da Tancrediprato » 14 ago 2020, 23:49
Dire che sono latitante e’ un eufemismo. Purtroppo ho due problemi. Uno sono molto preso dal lavoro, l’altro e’ che rifletto e rifletto sulle cose che leggo (intendo le risposte qua) e cerco di cogliere le suggestioni che mi provocano. E sono mutevoli e mai definitive. Quindi rimando sempre nel commentare attendendo l’ultimo sviluppo.
Vabbe ora scrivo qualcosa e se non e’ il meglio che potessi scrivere, pazienza.
Cito Giax =
Devolvere sistematicamente alla macchina operazioni manuali (prima rivoluzione industriale), operazioni [concettuali] routinarie (seconda rivoluzione industriale) e attività decisionali (rivoluzione in corso) ha sempre comportato un inevitabile cambiamento (impoverimento?) del profilo antropologico e delle capacità in termini, se non individuali, di specie.
Questa frase mi ha molto colpito! Perche’ e bellissima nella forma e nel contenuto. Sembra una bomboniera che metti sul comodino e la guardi perche e’ bella, ma sai anche che dentro ci sono dei buoni confetti. Cambiare una parola o una virgola la rovinerebbe.
E’ come un belllissimo sonetto che suona soave come segue:
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.
Detto questo, sento che c’e’ dell’altro. Pensare che tutto andava meglio nei tempi andati e’ fuorviante.
Le macchine, gli automatismi, il pc, l’IA, ci hanno permesso di estendere i limiti della nostra creativita’ oltre l’immaginabile. E ci sentiremmo tutti ridotti e piu tristi facendone a meno.
Forse nel trasferire funzioni e scopi in una macchina c’e’ insito l’impoverimento delle rispettive capacita ma dovrebbe essere altrettanto insita una espansione di altre che sarebbero rimaste inespresse.
E’ quindi d’uopo chiederci, come specie, a cosa vogliamo, possiamo e desideriamo rinunciare per cosa vogliamo, possiamo, desideriamo ottenere. Senza questa pre-questione, lo sviluppo caotico cui stiamo assistendo non porta, a mio avviso, nulla di buono.
Nella guida in generale, di tutti i giorni, per andare al lavoro e raggiungere una meta o trasportare merci non sarebbe bello che qualcun altro lo facesse al posto nostro? Forse si. Avremmo piu tempo per pensare, parlare con i nostri cari, leggere, scrivere sul forum, esprimere noi stessi.
Nelle scelte morali inerenti la guida che dovremmo deferire alla macchina, cui accennava Giax, forse ci sarebbero dei compromessi e puo’ essere delle situazioni al limite. Ma lo stesso le scelte che facciamo noi , adesso, non sono scevre di sbagli e pregiudizi e non mi sento molto piu sicuro se fatte da un umano, magari imbecille o peggio tossico, che da una macchina programmata e riprogrammata.
Ma nella guida della moto, bisogna rifletterci di piu’.
Perche questa operazione non e’ un mero spostamento di masse da A a B che ben venga sia fatto da un automa, ma un complesso esercizio di varie attivita’ umane che pur estrinsecantesi nella guida, trovano fondamento, giustificazione e ragion d’essere in livelli diversi che quelli dell’azione in corso, ed allignano in profondita’ umane dove albergano prossime alla fantasia, all’idealismo, all’emotivita’, all’orgoglio , alla poesia, al ricordo e all’estrinsecazione di un qualcosa che potremmo definire parte indivisibile di noi stessi.
Quindi nel definire ciò che dovremmo e non dovremmo lasciare delegato ad un algoritmo, ad un dispositivo, ci sarebbe da fare una profonda analisi di cio’ che le frasi sopra significano e quindi in ultima analisi, di cio’ che perdiamo e cio che guadagniamo.
Andando dietro al piu innovativo ritrovato che non ha ragione di essere se non nella sua possibilita’ di essere inventato e costruito (e spacciato come ultimo grido), si rischia di alienare da noi stessi parti che ci spetterebbero e delle quali non siamo pienamente coscienti.
In 1984 (o nel Mondo Nuovo, adesso non ricordo e non ho voglia di andare a vedere) lo scrivere romanzi di bassissima lega era affidato a meccanismi nei quali le parole si mescolavano e si impastavano fra loro come i colori in un caleidoscopio ruotandone le due meta’. E in questa operazione meccanica fuoriscivano storielle stupide sempre apparentemente nuove ma tragicamente simili, piu che altro d’amore, senza nessuna qualita’ ma adatte a tenere buone le masse. Non c’era nulla di creativo o di artistico e quindi l’affidare questo compito alle macchine, toglieva solo fatica ai lavoratori (oltre che voglia di rivalsa ai lettori).
Ma la scrittura vera, come la guida di una moto ha finalita’ che trascendono pure le intenzioni coscienti dello scrivente \ pilota ed entrambe dovrebbero appartenere al regno umano. O almeno dovrebbe esserci un pensiero, una riflessione, dietro ogni avanzamento della tecnologia che pensi di automatizzare parti di queste.
Chiudo questo lungo scritto e forse contraddittorio pure con me stesso, ricordando una scena di 2001 Odissea nello Spazio dove e’ chiaro il tema della macchina che si ribella al creatore. Ma anche Hal (la macchina) è messo sotto scacco dalla propria emotività ed ambizione, causa prima della sua sconfitta. Gli uomini del 2001 - freddi, cortesi e diplomatici sembrano aver appreso a tenere a freno la propria emotività, ma non hanno rinunciato alla doppiezza, e l'orgoglio di Hal discende dal ritenersi superiore alle menzogne, alla segretezza, alle contraddizioni umane. Pensa di poter agire meglio: forse, di essere uno stadio superiore dell'evoluzione. Hal è sconfitto da David Bowman con una mossa d'azzardo, in cui rischia la vita (l'uscita dalla capsula senza casco protettivo): un'ipotesi non contemplata probabilmente da un computer. Nell’estremo e libero uso di facoltà non computabili, non algoritmabili ma prettamente umane, David sconfigge Hal, come Davide sconfigge Golia.
Spero che tutto questo non porti soluzioni, ma voglia di pensare.
Saluti Tancredi