"Al tempo della Seconda Guerra Mondiale era pratica diffusa convertire la propria automobile per renderla ‘tollerante’ al legno. Proprio così. La carenza di materie prime obbligava infatti ad utilizzare espedienti ed operazioni fantasiose, come installare un anti-estetico ed ancor meno aerodinamico gasogeno sull’anteriore o sul posteriore della propria automobile. La diffusione di questo particolare tipo di alimentazione era particolarmente diffusa nel nostro paese – soprattutto sui mezzi pubblici –, in virtù dell’autarchia sui carburanti promossa dal governo fascista.
Il gasogeno era nient’altro che una caldaia. In essa andavano inseriti dei blocchetti di legno (il faggio era particolarmente adatto), che bruciando a fuoco lento producevano il gas necessario al motore. Quest’ultimo doveva però essere sottoposto ad alcune modifiche: era infatti necessario aumentare il rapporto di compressione, rimpiazzare il carburatore con uno specifico miscelatore, installare filtri per eliminare ceneri e vapore, modificare le candele ed aggiungere un aspiratore, necessario per portare il carburante al motore in fase d’avviamento. Un simile sistema di alimentazione presentava comunque varie criticità: su tutte le scarsa potenza e l’altrettanto insufficiente autonomia, ma anche la sfavorevole distribuzione dei pesi, la pericolosità e la notevole produzione di residui della combustione"
Questo era un autobus a Milano nel '35