rotture di telai porta borse per qualche caduta e il fondo delle piste percorse, mi riferisco al 690, stupisce la grande resistenza dell’abbinamento serbatoio-sella, su cui poggia l’intero peso del complesso valige, per il resto solo cambio olio, filtri e gomme, tranne che per il sottoscritto che partito da Lima con una coppia di Enduro3 sono arrivato ad Ushuaia, seppure il posteriore è giunto come una saponetta. Le benzine usate sono state della più differenti qualità, dagli 80 ottani ai 97, per il basso numero è stato sufficiente per il 690 posizionare il predispositore della mappatura a 0, per il 990 lo stesso cosa.
Per i consumi abbiamo percorso oltre i 20 con il 690, anche in Bolivia dove l’altitudine e la benzina di scarsa qualità erano una costante non siamo mai scesi sotto questa valore, il 990 nella media, naturalmente abbiamo scelto di viaggiare con una tanica aggiuntiva, specialmente in Bolivia ma a volte anche in Cile, sulla Carrettera Austral e la Ruta 40 in Argentina.
Il massimo punto raggiunto di altitudine è stato prossimo ai 5050 Mt in Bolivia prossimi alla dogana Apacheca, non male, personalmente ho viaggiato facendo da apripista e senza GPS sulle Ande, concludo ancora una volta che il 690 è una moto totale che aiuta per leggerezza e dinamicità anche laddove c’è da faticare come in off e noi di fuoristrada, degno della parola, ne abbiamo macinato.
Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita di questo viaggio, KTM, Acerbis, Motorex, Gemica, Code Architects, Giramoto e naturalmente chi ha seguito il viaggio dal web.