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[REPORT] La mia prima volta a Brno

La pista vista da noi
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ilkappone
 
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[REPORT] La mia prima volta a Brno

Messaggioda ilkappone » 10 ago 2011, 11:35

posto anche qui, per gli amici orange:

http://blog.panorama.it/sport/2011/08/09/trackdays-di-nuovo-in-gara-nelleuropean-riders-cup-e-la-volta-di-brno-reportage/

ps. nel video in fondo all'articolo sono quello con moto e tuta nera subito davanti alla R6 che riprende

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Nell’esatta metà del tragitto temporale che divide la gara (già disputata) della Superbike da quella del Motomondiale in agenda nel weekend di ferragosto, ci siamo permessi il lusso di esordire a Brno, dove ha sede lo stratosferico tracciato del GP della Repubblica Ceca.

Si tratta, per noi, della seconda wild card che Power Up e Valentinos, gli organizzatori dell’European Riders Cup, ci hanno riservato per partecipare al più importante campionato europeo riservato a piloti non professionisti. Ancora un assaggio di fine stagione, dunque, e un’altra opportunità per prendere le misure con la prossima stagione agonistica, che ci vedrà ufficialmente protagonisti, dal primo all’ultimo Gran Premio.

Arriviamo in circuito quando le due principali gare del campionato ERC (la Superbike e la SuperSport) si sono appena concluse. E’ venerdì sera e le condizioni della pista e del contesto meteorologico che la circonda sono ottimali: sole e temperatura calda ma non afosa. Agli antipodi, scopriremo a breve, dalle condizioni con le quali faremo qualifiche e gara il giorno seguente.

Sabato mattina, nel motel alla periferia della cittadina ceca in cui alloggiamo, gli occhi si aprono ben prima della sveglia. E’ un meccanismo, quello dell’insonnia pre-uscita in pista, che conosciamo bene da molto tempo e con il quale abbiamo ormai imparato a convivere. La strategia per provare a contrastarlo, questa volta, passa attraverso il giro dell’isolato, proprio mentre la notte comincia a lasciare il posto alle prime luci del giorno. Luci, si fa per dire: il cielo è coperto di nuvole nere, la pioggia sta appesa subito al di sotto del cielo, la temperatura è autunnale. Insomma, le peggiori condizioni possibili per quello che ci aspetta.

Il tempo di una doccia e di una colazione iper-calorica e siamo pronti a partire. Meno di dieci minuti d’auto ed ecco le porte del circuito. La struttura è imponente, mondiale.

Il primo appuntamento della giornata è con Fabio Bargagna e Dieter Tissler, i due organizzatori dell’evento in cui resteremo immersi per l’intero fine settimana. Come sempre, sono loro a introdurci alle pratiche burocratiche di rito in questi casi (liberatorie, sticker di ingresso pista da applicare sul cupolino della moto, transponder per la registrazione dei tempi sul giro, eccetera).

Se il clima meteorologico è disastroso, quello emozionale che si respira nel paddock è lo stesso che ci ha sorpreso un mese fa in Ungheria: professionale, ad elevato tasso di agonismo e allo stesso tempo familiare e scanzonato. Friends on track, amici che tra i cordoli fanno sul serio, divertendosi, è il motto di questo campionato, e lo troviamo azzeccatissimo.

Un piccolo cenno alla nostra moto che, rispetto all’ultima gara è stata sottoposta soltanto a un cambio d’olio e di pastiglie anteriori, ma - nel momento in cui scriviamo - è in officina per lo step 2 del suo sviluppo, che interesserà il passaggio a sospensioni racing firmate Mupo, l’installazione di una centralina Rapid Bike completa di cambio elettronico, e il montaggio della frizione antisaltellamento STM, oltre che, probabilmente, anche uno scarico completo, nuovamente marchiato Mivv. Avremo modo di provarle nella prossima gara e di recensirle reportage che vi farà seguito.

Sbrigate le faccende “istituzionali” è il momento del secondo incontro-chiave della giornata, quello con il nostro uomo Pirelli, colui che provvederà alla fornitura delle coperture della nostra CBR600RR per qualifiche e gare. Partiti con l’intenzione di montare le Diablo Supercorsa nella mescola media SC2 sia davanti che dietro, decidiamo di seguire il suo consiglio e montiamo invece una SC2 all’anteriore e una SC1, più morbida, al posteriore.

La temperatura all’aria è di poco superiore ai 10 gradi, pioggia e vento bagnano e asciugano l’asfalto senza soluzione di continuità. Entriamo un po’ perplessi sulla mescola scelta per il nostro test. Il rischio, in questi casi, è che l’asfalto troppo freddo in rapporto alla mescola possa provocare strappi sulla spalla, riducendone drasticamente il grip.

Rientriamo al box a fare rifornimento dopo aver completato le operazioni di montaggio degli pneumatici. Giusto il tempo di scambiare qualche consiglio con Tommy43, Lupo, Max, Kristian, Ferro e Leonardo - alcuni dei ragazzi del Twister Racing di Andrea Francescotti, il nostro temporary team - e siamo pronti a scendere in pista.

Fatto il primo giro ad andatura molto cauta per rodare le gomme ancora ricoperte di cera e il successivo a ritmo un po’ più sostenuto per far loro raggiungere la temperatura di esercizio ottimale, ci immergiamo nella conoscenza del tracciato. Ci colpisce il colpo d’occhio circostante, quello di una tipica selva dell’Europa centrale, e la larghezza della carreggiata, che se da un lato lascia un gran margine nell’interpretazione delle traiettorie, dall’altro rende più difficile trovare quella ideale, la linea perfetta per fare il tempo sul giro.

Il primo turno da 20 minuti di prove finisce in un lampo anche per via dell’estensione del circuito, cinquemilaquattrocentotrè lunghissimi metri di curve, curvoni da pelo, esse velocissime e saliscendi.

Aneddoto: rientriamo al box e mentre ci apprestiamo a sollevare la moto sui cavalletti per mettere le gomme al caldo delle nostre straordinarie Capit, ci viene incontro il vicino di moto con un anello metallico tra le dita. “E’ un distanziale della tua ruota anteriore che il gommista ha dimenticato di rimontare”. Ottimo, abbiamo appena staccato dai 250 ai 90 km/h con la ruota davanti in fissata male…

Nell’arco della mattinata faremo altri due turni di qualifiche. I gradi centigradi non salgono, i tempi sul giro non scendono. La pista è difficile e ostica da interpretare. Giro dopo giro la confidenza con l’anteriore aumenta ed emerge la facilità e la neutralità di questa gomma in tutte le condizioni e con qualsiasi setting delle sospensioni, ovvero le caratteristiche che maggiormente hanno contribuito al suo successo, facendone un riferimento assoluto per gli amatori di ogni livello, oltre che dei piloti di numerosi campionati e trofei. Il posteriore, invece, continua a strappare sulla spalla destra, la più sollecitata. Così come tutt’altro che buone sono le condizioni delle nostre saponette, giunte ormai alla fine della loro vita.

Quando, al termine dell’ultimo turno di qualifiche, avvolgiamo la termocoperta sulla gomma motrice, ci rendiamo conto che le sue condizioni sono critiche, sufficienti a malapena a farci completare gli otto giri di gara. A tutto si aggiunge il nostro stato mentale di questi giorni: siamo come sempre a nostro agio nel mondo delle corse su due ruote, ma stavolta - per diverse (altrettanto piacevoli) ragioni - non siamo perfettamente “centrati”.

Il risultato è bene impresso sul foglio stampigliato nel quartier generale di Valentinos che elenca la griglia di partenza della nostra gara (la Rookie) che partirà da lì a poco. Trentesima posizione su sessantaquattro partenti. Che non è un risultato da buttare per chi, come noi, è un neofita delle gare in moto, ma che in assoluto non è certo da mettere in cornice.

Al termine dell’ultima chiamata che intima ai piloti di presentarsi sulla pit lane, la procedura - come in tutte le gare individuali a due ruote - prevederà il giro di allineamento, quello di warm up e poi la partenza. A differenza di quanto accadde all’Hungaroring, dove un inaspettato cambio di posizionamento in griglia all’ultimo momento portò a un rocambolesco start allo spegnimento dei semafori, questa volta partiamo benissimo e ci presentiamo alla prima staccata con una decina di posizioni guadagnate. Forse perfino qualcuna di più.

Nei primi quattro giri tutto sommato, le cose girano discretamente bene, anche se - complice uno scarso feeling con l’anteriore dovuto probabilmente anche a un eccessivo freno della forcella in estensione - siamo più lenti del gruppetto che ci precede ma non abbastanza da farci sopravanzare dai piloti che ci seguono.

La svolta avviene all’inizio della successiva tornata, quando all’uscita di curva 11 restiamo, nostro malgrado, “vittima” della caduta del pilota che ci stava precedendo: lui da una parte, la moto dall’altra, pezzi di carena dappertutto sul nostro avanzare. Mentre pinziamo forte per schivare gli ostacoli, con la coda dell’occhio vediamo sfilare una buona parte dei piloti che avevamo sorpassato subito dopo il via. La concentrazione via via ci abbandona e percepiamo chiaramente l’inizio della nostra parabola discendente.

Siamo troppo contratti per guidare con efficacia, troppo viva è l’immagine di quell’high side piombato all’improvviso sulla nostra traiettoria. Subiamo ancora un paio di sorpassi e non riusciamo a tenere il ritmo necessario a non perdere terreno. Come se non bastasse, un crampo aggredisce la nostra gamba sinistra. E’ la fine. Non resta che aspettare la bandiera a scacchi. Che fortunatamente arriva in fretta.

Spogliati da guanti e casco andiamo nella “stanza” dei monitor a vedere i risultati della gara: abbiamo chiuso al trentesimo posto nella classifica assoluta (nella gara Rookie così come nella Open le moto 600 e i 1.000 corrono assieme) e dodicesimi in quella della nostra cilindrata. Galvanizzati per questo risultato al di sopra di ogni aspettativa, possiamo solo sperare che la perturbazione fuori programma in cui siamo capitati si sposti altrove in modo da permettere che la gara di Endurance, prevista nella mattinata successiva, si svolga in condizioni meno proibitive.

Purtroppo le cose andranno assai diversamente. Se possibile, la domenica le condizioni climatiche sono ancora peggiori di quelle del giorno prima. La pioggia non si risparmia ed è necessario scendere in pista con le gomme da pioggia. Soltanto una delle moto del team con il quale dovremmo partecipare alla gara di durata a squadra ne è equipaggiata. Tutti gli altri membri, me compreso, potranno quindi entrare in gara soltanto nell’eventualità che la pioggia cessi e che il vento faccia il suo dovere nelle operazioni di “asciugatura”. La consultazione sul da farsi dura fino a pochi istanti prima dell’inizio della gara. E infine il verdetto: decidiamo di non partecipare.

Dedicheremo il tempo restante a sistemare armi e bagagli e seguire le premiazioni delle gare del giorno precedente.

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