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Intervista Joel Roelants

MessaggioInviato: 22 ago 2012, 21:13
da jenk
Io non ho paura
Determinato, umile e senza peli sulla lingua, Joel Roelants ci racconta le sue verità sul mondo del Motocross


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"Non ho mai avuto paura di niente e non mi importa di cosa pensano gli altri e, soprattutto, nessuno mi ha mai detto cosa potevo o non potevo fare. Ho sempre fatto di testa mia... niente può fermarmi se non me stesso, niente può spezzare la mia condizione mentale". Parole che sembrano venire dall'eroe di un film d'azione, invece arrivano dall'uomo e dal pilota che ha più i piedi per terra in assoluto: Joel Roelants del team Floride Monster Energy Kawasaki Pro Circuit Belgio.

Self-made man
Come membro del club "fuori dai denti", il ventitreenne belga non si tira indietro quando deve esprimere il suo giudizio su ciò che gli accade intorno. Ammette di non essere molto attratto dallo stile di vita del MX e non ha neppure una pagina web, pur avendo già molti fan. Roelants è, in una certa misura, un self-made man, cresciuto in questo sport nel modo più duro, super consapevole dei suoi limiti e sempre impegnato a capire i suoi errori per migliorarsi. Dopo essersi visto rifilare secondi al giro da Herlings e Roczen è determinato a raggiungere le posizioni che contano. Dopo aver cominciato da privato nel 2005 con una Kawasaki 2T nell'Euro Motocross 125, l'anno dopo opta per una KTM, sempre 2T, e ricompensa il suo nuovo team manager, l'ex campione del mondo 500 Jacky Martens, con un terzo posto nel Campionato UEM 125 e il titolo di campione del mondo FIM Junior 125. La moto arancione lo accompagna per i successivi sei anni e, dopo alcune notevoli apparizioni, firma con il team KTM Champ di Kees Van Der Ven per la sua prima stagione completa in MX2, che termina con un tredicesimo posto. Roelants torna al team KTM Factory Junior sotto la guida di Jacky Martens e le cose vanno ancora meglio: nel 2010 finisce la stagione MX2 in settima posizione, l'anno dopo in quinta. Ma al secondo anno nel team JM Nestaan KTM le cose cominciano ad andar male: Roelants non va oltre il decimo posto nel Mondiale. Un duro colpo per un pilota che solo un anno prima aveva la prospettiva di un posto nel team Factory. Dopo quattro anni in arancione nella classe MX2 il volitivo pilota belga vede finalmente un po' di luce (verde) alla fine del tunnel. Con il passaggio alla Kawasaki Roelants trova la sua "zona" di serenità, uscendo dall'incubo di non poter dimostrare il suo valore con un team ufficiale. Ritrova persone della vecchia squadra KTM Champ, motivazione e sicurezza.


Quando sei arrivato sulla scena mondiale, molti ti guardavano come un giovane Joel Smets con una determinazione enorme per vincere...
"Sono sempre la stessa persona, ma la penso in modo diverso. Prima ero troppo motivato e mi allenavo troppo. Pretendevo molto da me stesso e non arrivavo da nessuna parte. Ora faccio esattamente quello che mi serve, senza esagerare. E dopo tanto tempo, quest'anno, ho ricominciato a divertirmi durante le gare".

In un'intervista del 2009 hai detto: "Non ho pressione. Vivo per questo sport dando il massimo, se guido male non posso essere deluso: so che ho fatto del mio meglio e, se non funziona, non funziona".
"Il fatto è che davo più del 100%. Oggi lavoro ancora duro, ma non sono quello che si allena di più in tutto il paddock. Ascolto le persone più anziane di me, chi ha esperienza, e cerco di capire che cosa sia più giusto per me".

Come è stato vedere Musquin, Roczen e Herlings crescere così?
"Loro hanno cominciato a correre quando avevano cinque anni. Io ho iniziato a dieci e, seriamente, solo a dodici. Questi ragazzisono andati subito forte, ma hanno corso cinque anni più di me, forse ho solo bisogno di un po' di tempo in più. Non siamo tutti uguali, non tutti hanno lo stesso talento: penso che se loro sono veloci lo posso essere anch'io."

Con poche piste sabbiose nel Mondiale, sapevi fin dall'inizio di doverti migliorare sui terreni duri. Ci sei riuscito?
"Ho iniziato molto presto ad allenarmi su terreni duri, ma mi ci sono voluti anni ad abituarmi. È un modo completamente diverso di guidare. Sulla sabbia potevo contare sulla mia condizione fisica e fare ciò che so fare, ma sul duro non ero mai sicuro di nulla. Così ho dovuto imparare tutto, un po' con Jacky Martens e un po' con Kees Van Der Ven, che è davvero in gamba".

Quando sei andato negli Stati Uniti nel 2009, non parlavi d'altro che di SX. Perché non ci sei tornato? Non era il tuo sogno?
"Lo è ancora, ma sento di dover essere più veloce nei tracciati outdoor prima di provare qualcosa di simile al Supercross. Ora non ho il tempo per dedicarmi al SX. Se faccio bene nel Motocross poi posso pensare di tornare là".

Come si fa a correre nel Supercross o in Australia in inverno, dopo aver firmato contratti per la stagione successiva? E se ti fai male?
"Infatti sono andato subito dopo la fine della stagione, così da poter recuperare durante l'inverno se qualcosa andava storto".

Ma sei migliorato nei salti, nello scrubbing e nella velocità? Eri andato negli Stati Uniti tre anni fa proprio per questo...
"Penso di essere migliorato nei salti. Prima saltavo troppo in alto, ero troppo lento e, anche in curva, non andavo forte. Ho dovuto migliorare su quasi tutto, ma ora sono molto più costante".

Nel Campionato olandese ti puoi confrontare con Herlings. Nel team, invece, come compagno di squadra hai Searle. Niente male!
"Io e Tommy ci aiutiamo a vicenda. Sulla sabbia corro dieci minuti davanti a lui, poi ci scambiamo, in modo da vedere dove ognuno è più lento. Lo facciamo anche sui terreni duri e funziona. Quando ti alleni da solo o con ragazzi più lenti, non è facile capire dove stai sbagliando. Herlings, nel 2011, è stato in media un minuto più veloce di me. Questo dovrebbe dire qualcosa... Non è mai facile stare con lui, ma prima volevo fare passi troppo grandi. Ora penso che se posso far scendere il distacco a cinquanta secondi, sto facendo un buon lavoro. E ho sempre in mente che posso fare ciò che fa lui: ci metterò più tempo ma ci arrivo ".

Come è stato vincere in Bulgaria?
"È stata la sensazione più bella. Negli ultimi metri piangevo dentro il casco, pensavo al lavoro e alle lotte degli anni passati!".

Nel 2006 hai vinto il Mondiale Junior davanti a Musquin. Poi lui ha vinto due titoli in MX2 e tu hai penato per trovare una moto ufficiale...
"Vincere il Mondiale Junior ha voluto dire guidare meglio di lui in quel fine settimana su una pista sabbiosa (Vantaa, Finlandia). Ma Musquin ha fatto progressi straordinari che, in quel momento, non erano possibili per me. Adesso magari è il contrario, lui fa fatica e io sto crescendo. Ma sai, non tutti vincono un GP o un Mondiale: io faccio del mio meglio, poi si vedrà".

Al di là del duro lavoro, la moto può fare un campione?
"No, ma può farti perdere il Campionato. Musquin stava già vincendo i GP quando è passato alla KTM, la KTM l'ha reso ancora più veloce. Stessa cosa con Roczen, già velocissimo con la Suzuki. Se uno è un buon pilota, non importa quale moto ha".

Negli ultimi anni la moto che hai guidato non è mai stata una moto ufficiale, se non per il supporto di KTM. Eri in lista per il team Factory?
"Non voglio parlare troppo di KTM, hanno fatto un sacco di promesse e non le hanno mantenute. Per me è un capitolo chiuso. Adesso sono davvero felice con la Kawasaki".

Come riassumi la tua esperienza con Jacky Martens?
"Jacky mi ha aiutato molto all'inizio, poi è cambiato tutto. Quando ho avuto una buona moto potevo stare nella top ten o top five; ma la mia moto non era nemmeno da top 20! Ho corso un sacco di rischi e non andavo da nessuna parte, c'era troppa differenza. Per questo ho deciso di andarmene. Ma devo ringraziarlo, perché nonostante avessi un altro anno di contratto con la squadra, ne abbiamo parlato da persone adulte."

Stavi pensando di spostarti in MX1 già l'anno scorso. E poi?
"Non ho mai voluto cambiare! Hanno scritto che se la squadra non poteva darmi una buona 250 sarebbe stato meglio migrare in MX1. Se potessi starei in MX2 anche nel 2013!".

Hai la tua moto dei sogni ora?
"Sono sempre stato un fan Kawasaki, ma la moto dei sogni è solo quella con cui hai feeling. Poi è il pilota che dà il gas, ma ovviamente non può fare a meno di una buona moto. In questo momento penso di averla, anzi, siamo vicini ad averne una ottima. È impressionante cosa ha fatto la squadra in questi anni: benzina a parte, è come la moto americana".

Perché tutti i piloti dicono: "Se faccio una buona partenza poi gliela faccio vedere io...?".
"Io non l'ho mai detto! Guarda Herlings: alla prima curva gira trentesimo o giù di lì, poi è così veloce che dopo tre curve è già quinto o quarto... quindi sono stronzate. Anche se è vero che non sono in molti là fuori in grado di recuperare come fa lui".

E Tommy Searle? Com'è come compagno di squadra?
"(Searle entra nella stanza, ndr) È solo un testa di c@zzo (ride, ndr)! No, lui è stato molto carino. Come ho detto, cerchiamo di darci una mano a vicenda e, per il momento, funziona bene".

Searle è il numero uno della squadra o partite alla pari?
"Di sicuro lui è il numero uno, può puntare al titolo. La squadra ci mette nelle stesse condizioni e se potrò aiutarlo all'ultima gara, o in quella prima, lo farò! È così in ogni squadra".

L'esperienza MXoN: come mai non sei andato a Denver nel 2010?
"Perché hanno pensato che qualcun altro fosse meglio. Capisco le loro decisioni: se vuoi la squadra migliore devi scegliere i piloti migliori. Se decidono che altri sono più bravi di me mi sta bene".

Chi sono i tuoi più grandi riferimenti nel Motocross belga?
"Nessuno. Rispetto Everts e Smets per quanto hanno fatto, ma non sono un loro fan. Se c'è un ragazzo di cui posso dire di essere un ammiratore è Ricky Carmichael, per il suo spirito. Non sembra nemmeno americano".

Parlaci del futuro del Motocross in Belgio.
"Francia e Olanda fanno un buon lavoro con i loro giovani, il Belgio no. Qualche buon pilota c'è ancora, ma credo che sia per via della tradizione che abbiamo. Ma poi va ad allenarsi in Francia o in Olanda. Il Belgio è un Paese del cavolo per correre, abbiamo poche piste e il governo sta chiudendo pure quelle".

Tuo padre è un ex pilota di Motocross. Cosa ti ha insegnato? "Sì, lo era, ma a livello amatoriale e ha iniziato molto tardi. È anche per questo che ci ho messo un po' di più: abbiamo dovuto scoprire da soli come funzionava e abbiamo fatto un sacco di errori. Ma mio padre non mi ha mai viziato e mi ha insegnato cosa ci vuole per essere un buon pilota".

Purtroppo, durante il week end del GP d'Ighilterra a Matterley Basin Joel Roelants è caduto durante le prove e mentre si stava rialzando è stato colpito da un altro pilota che stava sopraggiungendo. A Roelants è stata diagnosticata la lussazione dell'anca che lo costringerà a saltare il resto della stagione.
A Joel vannno i migliori auguri da parte di XOffRoad e di tutti gli appassionati italiani!


fonte xoffroad.it