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Maximilian Nagl detto Max

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jenk
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Maximilian Nagl detto Max

Messaggioda jenk » 16 ott 2012, 18:18

Una carriera costellata d'infortuni, l'esplosione inaspettata in MX1, arrestata troppo presto da un grave problema alla schiena. E nel 2013 la nuova sfida con il Team Honda World Motocross

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Il Campionato del mondo di Motocross è davvero uno sport duro. Quanto? Chiedetelo a Max Nagl! L'ex pilota del Red Bull KTM Factory Team, uno dei più talentuosi degli ultimi tempi, si è ritrovato per buona parte della stagione 2012 seduto a bordo pista a guardare impotente i suoi avversari che lottano gomito a gomito per la gloria. E mentre gli infortuni non sono una novità per il ventiquattrenne tedesco, prendersi del tempo per guarire lo è.
Fin dall'età di quattro anni, Max Nagl è sempre stato un ragazzo competitivo, pronto a correre, pronto a combattere! Che si trattasse di BMX o di Motocross (ha corso in entrambi fino a dodici anni, quando suo padre gli disse che doveva scegliere, dato che non aveva tempo per far bene entrambi), il ragazzo bavarese ha sempre frequentato il dolore fisico, infatti è qualcosa con cui ha avuto a che fare fin dalla tenera età. "Credo - racconta Max - che in larga parte dipenda da mio padre, perché siamo uguali. Non c'è mai stato un giorno in cui sia rimasto a casa malato o qualcosa del genere. Andava sempre a lavorare. E io ho imparato a fare lo stesso. Anche quando ero a scuola, non importava se fossi malato, diceva: 'No! Tu ci vai!'. E così, quando mi sono rotto la clavicola con la 65 cc, ho cercato di tornare in moto il più velocemente possibile, anche se non ero guarito al 100%. Forse da una parte non è il massimo, ma dall'altra va bene per il Campionato".
Ecco l'atteggiamento che abbiamo imparato ad ammirare e che riassume bene Max: lui è tutto o niente. Non importa quanto duro o doloroso sia, a spingerlo è una forza mentale senza paragoni e il desiderio di salire su una moto, di competere a ogni costo.

Già ai tempi della scuola, quando per gli altri bambini il Motocross era considerato uno svago per il fine settimana, per Max e suo padre era il contrario. Papà Hubert, che ora dirige il Team KTM Scott Racing al fianco di Uwe Rommel, aveva un negozio di moto e sapeva bene quanto costava correre. Così, mentre Max ricorda "la prima volta che sono salito su una moto avevo 4 anni, perché per me era naturale averne una", per Hubert la faccenda era seria. Così, per il giovane tedesco, il successo è arrivato molto presto. "Da ragazzino vincevo tutte le gare del Campionato, perché mi sono allenato in BMX fin da piccolissimo. Non è mai stato solo divertimento, è sempre stato... mio padre spingeva perché mi allenassi sodo, prima per tutta quella roba locale, quindi per le gare tedesche, poi internazionali. Nel Campionato europeo sono stato secondo, mai campione, nella 65 cc e nella 85 cc".
In poco tempo Nagl si trova a competere sulla scena mondiale e, a quindici anni, partecipa già all'intera stagione in 125 con il Team Kosak, per la prima volta su una KTM. Ma i risultati complessivi del Campionato sono rovinati dagli infortuni, in particolare alle clavicole. Nel 2004, Max arriva 28° nell'MX2, ma salta sette gare per un riesce a fare a tutte le gare, ma con qualche doppio zero lungo il percorso. Salta di nuovo cinque gare nel 2006 in MX2 dove si piazza 20°, e la sua stagione di debutto in MX1, a diciannove anni, lo vede perdere otto gare in totale, di cui sette consecutive, e chiudere 18°. Ma mentre da fuori ci si poteva sorprendere del suo passaggio alla classe regina nel 2007, Max ha sempre pensato che fosse la decisione giusta e si è subito sentito a casa. "Quando correvo in 125 per il Team Kosak nel Campionato tedesco, ero già in sella alla 250 2T. E già lì andavo molto meglio. Sulla piccola a quel tempo c'erano Gareth Swanepoel e Tanel Leok che erano sempre stati più veloci di me, ma sulla moto grossa ero io il più veloce. Così ho preferito quella".
Ma se il suo ingresso in MX1 poteva essere una sorpresa, ben di più lo è stata quello nel Team Red Bull Factory, soprattutto se si guardano i risultati di Nagl fino a quel momento. Il suo unico risultato notevole era stato un secondo posto al GP di Catalunya nel 2007, in un anno in cui, come detto, aveva chiuso 18°. Ma che mossa azzeccata si è invece rivelata! A fine stagione Max aveva registrato nove podi, tra cui cinque vittorie, culminate con la doppia affermazione a Faenza. Qui ha vinto la prima manche con più di trenta secondi di margine e la seconda con cinque e, in entrambe, è stato al comando dall'inizio alla fine, vincendo il suo primo Gran Premio. In Campionato ha concluso sesto e l'anno successivo ha lottato con Antonio Cairoli per tutto il Campionato, arrivando infine secondo. Da allora, però, la fortuna gli ha di nuovo voltato le spalle. Nel segno della malasorte Anche quando nel 2008 è diventato un pilota ufficiale, Nagl ha subito una bella dose di infortuni, come lui stesso ammette. Del resto, se gli chiedete se si ricorda un momento in cui non fosse infortunato anche risalendo ai tempi della 65, ecco cosa risponde: "No, mai! Forse il 2009 è stata una stagione senza infortuni, ma tutti gli altri anni c'è sempre stato qualcosa; non ho mai saltato una gara però (non ha corso il GP di Francia nel 2010 dopo essersi rotto la clavicola per la settima volta mentre era quinto nel turno di qualifica, ndr) e sono a posto con le ginocchia, le spalle e tutto il resto. Mi sono rotto una spalla, ma adesso è di nuovo ok. Finora il peggio era la clavicola, perché l'ho rotta sette volte e non guarirà più, per cui dovrò tenermi il chiodo di metallo e le viti per sempre. Nel 2012 però c'è questa cosa alla schiena". L'infortunio alla schiena a cui Max si riferisce è una vecchia ferita che lo ha tenuto fuori gioco per quasi tutto il 2012. È stato poco prima del GP d'Olanda 2011 a Valkenswaard, una caduta apparentemente innocua che ha lasciato perplesso anche il suo specialista. "Mi stavo allenando la settimana prima di Valkenswaard e mi sono torto la gamba. Era una curva veloce, la gamba è salita fin sopra la sella, ma il resto del corpo è rimasto dritto, così la mia schiena ha fatto una torsione fortissima. Non sentivo dolore alla schiena, ma solo alla gamba, così il giorno dopo sono andato ad allenarmi in bici. Quando ho fatto per scendere, però, ho iniziato a sentire male alla schiena e da quel giorno non è più passato. Non so perché, o come sia successo, nemmeno il medico sapeva darmi una spiegazione". Coraggiosamente, Max ha combattuto per tutta la stagione cercando di salvare qualcosa del Campionato, ma era chiaro che questa volta l'infortunio avrebbe richiesto tempo per guarire.

Alla fine si è capito che Max avrebbe avuto bisogno di un intervento chirurgico. Questo voleva dire per il Campionato perdere il suo numero 2 e, per Max, combattere una nuova battaglia. Ma quando alla fine, dopo l'ultimo GP, si è sottoposto all'operazione, quello che avrebbe dovuto essere un normale recupero si è rivelato un incubo. Il problema era il disco, racconta Nagl: "Si è schiacciato ed è uscito fuori, non so da che parte. Avevo dolori giù per la gamba e i dottori hanno deciso di togliere il disco per metterci un pezzo di osso che hanno preso dal coccige. Ora si stanno saldando, ma dopo, nella zona più bassa della schiena, ci sarà una parte rigida, proprio dove la colonna vertebrale fa la curva. Il punto esatto sono le vertebre L5-S1".
Purtroppo, il tutto ha richiesto più di un'operazione e, di conseguenza, gli ha fatto perdere l'inizio della stagione. Questa è forse la cosa più brutta per Max, che lo ha scaricato, soprattutto dopo tutte le ore di allenamento invernale per salire di nuovo in moto. "È la prima volta da quando ho cominciato a correre che non sono in grado di cominciare una stagione. Anche da infortunato, ho sempre fatto le mie gare e, all'inizio, è stato davvero difficile decidermi a dire 'Okay, non andrò a Valkenswaard e agli altri GP finché non sono guarito'. Ma tutti i medici e le persone intorno a me mi hanno detto: 'No, stavolta ti fermi e cerchi di rimetterti in sesto'. Ho anche pensato alla mia schiena quando non farò più Motocross, tipo a 30 o 40 anni: voglio poter entrare in macchina senza aiuto!"

Non poter correre è una cosa, ma vedere uno dei tuoi avversari correre sulla tua moto è un altro paio di maniche. "A Valkenswaard quando sono arrivato al paddock - riprende a raccontare Max - il venerdì mi sembrava strano perché non avevo mai visto le moto le persone e il camion. È stata una sensazione strana. La domenica ho guardato tutte le gare di qualifica, ma dopo la prima manche mi sono sentito di merda. Sono tornato a casa, ho fatto un po' di bici e sono stato meglio. Là sono andato a podio tutti gli anni, vedere gli altri correre da fuori era troppo per me". Per quanto riguarda Ken De Dycker, dire che Max si sia sorpreso è un eufemismo. "Prima di tutto - racconta - l'ho letto su Facebook o da qualche altra parte e mi sono detto che era una fesseria, non poteva essere vero. Poi ho ricevuto una telefonata da Pit Beirer che mi ha detto: 'È così'. La cosa non mi ha sconvolto, ma sorpreso sì. Soprattutto mi chiedevo perché avessero scelto lui, ma poi Pit mi ha spiegato che se la squadra ha un contratto per due piloti, deve avere due piloti, anche per via degli sponsor. Così hanno dovuto prendere un secondo pilota. Non importava quale".
De Dycker, però, non ha mai corso così bene come quest'anno. E la conferma a pilota Red Bull KTM per tutta la stagione, ottenendo così un'estensione del contratto iniziale per cinque gare, è stato come sale sulle ferite per Max. Per di più Big Ken ha ricevuto la nuova 450 che avevano giurato a Max di non dare a nessun altro! Evidentemente, questo era il preludio a ben altri cambiamenti.

In dieci anni di permanenza nell'orbita KTM, il cambiamento maggiore, fino a ora, era stato l'arrivo, nel 2010, di Tony Cairoli e del resto del suo entourage che componeva il Team De Carli. "È stato veramente difficile. Una cosa che mi ha complicato molto la vita: ero parte del team austriaco, stavo lavorando molto con Stefan Everts e funzionava tutto alla grande. Poi lui lo hanno spostato in MX2, hanno affidato tutto agli italiani e io mi sono dovuto adattare al loro sistema. È stato tutto molto difficile perché non parlo la lingua e nessuno nel team parla inglese, quindi non c'era dialogo".
Forse proprio per questo, alla fine, le cose per Max sono cambiate ulteriormente. Si potrebbe anzi dire che il suo mondo sia crollato in un momento. L'otto luglio Nagl è tornato a correre la quinta prova nell'Adac, il Campionato tedesco di Motocross, dove ha vinto entrambe le gare rifilando al leader del Campionato Marcus Schiffer un bel distacco. Poi nel sesto round, a Gaildorf, ha preso punti dietro a Xavier Boog. Ma poi è arrivato quell'SMS di Stefan Everts. "Stefan mi chiedeva se ero a casa, perché dovevamo parlare. Già immaginavo che dovessero essere brutte notizie e mi ero preparato al peggio. Infatti, mi hanno messo fuori dal team. Questo mi rende triste, ma non sono arrabbiato con KTM, davvero. Sono stato con loro per dieci anni e abbiamo lavorato bene insieme. Solo gli ultimi due anni sono stati un po' più difficili, ma accetto la decisione. Abbiamo avuto un po' di differenze di opinione, ma ne abbiamo sempre parlato. Ci sono state delle cose che abbiamo provato a cambiare, ormai però la decisione è presa. A essere onesto sono un po' deluso da Claudio De Carli, che non mi ha nemmeno chiamato per parlare di quello che stava succedendo. Credo ci siano stati dei malintesi di comunicazione. È difficile ignorare i sentimenti personali, siamo tutti umani. Ma un professionista deve avere rispetto verso gli altri".
Ulteriori cambiamenti, quindi, si prospettano per il futuro di Max. "Sono contento perché ho trovato una nuova squadra, il Team Honda World Motocross, che crede in me. Dopo così tanto tempo che vesto arancio sarà difficile indossare un altro colore... non so proprio cosa ne farò di tutta questa roba!" Se Maximilian Nagl avrà la volontà di tornare a essere forte lo scopriremo solo col tempo, ma se succederà lo farà come ha sempre fatto: lottando.

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fonte xoffroad.it
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