Pure Enduro
Moto sviluppate da specialisti dell'Enduro, pensando solo all'Enduro e rivolte ai puristi dell'Enduro. Husaberg allarga e completa la sua gamma con l'obiettivo di diventare il riferimento della specialità
Ogoglio: quello che ti spinge a ricominciare da capo quando la tua azienda passa in mani straniere. Orgoglio: quello dei tecnici svedesi Thomas Gustavsson e Roland Öhrn che negli Anni 80, quando Husqvarna entra nel Gruppo Cagiva, decidono di mantenere viva la tradizione delle moto nate tra le fredde foreste scandinave. Orgoglio: quello di prendere il nome - Husaberg - dalla piccola contea popolata di case in legno, pini e vaste distese di verde, cioè Husabergs Udde.
Orgoglio: quello di fabbricare un mezzo che si vuole dotare del migliore motore a 4T, della linea più confortevole e del minor peso possibile: la FE 501. Era il 1988.
Orgoglio legittimo, perché l'anno successivo la neonata Casa svedese conquista subito con facilità il titolo Europeo di Enduro. La moto è davvero la più leggera e potente tra le sfidanti. Con coraggio e passione Husaberg inizia un cammino in crescendo, conquistando altri titoli. Ma il destino delle moto svedesi, evidentemente, è di spostarsi verso Sud, perché nel 2003 - dopo una collaborazione con KTM instaurata 1995 - la produzione viene spostata a Mattighofen.
Orgoglio svedese: le Husaberg mantengono comunque una linea di sviluppo e di pensiero separata, che ha portato alla gamma Enduro 2013, la più completa di sempre: E1, E2 e E3; 2T, 4T e senza scordare la tendenza odierna al "downsizing", la riduzione delle cilindrate. Abbiamo quindi tre TE con motore 2T e quattro FE con propulsore 4T.
Orgoglio storico: nella E3, alla TE 300 - pezzo da novanta con avviamento elettrico e nuovi telaio e pacco lamellare - si affianca la FE 501, che sostituisce la precedente 570. La cilindrata effettiva è 510 cc, ma il nome rievoca quella prima FE 501 che vinse l'Europeo nel 1989 e due Mondiali di seguito nel '90 e '91. Husaberg anche tra le fila della E2 - con un altro downsizing e un altro salto nel passato - abbandona la 390 e ripropone la FE 350, moto con cui aveva conquistato il secondo titolo iridato nel 1991. Abbiamo poi la FE 450 e la TE 250, due moto davvero al top. Nella categoria minore, la E1, per la prima volta alla piccola TE 125 viene affiancata una FE 250.
Orgoglio enduristico, ancora. Quello che ti fa definire le tue moto "Pure Enduro". A Husabergs Udde dichiarano di essere l'unica azienda (o quasi) che prevede un percorso di sviluppo e di crescita delle moto unicamente nell'Enduro, senza ascendenze nel Cross. Le Husaberg vogliono incarnare lo spirito dell'Enduro, ponendo buone basi di partenza sia per l'amatore, sia per il professionista. Di qui le tante, tantissime innovazioni, le peculiarità nella meccanica, i grossi cambiamenti nella ciclistica, i modelli completamente nuovi, la sigla HBG (acronimo di Husaberg) stampata sulla sella e la denominazione "Pure Enduro". Certo, l'appoggio di KTM si sente (nei motori, in larga parte condivisi, e nei telai) e si vede: lo shooting fotografico è spettacolare, proprio come quelli della superpotenza arancio. Saltiamo in sella!
Universo a miscela: TE 125
Partiamo dalle 2T. La 125, fresca di nascita, viene riconfermata con piccoli miglioramenti. Tanta potenza in così poco peso garantisce una maneggevolezza da urlo, merito anche del nuovo telaio. I movimenti in sella - sia nel lento, sia nel veloce - sono il punto forte della moto, anche se stabilità e precisone non danno la stessa libidine. L'ingresso in curva, forse a causa di un baricentro piuttosto arretrato e di un mono un po' troppo scarico, non è al top come il cambio di direzione; nei destra-sinistra secchi, infatti, l'agilità della TE è impressionante, sembra che la moto faccia tutto da sola. Insomma, con un buon setting del posteriore, "venticinque" si può tentare l'impossibile. La forcella lavora veramente bene, è molto reattiva e copia tutte le asperità del terreno, anche se per via della taratura piuttosto morbida - destinata ad accontentare il grande pubblico - l'affondamento dura un po' troppo a lungo. Discorso analogo per il mono: il lavoro è egregio ma la taratura morbida fa affondare un po' troppo in uscita di curva producendo sbavature in percorrenza. Ho provato a chiuderli entrambi notando subito un miglioramento, grazie alla maggiore reattività nelle zone più estreme. Frizione, freni, cambio, leve e posizione in sella sono perfetti. Il "motorino" da un ottavo di litro gira come un tornado: spinta e allungo - molto simili alla sorellastra arancio (il motore è lo stesso) - sono da prima della classe. Un motore nel complesso rotondo, che non brilla ai medi, ma ai bassi esplode tra le mani e agli alti urla così forte da farti dimenticare di essere sul basamento più piccolo della Casa.
TE 250
La posizione in sella, se possibile, è migliore rispetto alla 125: la moto appare un po' più sostenuta al posteriore e l'ingresso curva diventa uno spasso, anche se sul veloce l'avantreno perde qualcosina in termini di stabilità. La triangolazione sella-pedanaplastiche è buona e il contatto del ginocchio con i nuovi convogliatori è ideale, soprattutto quando si entra in curva caricando l'anteriore. Ottimi i nuovi incavi tra la fiancatine laterali e il parafango, studiati per spostare la moto con facilità. Il motore esplode, grida, urla, ma richiede spesso l'uso delle marce: ai bassi regimi sprigiona una potenza brutale, che si trasforma in velocità pura ai medi; inutile insistere agli alti, meglio dargli la marcia e non pensarci più. La frizione è un po' più pastosa e meno precisa rispetto alla 125. Capitolo freni: l'anteriore blocca un po' troppo, molto modulabile, invece, il posteriore. Il mono, più chiuso di taratura, trasmette il giusto feeling, mentre la forcella è semplicemente impeccabile.
TE 300
La più rotonda, ma anche la più potente: con la sua enorme schiena ti porta fuori da ogni tratto impervio. È davvero il top di gamma tra le 2T. Il motore, pastoso e meno cattivo rispetto al 250, è privo di punti morti: sotto c'è, ai medi fa paura e agli alti ne ha da buttare via. Anche qui l'impostazione in sella è perfetta e conta su un posteriore ben sostenuto, a tutto vantaggio di una maggiore precisione dell'anteriore. Un po' ballerino l'avantreno nelle fasi più veloci, anche se tale peculiarità non va a intaccare la sicurezza. La cosa è minima e percepibile anche sulle "Kappa": personalmente ritengo che derivi dalla geometria della sospensione posteriore, anche perché la forcella lavora davvero bene.
Pianeta quattro tempi: FE 250 – FE 350
Le 4T possono essere divise in due gruppi: le bialbero e le monoalbero. E partiamo dalle "bi": la nuova arrivata 250 è una bella sorpresa e, come tale, crea grande scompiglio. In sella mi accorgo che un filo rosso tiene unite tutte le 4T: quello della progressione e della rotondità. In nessuna di queste moto, infatti, ho percepito il ben che minimo on-off. Allo stesso tempo, però, non mi hanno trasmesso esplosioni di potenza spaventose.
La più piccola è davvero maneggevole. La forcella parte bene, ma il mono è un po' troppo sfrenato. Ho un po' faticato a trovare il feeling giusto... cosa che, comunque, si sarebbe potuta rimediare con un'attenta taratura. Il motore, anche se non spinge fortissimo, ha una linearità d'erogazione invidiabile, diventando così imbattibile nei tratti lenti o estremi. Le "four stroke" sono ancora più bilanciate rispetto alle 2T e la posizione di guida, da seduto, è confortevole con un'impugnatura del manubrio più alta. La 350 ha una ciclistica analoga alla 250, mantenendo anche la peculiarità della progressione del motore, capace di spingere senza creare imbarazzi; l'unica differenza è l'aumento dell'inerzia che, alla fine, giova non poco in mulattiera.
FE 450 – FE 501
La regina della E2 è lei: la 450. Le curve si lasciano pennellare e la dolcezza del motore è impressionante: stupenda da usare un po' ovunque, è capace di non metterti in crisi nemmeno nel lento o nelle extreme. Il merito? Il connubio tra la maneggevolezza del telaio e la progressività del motore. Dove la 350 riesce a battere la "sorellona" è nei tratti ripidi in mulattiera, dove il minor peso si fa sentire. La "mamma" di casa HBG, la FE 501, è un vero bolide. Non esibisce sfumature di cattiveria, ma per tirarle il collo pretende esperienza e preparazione, visto che agli alti arriva a delle velocità esagerate. La ciclistica supporta senza difficoltà il peso e, in più, è capace di non mettere mai in crisi il pilota su qualsiasi tracciato. Brusco il freno anteriore, un po' lunga la corsa del posteriore.
Dopo essere saltati in sella alle sette moto non abbiamo dubbi. Il filo dominante pare essere la facilità di utilizzo, e la parallela competitività, in qualsiasi condizione. Mezzi specialistici capaci di strizzare l'occhio a tutti: sia all'amante della girata, sia al dannato della manetta. Insomma, "Pure Enduro".
fonte xoffroad.it